di FRANCO CIMINO
Io che scrivo di tutto( e per ragioni mie, della mia mente e del mio cuore), sebbene qualche trinariciuto se ne dolga, volete che non parli dell’argomento più diffuso in Città? Quello che sembra a tutti il più centrale, il primo? Il tema che ci fa essere protagonisti dei destini del mondo, procurando gioia o tristezza al nostro piccolissimo?Quello che ci fa essere nel contempo arbitro e giudice, allenatore e giocatore, giornalista e radiocronista, preparatore atletico e presidente, comunque sempre innocente? Volete, quindi, che non parli anch’io della partita per eccellenza, dopo il derby? E, soprattutto, dopo averla vista da vicino, non in televisione ma alla stadio? Sì, che ne parlo! Anzi, ne pubblico il pensiero che avevo scritto a fine gara e camminando lungo il percorso che mi riportava a casa. È quello che segue, non rivisto dopo una buona notte di sonno e di sogni.
“Peccato! Due Catanzaro in due partite. Oggi. Quello del primo tempo, in cui che ha giocato forse la sua più bella partita dell’anno. E l’altro, del secondo, una delle sue peggiori. Episodi discutibili a parte, il Como ha vinto con merito. Non ha rubato nulla. Ha fatto una buona partita, giocandola onestamente. E lealmente. Ma non è prevalso sulla qualità della nostra bella squadra. Può salire direttamente in A? Stasera ha dimostrato che potrebbe, con molti forse in meno. L’ha dimostrato in una giornata che, invece, ha confermato, “ fora malocchiu (con i soli tre punti di distacco se avesse perso), che il secondo posto avrebbe potuto essere giallorosso, facendomi vincere, tra l’altro, la scommessa sottoscritta con tre amici diversi alcune settimane addietro. La squadra rivelazione ieri ha fatto errori? Indubbiamente sì. Il tecnico unanimemente riconosciuto come uno dei migliori tra le sue prime categorie ne ha commessi di propri? Probabilmente sì. Dalla comoda panchina dei tredicimila comodi posti degli spalti, l’allenatore infallibile, che è il pubblico dei singoli tredicimila CT, ne ha registrati almeno cento, mentre uscendo dallo stadio potrebbero averne trovati almeno tre volte tanto. Certamente sono tutti sbagliati, come errori segnati sul nostro taccuino, intendo! Nessun errore, quindi? Nessun errore, probabilmente! La squadra ha mostrato i suoi limiti oggettivi, poco migliorati con gli acquisti di novembre? Assolutamente no. La formazione scesa in campo è quella di Parma , quelle dell’ottima prestazione. Impossibile la sua rapida trasformazione. Quel Catanzaro era e resta forte. Coraggioso. Fantasioso. Deliziosamente tecnico. E, allora, se è vero tutto questo e ,in particolare, che non vi siano stati errori di rilievo, perché abbiamo perso questa partita? La mia impressione è che nella seconda frazione di gioco ci sia stata una iniziale sottovalutazione del rischio. Ovvero, un calo di tensione agonistica in quella bella “ cattiveria” dimenticata nello spogliatoio. I nostri calciatori si concessi quei dieci minuti di rilassamento che il nostro tecnico rigorosamente vieta. Il Como, squadra esperta con esperti di livello, si è accorta di questo, ha cercato negli zaini la propria virulenza, l’ha vestita di un po’ della sua cattiveria, e ha fatto ciò che ci ha provocato tristezza e delusione. É una cosa questa che capita a tutti. A noi si è ripetuta. L’emozione ci ha giocato uno scherzetto da halloween. La voglia sfrenata di ringraziare, potendolo stupire, il pubblico più bello di tutti i campionati , si è trasformata in una deflagrante bomba emotiva. Poi c’è che la fortuna che ci ha assistito nei due pali subiti, ci ha invece abbandonato, dicono per la punta di una scarpa, nel gol annullato all’ultimo minuto. Ma siccome l’agguantato pareggio nulla avrebbe cambiato della nostra classifica se non i tre punti della vittoria, il risultato va bene egualmente. Importante è fare tesoro di quest’altra lezione. Sarebbe stato bellissimo salire in A nella prima battuta con il secondo posto, davvero possibile. Vuol dire che ci arriveremo dai playoff. Siamo la squadre piu forte. A detta di tutti, lo siamo. Ed è vero! Siamo i più forti perché abbiamo trenta ragazzi bravi che giocano a calcio. Lo sanno fare e vogliono ancora imparare. Sono tutti educati, sportivi e quindi corretti, nella passione e nell’attaccamento alla maglia. E in campo con gli avversari. Siamo i più forti perché pratichiamo il gioco più bello e spettacolare. Un gioco in parte nuovo, che prende sapientemente un po’ del meglio delle diverse modalità tattiche e tecniche presenti nel calcio mondiale. Abbiamo, pertanto, l’allenatore migliore, anche il più bello, il più elegante e il più raffinato e gentile. Siamo i più forti perché abbiamo una società forte, ben organizzata a tutti i livelli. Guidata da un presidente alto in tutto. In signorilità, garbo, managerialità. E nel rispetto verso i diversi ambiti di autonomia, in particolare quella tecnica e sportiva. É serio e non “ vavusu, come altri suoi colleghi anche di società blasonate. Ed è pure molto bello ed elegante, vuol bene ai calciatori, ama i colori antichi e della maglia classica non ha stravolto nulla. Ha un ottimo rapporto con la tifoseria che impegna al più corretto comportamento, come esige la sua storia, la civiltà della Città, il prestigio antico della Società. Infine, abbiamo i tifosi più buoni e civili, più educati e innamorati di tutte le altre squadre. Sempre presenti allo stadio. Sempre a incoraggiare i nostri calciatori. Sono più di ventimila che seguono la squadra in tutta Italia e che da ogni punto dello stivale, in particolare del Nord, la raggiungono in quel “ fuori casa” che, nonostante le limitazioni dei posti assegnati agli ospiti, si trasforma in ogni stadio in partite casalinghe. Questa squadra merita la serie superiore. E ci andrà. Quando? Quest’anno, nonostante su di noi peserebbe, come si dice “scaramanticamente “, la maledizione dei play off. D’altronde non lo dice pure quel coro della curva che mi piace tanto. Come fa…Ah, ecco:” siamo l’UC , (io direi il Catanzaro) vogliamo vincere! “ E se lo dicono loro, perché non dovremmo crederci tutti?
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