Cimino: "Frontera, genio e sregolatezza. Il medico, l'imprenditore, il visionario, tra idee buone ed errori pesanti"

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images Cimino: "Frontera, genio e sregolatezza. Il medico, l'imprenditore, il visionario, tra idee buone ed errori pesanti"
Franco Cimino
  01 aprile 2025 11:47

di FRANCO CIMINO

Caratteraccio era, dicono. E diciamolo anche noi e quanti l’hanno frequentato pochissimo o per ragioni professionali. Uomo forte, a tratti arrogante, sicuramente pieno di una buona concezione di sé, dicono. E diciamolo anche noi, che vi abbiamo trattato poche volte. Uomo geniale, di intelligenza sopraffina, però. Lo diciamo tutti. Capace di grandi intuizioni e di ragionamenti intensi intorno ad esse. Polemista vivace e di una dialettica irresistibile, dicono. E diciamolo anche noi, che poche volte ci siamo confrontati con lui. Medico dell’antica medicina, che ha rappresentato nella Catanzaro della ricostruzione, una grande risorsa scientifica. In particolare, in quel campo, assai delicato, della ginecologia oltre che dell’ostetricia. Persona fiera delle sue idee e coraggiosissima nel rappresentarle. Vero per tutti. Geniale, sotto molteplici aspetti. Anche in quella naturale sua capacità imprenditoriale, che egli ha saputo, tra i primi in Calabria, applicare alla medicina. E alle potenzialità di sviluppo delle sue molteplici attività. Soprattutto, nel potenziamento delle strutture. E non per metterla sempre in politica, come da mio difetto insanabile, ma va detto che egli fu sicuramente una spiccata intelligenza politica. E non per piegata sulle convenienze economiche personali e della famiglia, quelle che portano a cercare un utile economico dal proprio ingegno e dalle proprie fatiche. In ogni fatto. Per spiegarla, invece, sul piano culturale, è possibile affermare che egli fu un liberale. Probabilmente, strenuamente liberista, dicono. Comunque un professionista che ha saputo applicare la cultura dell’impegno del privato in attività anche squisitamente pubbliche, come quella della sanità. Si potrebbe aprire un dibattito fortemente divisivo su questo tema e su quella personalità, ma questo è stato. E in modo evidente. In questo campo Francesco Frontera, ha impiegato un agonismo forse eccessivo, dicono, competendo e pure confliggendo, da posizioni di forza acquisita, con il pubblico e le strutture ospedaliere del capoluogo, progressivamente indeboliti in quegli anni. Assai fragili da sempre, in verità. Questo dicono. E mettiamo che il parlare popolare nelle città di provincia contenga sempre tante bugie e non poche verità. C’è, però, un dato che emerge in questa personalità poliedrica, intreccio di emotività e razionalità. Personalità ricca di qualità e di forza intellettiva, anche morale. É l’aver realizzato, nella sua vecchia clinica Sant’Anna, chiusa che fu l’attività ostretica-ginecologica, una delle chirurgie cardiovascolari tra le più innovative e importanti d’Italia. Qui, valorizzando chirurghi di straordinario valore. E offrendo al migliore tra questi, la possibilità e l’onore di farsi maestro e di fare scuola. Si deve anche a lui, il professore Frontera, come veniva chiamato, a questo genio sregolato, medico competente, amministratore intelligente, “ politico lungimirante”, uomo visionario e delle grandi intuizioni, se Catanzaro ha potuto avere per vent’anni una chirurgia del cuore di alto livello. Si deve a lui, l’interruzione, su questo campo, della migrazione sanitaria. Migrazione costosissima su per la Regione, che sborsa ancora ogni anno centinaia di migliaia di euro alle regioni del Nord, sia per i pazienti. Per loro, sul piano anche della fatica psicologica e fisica. Per non dire delle famiglie e degli immani sacrifici che sono costrette a sopportare su piano economico oltre che della messa in subbuglio della propria organizzazione. Si deve a lui e alla sua clinica la salvezza di migliaia di vite umane. Di calabresi e catanzaresi, soprattutto. Poi vennero tempi difficili. Per lunghi anni faticosi e rischiosi. Fino a tre anni fa, poi conclusasi con la drammatica chiusura della clinica e la conseguente messa sul “lastrico” di decine di medici e lavoratori specializzati della clinica. I motivi sono molti e molti i responsabili di questa chiusura. Che suona come un peccato mortale sulla pelle del capoluogo. C’è in quei motivi, sicuramente una una responsabilità di Franco Frontera. La fatica e l’età, nonostante il suo bell’aspetto, ha pesato molto su alcune scelte che avrebbero avuto bisogno di maggiore lucidità. C’è anche un’altra sua responsabilità quando, uscito lui stesso da quella idea di centralizzazione del comando, sempre a lui in capo, si è portato a cercare collaborazioni diverse. Forse un tantino di attenzione in più, e una minore cessione di fiducia verso persone non rivelatesi all’altezza scientifica e non solo, della soluzione della crisi, sarebbe stato utile a rendere la difesa della clinica molto più praticabile. Ma non v’è dubbio che a rendere quasi impossibile il salvataggio di quella straordinaria struttura, abbiano concorso più fattori. Il primo è la quasi totale disattenzione della politica e delle istituzioni cittadine. E la svogliatezza di tanti, che non hanno rappresentato la Città nella battaglia che sarebbe stata necessaria nei confronti di quanti, dentro Catanzaro e fuori Catanzaro operavano contro la struttura. La strana posizione lungamente assunta dalla Regione nel non voler affrontare, anche sul terreno della difesa dell’occupazione, la questione villa Sant’Anna. E qui non mi dilungo, perché entrerei in un terreno molto accidentato, tra debiti esigibili e crediti non concessi, autorizzazioni offerte e poi ritirate. E, soprattutto, la programmazione degli interventi sanitari sul territorio. Un Regione, la nostra, che solo qui entra a gamba tesa nel rivendicare la tutela di uno spazio privilegiato verso quel pubblico, che proprio le istituzioni pubbliche, in questi anni, con sospetto di favoreggiamento verso certi privati, hanno alimentato. E per non finire, gli strani giochi che dappertutto, vieppiù in Calabria, si ordinano intorno agli auspicati fallimenti di aziende già produttive e ricche, per poter essere rilevate a quattro soldi. Un Franco Frontera, più giovane, avrebbe vinto quasi tutte queste battaglie. Invece, ha perso la più grande, il salvataggio della sua clinica. Io non ho notizie di come abbia vissuto quest’ultima parte della sua vita, coincidente con la vicenda drammatica di villa Sant’Anna. Non so se avesse contezza di tutto e se ne soffrisse anche adesso. E quanto. Se ritenesse, con gioia, e soddisfazione, che la necessità di salvare alla città quel suo gioiello valesse tanta tristezza e quel senso di finale sconfitta. So, però, che la Città e la Calabria tutta, devono molto a quest’uomo particolare. A questa personalità, che ha realizzato un’impresa che a molti sarebbe stata impossibile. Costruire, cioè, un moderno Centro scientifico nazionale, in una terra e in una città che ha sempre perso le più grandi occasioni. Oggi, nel salutarlo come si deve a una personalità come la sua, il vero modo di ringraziarlo è quello di costruire intorno alla medicina e alla chirurgia sul cuore, evitando conflitti stupidi ormai tra pubblico e privato, e tra privato e privato, tra Catanzaro e altre città, un Centro di grande qualificazione scientifica, che metta, sulla malattia del cuore, in stretta collaborazione, scientifica e sanitaria, l’Università, l’Ospedale pubblico, la clinica Sant’Anna. Un modo finalmente di lavorare insieme nell’esclusivo interesse della Calabria. 

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