Cimino: "Il Catanzaro ha vinto, si faccia festa"

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Franco Cimino
  26 maggio 2024 11:13

di FRANCO CIMINO

Abbiamo sbagliato, forse, una sola partita, questa. La Cremonese ha fatto la partita perfetta, questa. I due elementi si sono incontrati nello stessa sera, nello stesso stadio, nella stessa partita, nella stessa Città. Ieri. Cremona. Tutto qui. Sarebbe potuto accadere ed è accaduto. Il Catanzaro si ferma alla penultima stazione di un viaggio stupendo. Inimmaginabile a settembre. Sognato a dicembre. Sperato ardentemente in aprile. Ci ha fatto ridere e piangere, di gioia. Sempre di gioia. Ci ha fatto urlare i cori e cantare i canti. Di lotta e di incitamento. Mai di guerra. Ha costruito in un anno una squadra dal niente. E ne ha fatto la migliore del campionato. Con questa, pur ridotta per gli infortuni a quattro calciatori fra i più bravi, ha praticato il gioco più bello, divertendo e sorprendendo tutti. Ovunque abbia giocato, ha divertito, pubblico ed osservatori. Critici e tifosi. Amici ed avversari. I ragazzi stessi si sono divertiti faticando duramente e soffrendo intensamente. Tutti sono cresciuti in impegno e qualità. In tecnica e in tattica. Giovani e veterani, ciascuno acquisendo un valore, anche di mercato, che sarà utile al Club e a loro singolarmente. Chi per restare in giallorosso, chi per andare, potendo accasarsi in squadre di livello di A o di B e le più ambiziose della C. Questa squadra bella é stata “creata”dall’allenatore bello. Questa squadra ha “creato” l’allenatore più bello. Per questa squadra si è costruita una Società più forte ancora della stessa compagine. Una Società che con pochi mezzi ha realizzato grandi imprese. E un gruppo dirigente, presidente in capo, di grandi qualità manageriali e sportive. Questa squadra ha fatto di più, ha riunito tutti i suoi tifosi sparsi per l’Italia, e sono decine di migliaia, riaccendendoli tutti di quell’amore perduto, addormentato, impigrito. Tantissimi di loro li ha fatti incontrare negli stadi. E con la memoria dei padri. E con la nostalgia dei ritorni. Ha unito, sia pure sotto le bandiere del pallone, i catanzaresi, tutti finalmente dalla stessa parte. Questa squadra ha vinto, pertanto, il campionato più affascinante, quello sportivo e della sportività. Il prossimo campionato, Vivarini restando, vincerà anche quello per la promozione in sere A. Direttamente. Lontano dai playoff. Ieri sera é successo qualcosa. Le gambe non hanno girato come al solito. E non era per la stanchezza. La testa si è offuscata, e non per la paura. O per l’emozione o non so che. Tornare a fare i direttori tecnici della nazionale o gli esperti che non sbagliano un giudizio, i saputelli del giorno dopo, per analizzare nel dettaglio il confronto con i biancorossi, come al solito in tanti faremo, non serve a nulla. Abbiamo perso solo una partita. Che essa coincidesse con l’importante posta in palio, conta davvero assai poco. Sì, davvero poco. Conta solo aver vinto quel campionato e ricevere la coppa più ricca dell’argento che non la rovinerà. La coppa dello Sport e del calcio elegante. Pulito. Del bel gioco e della signorilità. Dell’educazione e del rispetto. Valori, questi, che si racchiuderebbero, per i “ soloni” di turno, nell’unico difetto che attribuiranno al gioco di Vivarini, la debolezza della difesa. Mentre, in verità, rappresentano i fondamentali di quella cultura, e dello spirito sportivo che caratterizza il Catanzaro. Potrei pure io, rubando parole che non sono mie, parlare di gioco offensivo. Ma non lo faccio, ché di questo non si tratta. Il nostro gioco è stato un gioco aperto. Allo spirito sportivo, allo spettacolo cui hanno diritto chi va a vedere la partita. E se il risultato è prevalentemente dei tifosi, lo spettacolo è del pubblico. Tutto il pubblico, indistintamente, ché nello sport gli atleti sono tutti uguali, come sugli spalti chi guarda la partita, pur con diversità di cuore. Questa è la Coppa d’argento che gli sportivi di tutta Italia ci consegnano. Con unanimità di consensi. E, allora, si eviti la frase marmorea e stereotipata ormai, “ va bene, così, è stato un sogno, di cui siamo comunque grati…” Non ripetiamola più. Essa contiene una sorta di vittimismo e di rassegnazione, e quel sottile complesso di antropologica inferiorità che ci fa male. E disturba questa gloriosa vittoria. È invece festa. Festa della bellezza giallorossa. È festa grande, più grande di quella dello scorso giugno, la Città deve fare. All’aperto. A viso aperto. E capelli al vento. Il vento buono di Catanzaro. Una festa che sia, in particolare, delle due forze che mai, come in questo calcio e poche volte in altre città, sono state così strettamente unite, i tifosi e il Presidente. I nostri tifosi straordinari, il nostro presidente bellissimo. Insieme, con Vivarini, che deve pur restare, il prossimo anno vinceremo l’altro campionato e l’altra coppa.

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