di FRANCO CIMINO
Tre anni. Quanti sono tre anni? Sono millenovantacinque giorni. Tre anni sono una piccolissima, quasi invisibile, frazione di tempo. Un nulla nella vita di chiunque viva un’esistenza normale. Quella fatta del non tempo. Se non quello dell’orologio sul polso, quando dobbiamo combattere con i ritardi o con la fretta. Ritardi nel prendere. Arraffare. Da un bisogno o da un desiderio. Fretta di arrivare su un posto. Per un obiettivo. Un’ambizione. Arrivare prima. Arrivare primi. Arrivare prima di altri. Tre anni di guerra, però, sono un tempo infinito. Di terrore. Di distruzione. Di rumori assordanti. Di sirene, di crolli e abbattimenti. Di bombardamenti. Dei cingoli dei carri armati stridenti sul suolo. Di pianti e urla disperati. Di corpi morti caduti. Di vite uccise. Di feriti sanguinanti. Millenovantacinque giorni. In guerra non sono un numero unitario. Indefinibile. Sono ogni singolo giorno più ogni altro singolo giorno.
Ogni giorno di guerra è interminabile. Ogni minuto sotto i bombardamenti è infinito. Non passa mai, quando non c’è elettricità e di notte bisogna stare al buio pur restando svegli. E al freddo insopportabile per assenza di riscaldamento. Quando non c’è pane e acqua. Per sfamare i propri figli, innanzitutto. E i viveri attesi dalla Croce Rossa non riescono ad arrivare. Un giorno di guerra, come un solo suo minuto, vale quanto tutti gli altri mille. Non passa mai, quando si attende un proprio caro e non arriva. Quando i bimbi piangono di paura e non li puoi “ calmare”. E le donne e gli uomini, madri e padri, si struggono dinnanzi al corpo morto del figlio. Non passa mai, quando sinresta all’addiaccio per il crollo delle case. E senza scuola per la distruzione degli edifici. O all’aperto per le cure di malati e feriti in seguito alla distruzione degli ospedali. E dei ponti e delle strade per arrivarci. Un giorno, un minuto di guerra, di una sola guerra, pesano quanto tutti i giorni di tutte le guerre. Ha lo stesso tragico peso che ha la perdita di una vita umana. Una sola ne vale tutte. Una soltanto è, come dall’antico detto ebraico, vale l’intera umanità.
Una guerra si fa con le armi e l’odio, i mezzi blindati, gli aerei di fuoco, e gli ordini dei comandanti. Si fa con i soldi e la potenza. Una guerra, però, anche si misura. Alla stregua di ogni tecnica ragionieristica. Previsione e consuntivo. Attivo e passivo. Dare e avere. Facciamo un po’ i conti. Pure noi, utilizzando i dati che, ufficiali e non, circolano in rete. La Russia: morti centottantamila, quasi tutti militari. Cinquecentomila complessivamente contando i feriti e i dispersi. Perdite materiali e strumentali subite: novemiladuecento carri armati, millenovecento veicoli blindati e armati, ventotto navi da guerra, trecentosettanta aerei, trecentotrenta elicotteri, più di tremila missili cosiddetti “ da crociera”. Conquiste territoriali, quelle note, la Crimea, precedentemente opzionata, e la regione del Donbass, estesa a un’area geografica più ampia. Ucraina: ottantamila morti(numero ritenuto impreciso per difetto), quattrocentomila feriti. Distruzione di centinaia di carri armati e veicoli militari. Distrutte intere città, abbattute le più importante infrastrutture, strade ponti, ospedali, scuole, aeroporti. Bruciate con il fuoco delle armi migliaia di chilometri di terra. Terra fertile e bella. Ricca. Andiamo al costo in denaro. Quanto sono costati questi tre anni di guerra? Stando alle dichiarazioni di chi vorrebbe vedersi restituire i soldi offerti per difendere l’Ucraina dalla violenta aggressione della Russia da parte di un Putin in preda alla più sfrenata mania imperialistica, sarebbero quattrocentocinquanta miliardi di dollari “americani dell’America”. A queste cifre, pur fantasiose, si dovrebbero aggiungere i duecento miliardi di euro, forse più, della UE e dei singoli paesi europei.
Della Russia, si possono immaginare( soldi soltanto suoi?)cifre non molto lontane da queste, anche se, fortunatamente, per questo strano conflitto a rapporti asimmetrici, l’intero suo territorio è rimasto intatto. Facendo un po’ i conti generali alla casalinga, ma solo quelli di ordine economico, questi tre anni di assurda guerra sono costati circa mille miliardi. Guerra assurda e ingiusta, come lo sono tutte le guerre. E ignobile per la volontà di occupazione esercitata dalla potente Russia nei confronti dell’Ucraina, piccolo, indipendente, libero paese dell’Europa. “La guerra è in sé stessa un crimine contro l’umanità”. Sono le parole di Francesco, il Papa, che mai come oggi urlano, dal suo letto di sofferenza estrema, tutto il dolore e l’umiliazione del mondo”. Ha ragione Francesco, ogni guerra è contro tutti. Ogni guerra interessa ciascuno di noi. In quei territori muoiono i diretti interessati, e crollano le ricchezze di quelle nazioni, è vero. Prezzo impagabile. Ma è anche vero che, essendo la guerra “il male assoluto, la più terribile sciagura, l’offesa più grande verso l’Umanità, verso la Vita e verso Dio”, sono ancore le parole del Pontefice, tutti ne portiamo la responsabilità. Tutti ne subiamo le conseguenze. Specialmente, quando restiamo in silenzio di fronte all’arroganza e alle lotte di potere, alla violenza consumata contro il proprio popolo attraverso le dittature, vecchie e nuove. E contro gli altri popoli attraverso l’occupazione o la negazione delle loro terre. E, ancora, quando lasciamo che pochi autocrati si impossessino della quasi totalità delle ricchezze del pianeta e quando gli stessi, per avidità e stupidità, distruggono la vita presente in ogni sua forma nella Natura. La guerra la paghiamo tutti. Gli europei, in particolare, in denaro e in sicurezza. E in violazione di un principio alto e di un giuramento solenne, offerti sulle macerie della seconda guerra mondiale e sulle rovine morali e materiali del nazifascismo. Il giuramento:” mai più guerre in Europa.” Il principio: “ unità dei popoli e delle nazione. Progresso e benessere, Libertà e Democrazia per tutti. Popoli e nazioni. Persone. Oggi è il terzo anniversario della guerra di aggressione e dominazione in Ucraina. Due mesi fa, l’anniversario della tragica assurda cosa, che nome non ha, in Medio Oriente. Teatro centrale la Striscia di Gaza. E l’odio antico di Israele e Hamas quale unica motivazione a sostegno delle azioni di terrorismo e di bellicismo immorali, “omicidiari e genocidiari”. Degli altri teatri di morte, più di una decina dimenticati anche se in corso, non dico qui. Siamo stanchi. Basta guerre. Metà di quella somma sopraddetta, solo metà sarebbe bastata per sottrarre dalla morte per fame e povertà(la guerra mondiale senza rumore), quelle regioni del pianeta ancora in condizioni di arretratezza e miseria davvero inconcepibili. L’altra metà di quella cifra, unita a un’altra necessaria per le ricostruzioni, basterebbe per evitare la povertà che sta aggredendo i paesi progrediti, che sono cresciuti nella democrazia e nel benessere. Allora, diciamolo forte” Basta guerra, basta odio. Si combatta contro la povertà e per la Libertà e il Progresso. “ I popoli hanno bisogno di Pace. Il mondo ha bisogno di Pace.” È ancora Francesco che ce lo dice indicando, con decisione e fermezza, le vie sicure per raggiungerla. Quelle della Verità e della Giustizia. Per una Pace vera. Una Pace non giusta, che è una sterile aggettivazione. Ma la Pace. Quella che si nutre dell’Amore. Per l’uomo. La Persona. L’Umanità. La Vita.
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