Cimino: "La concezione della politica in Calabria prima dell'avvento di Sperlì e del nuovo che "nuovamente" avanza"

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images Cimino: "La concezione della politica in Calabria prima dell'avvento di Sperlì e del nuovo che "nuovamente" avanza"
Franco Cimino
  20 aprile 2020 19:50

di FRANCO CIMINO

Circola in rete, ripresa anche da giornali on line, una serie di manifesti che a nome della Lega e di Salvini invitano a consumare i prodotti calabresi, in particolare, sembrerebbe, quelli posti in foto. In alto del manifesto il logo del partito politico e il nome Salvini. In basso a destra quello dell’autore, un tale, (per me che forse colpevolmente non lo conosco è “ tale”) di nome Nino Sperlì, che usando il logo della Regione si firma vicepresidente. Ma come? Non può essere vero, è una burla, uno sfottò verso questo povero ragazzo di periferia, dicono sia di Taurianova. Domando. Mi rispondono subito: il fatto è vero, il posto con manifesto è autentico, quel tale di nome Nino Sperlì è davvero il vicepresidente della Giunta, il numero due della massima responsabilità regionale, la persona cioè che nei tre giorni canonici che la Presidente, per sua volontà, risiederà a Roma o andrà in giro per l’Europa, a cercare sostegni per la Calabria, dovrebbe coordinare e organizzare la gestione in loco, a partire dal palazzo di Germaneto.

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Un primo dubbio mi viene: l’invito è rivolto alle popolazioni settentrionali, in particolare a Salvini e ai milioni di suoi elettori del Nord, o solo ai calabresi? La risposta potrebbe risultare interessante e anche conveniente, tanto da far finta che questo giochetto da paggetti che vogliono servire il re potremmo non averlo visto. Il secondo dubbio è: la presidente Santelli conosceva questo originale personaggio che, dicono, avrebbe già dato prova di qualche uscita goliardica durante questo mese assessorile? Se è sì, questa nomina la presidente dovrebbe saperla spiegare bene, naturalmente quando sarà passato il temporale virus. Non c’è fretta. Se non lo conosceva, il terzo dubbio si fa più inquietante e richiama il sospetto che noi avevamo avanzato all’atto della nomina della Giunta. E, cioè, che la neo eletta , invece che rivelare pienamente la novità, almeno di genere, rappresentata dalla sua elezione, rompendo con i vecchi schemi del passato, ha pedissequamente ricalcato il vecchio nascosto sentiero delle nomine per lottizzazione partitocratica. Con l’aggravante che, in assenza di veri organismi di partito in Calabria, i nomi siano stati imposti direttamente dai capi romani, anche quelli più noti da queste parti.

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Francamente, come inizio, non sembrerebbe incoraggiante. Anche per questo c’è tempo per verificare che l’onorevole Santelli riveli la sua capacità di esercitare i propri poteri di indirizzo, coordinamento e guida ferma, nei confronti dell’esecutivo nella sua globalità e dei singoli assessorati e dipartimenti. Quello che bisogna registrare, invece, è la convergenza del gesto di Sperlì sui criteri di nomina della signora Iole all’interno della stessa logica, mai estranea alla politica calabrese e sempre più presente, da più di vent’anni, sul piano nazionale: l’uso personale e partitico delle istituzioni. In Calabria, e non da ieri( molti compagni di avventura della Presidente lo sanno molto bene), è più evidente l’idea che con la politica si possa fare tutto. Per esempio, si possa cambiare la propria posizione economica e sociale, quella di amici e compari, si possano sistemare, dai portaborse ai posti importanti, amici, compari e parenti, far più ricco questo invece che quell’imprenditore, sostenere certe aziende anziché altre, un dato settore economo invece che l’altro, quelle compagnie, quei teatri, quelle associazioni culturali o fondazioni, al posto di altri magari più quotati e più aventi diritto. Insomma, qui più che altrove, la politica è in se stessa potere. Prima ancora del suo compiersi essa fa, cioè decide sugli interessi, le carriere personali, la vita delle persone. Il destino della nostra terra. Per questo la politica, con la minuscola, non si serve di idee e di progetti. Non ne ha bisogno. Le basta la vecchia tecnica della raccolta dei voti, cosa diversa dell’acquisizione del consenso.

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Di più, la tattica in luogo della strategia. In Calabria più che altrove, per via delle diverse contaminazioni e dei ben noti condizionamenti, politica e potere si identificano. Si confondono. Diventano la stessa cosa. È qui il motivo per cui la lotta politica è feroce e lo scontro per e delle candidature somiglia molto a una guerra per bande, mentre l’aspirazione a un posto nei diversi consigli si trasforma in un assolto alla diligenza. In Calabria chi vince le elezioni vince la politica, chi vince la politica conquista il potere. Chi conquista il potere, come in quel divertente gioco delle carte, piglia tutto. È l’asso che ripulisce il tavolo delle carte degli avversari. Il guaio, grande e vero, non è soltanto, però, che tutto ciò sia accaduto e si sia esteso in ogni spazio della democrazia. Il guaio è che la gente si sia assuefatta nella maggior parte, si sia rassegnata in buona parte, faccia finta di non capire o per ignoranza non capisce, per il resto. Assuefatta, rassegnata, ignorante, del fatto più grave in assoluto. Più grave anche della corruzione, tra l’altro molto dipendente dalla presente anomalia, la personalizzazione della istituzione e il possesso delle stesse. Si indebolisce, se non addirittura si sia già cancellato, un principio fondamentale e distintivo della democrazia. È quello della distinzione fra istituzione e persona che la rappresenta, nel quale, inamovibile, sta l’autonomia e la neutralità di ogni livello istituzionale, le preziose impalcature su cui si regge lo Stato.

Quanto all’assessore Sperlì, che probabilmente “si piace” di farsi travolgere dalle tempeste polemiche più inutili, dicendosi cattolico rigorosamente praticante, farebbe bene ad ascoltare la parola di Francesco( il Papa non il suo collega di Giunta), che ogni giorno impartisce a tutti, non solo ai cattolici, delle semplici lezioni di straordinaria attualità. Quella di oggi sembra uscita dagli ultimi risibili comportamenti di una parte della politica calabrese. Francesco, il Papa, ha testualmente detto:”preghiamo per coloro che hanno vocazione politica, per i partiti, affinché cerchino insieme il bene del Paese e non del proprio partito".

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