Cimino: "La guerra e la propaganda del potere della guerra"

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  19 novembre 2025 10:43

di FRANCO CIMINO 

Di Gaza non si parla più. C'è qualcuno che ne parla? E dove sono quelle ripetitive e monotone trasmissioni televisive che a canale unico, nel salotto unico, seduti sempre gli stessi, per mesi e mesi ne hanno parlato? Dove si trova la notizia nei telegiornali e nei giornali? Nelle pagine interne, per i giornali cartacei, nelle notizie seconde o terze, se non ultime, e per pochi minuti, in televisione. Nessuno ne parla più. I pochi che lo fanno, come il sottoscritto, sono considerati se non retorici o antisemiti, addirittura sabotatori della pace. Quella che il pacifista in assoluto, sostenuto dai nostri pastifici governanti, ha dichiarato al mondo intero essere stata fatta. Ma in quella terra martoriata ancora si uccide. E laddove non ci fosse più nulla da distruggere, da uccidere, neppure i bambini che sono tutti spariti da quelle vie, da quelle macerie, ci si allunga un po' più avanti, al sud del Libano. E in tutta la Cisgiordania, l'altra terra che era stata promessa al popolo palestinese come patria per il nuovo Stato, il loro,  libero e autonomo.

Lo sterminio su Gaza e su quelle terre è scomparso dalle notizie per lo stesso motivo per il quale lungamente vi è stato. Il potere globale che muove le guerre nell'interesse esclusivo della guerra, economico e politico, usa sempre lo stesso schema. Per nascondere qualcosa di orribile, o per mistificare altro, enfatizzare per creare emozioni tra la gente, e attivare distrazioni nel contempo della stessa. Evidenziare per coprire. Lungamente quindi Gaza sul proscenio, per coprire l'orrore che la Russia di Putin stava ininterrottamente da quattro anni consumando in Ucraina. Nascondere le mani di sangue del tiranno e nel contempo l’eroica resistenza degli ucraini a difesa della propria patria. Adesso, quel potere apparentemente anonimo e nascosto, inverte il meccanismo e la direzione. La prima pagina tutta all'Ucraina e alle operazioni russe, che continuano a martello ventiquattr’ore su ventiquattro quella terra del sole e della fertilità. Del grano e dei fiori. Gaza e palestinesi, in fondo alle notizie. Anche perché cinicamente non fanno più notizia le poche decine di morti al giorno e i pochi edifici distrutti in quelle stesse ore.

Non destano scalpore, non suscitano emozioni, non creano più interesse. La gente di tutto il mondo si è assuefatta a quell'orrore, l'ha ormai tutto digerito. Non ci sono più bambini da vedere con i loro corpi dilaniati. O piangere disperatamente sopra quella macelleria o accanto ai cadaveri della loro madre e del loro padre.  Non ci sono più quelle lunghe disperate file, anzi quella massa informe di carne, che si avventa,  morendo e uccidendo,  anche sul poco cibo che viene distribuito dai pochi camion che riescono a passare dallo sbarrato confine imposto dall'esercito israeliano, affinché nulla passi, delle azioni umanitarie, né cibo, né indumenti, né farmaci. Anche per non spuntare l'arma più micidiale usata da quei barbari, la morte per fame o per banale malattia.

Oggi Gaza non interessa più. Neppure alla propaganda americana, perché farebbe una cattiva figura quel governo di fronte allo scempio che ancora si consuma nonostante le feste riservate al loro capo, il mago pacificatore. E, allora, coprire quell'orrore, riportando all'attenzione la guerra contro l'Ucraina, e con essa, contro tutti i paesi occidentali che si stanno ancora dissanguando per fornire nuovi  aiuti, economici e militari, all'esercito ucraino. Ma anche questa volta c'è un giochino per i bambini ingenui. Ovvero un diversivo per la gente distratta. Ovvero ancora, un qualcosa di onirico, per i governanti cretini. O quelli che si fingono tali per fare cretini i propri cittadini.

Oggi l'obiettivo non è quello di evidenziare le rovine di un paese quasi distrutto dai russi. Ma quello di mostrare al mondo intero la forza invincibile di Putin, le conquiste finora realizzate, la sua incontenibile volontà di prendersi ancora territorio, se non quasi tutto dell'Ucraina. E questo per indurre la stessa opinione pubblica ad accettare il risultato finora raggiunto dai russi, che è andato oltre la stessa iniziale volontà del loro capo dispotico: prendersi una parte di quel territorio vasto e ricco. Questo sta facendo la propaganda del potere dei potenti della guerra. Come a voler dire: "Abbiamo tutti scherzato. Le centinaia di miliardi spesi da tutti  voi non sono servite alla causa che avevamo ipocritamente indicato, la difesa del diritto internazionale e della libertà e indipendenza dei popoli. L'unico interesse era fare più soldi con la guerra e con l'industria degli armamenti. Adesso non c'è più nulla da distruggere. La guerra è finita. Ciascuno si tenga ciò che ha conquistato o gli è rimasto e non si preoccupi d'altro. I danni li pagherete sempre quelli che avete pagato finora i costi della guerra. E noi, i potenti, sposteremo il nostro interesse dalla fabbrica della guerra e degli armamenti alla ricostruzione di ciò che è andato distrutto dalla guerra. E lì saranno altri soldi a palate.” 

Questa è la triste storia di queste guerre assurde, delle due di cui si è parlato, e delle decine ancora attive e di cui non si parlerà mai, per mancanza di interesse di quei signori. A me, che l'ho raccontata per tutti questi anni, con dolore profondo, ogni giorno, crescendo in rabbia e dolore la mia indignazione ,non resta che la magra soddisfazione di trovare conferma alla mia insistita affermazione: "La guerra la vincerà soltanto la guerra".


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