Cimino: “Ma che bel Catanzaro tra pallone e poesia”

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Franco Cimino
  01 maggio 2024 20:27

 

Di FRANCO CIMINO


Grande partita. Grande Pubblico. Grande squadra. Bella pioggia. A temporale. Guerrieri in campo. Tutti. Campo a spiazzi da risaia. Ma due “tappetate”l’hanno ben sistemato. Peccato per i tifosi allo scoperto. Incrollabili, sono rimasti“ in campo”. L’altro, degli spalti, dove si gioca sempre un’altra partita. Quella del tifo “ sportivo”, pulito, sano, che, mi ripeto, fa della nostra tifoseria la più bella d’Italia. Il giocatore in più. La forza aggiuntiva, come la coppia invidiata Viva(rini)- Noto, lo è dalla linea bianca laterale a salire. Bello il Venezia, squadra intelligente e robusta, corretta, onesta. Ha disputato una buona gara, immaginando di poterla vincere al primo errore nostro o al classico colpo di fortuna, ambedue le condizioni che, verificatesi, l’hanno favorito all’andata. É stata una battaglia, combattuta con le stesse armi da entrambi i contendenti. Di questa ci sono stati tutti gli elementi. Coraggio, forza fisica, combattività, volontà ferrea, determinazione, coralità, determinazione, voglia di vincere. E non per i punti in palio, ma, per quel che ci riguarda, per onore della maglia. Per amore verso la Città. Per la gratitudine nei confronti dei tifosi e dei catanzaresi tutti. Che, distraendosi, purtroppo, da questioni molto importanti, seguono i giallorossi da casa. E con un fervore nuovo che sa di antico se ci si rimanda con la memoria ai nostri padri. Loro sempre attaccati alla radiolina del “ calcio minuto per minuto”in attesa che dal timbro della voce profonda di Emanuele Giacoia si potesse far respirare il cuore o lasciarselo scoppiare. Il Catanzaro oggi ha vinto la sua partita più bella. L’ha vinta all’ultimo secondo dell’ultimo minuto. Sono stati novantacinque belli tosti. Durissimi. La bellezza della vittoria, per la quale scrivo nell’immediatezza del respiro che ho trattenuto in petto, é per l’emozione che mi ha suscitato l’atto di fede giallorosso. Sì, dei nostri colori antichi. Non ho altre competenze, in particolare tecniche, per dire della partita e dei valori espressi. Amo il calcio giocato ancora oggi che a colpire il pallone mi salterebbe il ginocchio. Eppure sono stato bravo, un campioncino, anche se mio fratello insistentemente lo nega. Numero dieci e fascia di capitano e chi me li toglieva! Che scherzo, eh! Mettiamola che scherzo…Comunque, ne scrivo seduto ancora e sulla sediolina dello stadio in cui mi sto trattenendo per godermi lo spettalo aggiuntivo( i giocatori delle due squadre che vanno sotto le curve a salutare i tifosi). L’atto di fede é la molteplice fiducia che ha corso più veloce dei calciatori. E dell’arbitro, anch’egli bravo. Corretto. Pulito. Preparato. La fiducia di Vivarini verso i suoi ragazzi. Lui sempre in piedi nell’area riservata. Costantemente quieto. Mai aggressivo. Mai arrabbiato. Sempre carezzevole e incoraggiante nei confronti dei ragazzi, che, da lontano un miglio, si vede quanto lo amino e lo rispettino. La fiducia dei calciatori nel tecnico e nel presidente, che la ricambia per loro. Fiducia del pubblico, tutto, non solo quello della Curva, nella squadra. Non si ferma mai di cantare, gridare. A sventolare striscioni, sciarpe e bandiere. Sempre a incoraggiarla, la squadra. Oggi non si è fermato un minuto. Neppure durante la mezz’ora di sospensione della partita per impraticabilità di campo. La squadra segna e la festeggia. Subisce il gol e la incoraggia. Sta vincendo e le canta la gioia. Pareggia e la sostiene. Subisce il goal a rischio di sconfitta e tifa più forte ancora. I giocatori sbagliano e non impreca contro. La loro fiducia è anche un crederci continuo. “Ché si può fare” sembra questo il motto. “Non è finita, c’è la possiamo fare”. È questa forma intensa di fiducia, questo crederci con forza, che ha portato la vittoria sul finale del tempo recuperato. Rigore ai danni di Donnarumma su azione aperta, manovrata dai dieci eleganti tocchi che ci hanno spinto fin dentro l’aerea piccola. Fiducia in Iemmello, che questa volta tira fuori la propria fiducia in se stesso dopo i difficili suoi rapporti col dischetto. Il capitano sbaglia, nessuno che dagli spalti si lamenti o lo sgridi. Il portiere si è mosso irregolarmente. Il Var ordina la ripetizione. E, qui, si verifica l’atto di fiducia più bello. Il più romantico e poetico.Tutti i compagni, che già lo avevano incoraggiato nell’errore, gli si stringono intorno e lo “ obbligano” a tirare nuovamente. Il tiro è un po’ incerto, il portiere l’ha quasi parato, ma il pallone carambola in rete. Goal. È vittoria! Il re trionfa. E l’amicizia vince! Questo Catanzaro è bello anche nei sentimenti. É da serie A!

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