di FRANCO CIMINO
Dio mio, unico e solo Dio di quella martoriata terra che fu di tuo figlio Gesù, dei suoi apostoli e poi di tutti i profeti che ispirarono diverse altre religioni, ma come è possibile che ancora piovano bombe sulla Striscia di Gaza? Quanti morti ancora prima di cessare il fuoco? Quanti bambini devono cadere in questa guerra assurda? Quanti? E quanta terra dovrà essere ancora bruciata perché dal suo seno non nascano più frutti, né grano che si innalzi al cielo per colorarlo d’oro? E quante donne ancora col ventre squarciato dagli ordigni? Quante? Dicono stime quasi ufficiali che la popolazione civile sterminata in quella parte dell’inferno abbia superato il numero quarantacinquemila. Una media Città italiana interamente abbattuta.
E le donne quante sono? E i bambini? Cosa c’è dietro questa brutalità che neppure il diavolo saprebbe pensare se non avesse un nome molto fermo nelle carni degli ebrei e nella coscienza del mondo intero, Adolf Hitler! Cosa c’è nell’inutile massacro? I bambini giocano, non fanno la guerra. E ancora non odiano chi li ha resi orfani o mutilati. Vogliono andare a scuola. Studiare sui libri. Perché Israele bombarda le scuole? In quella di sei giorni fa, una delle poche ancora rimasta in piedi, sono morti tanti bambini.
Altri feriti gravemente. Tutti i rimanenti, terrorizzati, morti di paura. Le donne non uccidono e la guerra non la fanno per loro natura. Anche a Gaza. Non sono soldati della morte. Sono creatrici della vita. Sono circa ventimila le massacrate da fine ottobre a ieri. Hanno molto da fare le donne. Soprattutto le donne di Gaza. Devono organizzare la casa, prendersi cura dei figli, educarli, proteggerli. Devono fare i figli. Partorirli. Crescerli nel ventre e poi tra le strade perigliose. E consegnarli sani e onesti al mondo. Perché li uccide tutte? Quale vero disegno si nasconde dietro la motivazione della difesa del territorio israeliano o la vendetta per quel tragico colpevole sette ottobre? Il recupero dei tuoi cittadini sequestrati non c’entra nulla. Sai bene che dei trecento, meno della metà sono ancora in vita, come sai bene che li uccideranno tutti, molti subendo, specialmente le donne. sevizie e violenze inenarrabili. Ma che ti bombardi ancora, Israele? Non c’è più nulla da distruggere. La guerra è finita. Questa sporca guerra, è finita. L’hai sconfitta tu. È finita per mancanza di vite umane da assassinare, di luoghi da distruggere, di edifici da abbattere. È finita per mancanza di un popolo da cancellare. Hai vinto la guerra. L’hai vinta contro la guerra. Ma non hai conquistato la Pace.
Esattamente come sembra essere stata, questa, la tua volontà. Finita questa schifosa guerra, non c’è la Pace. Tu non sei abituata, anche per responsabilità altrui, alla Pace. Hai bisogno sempre di un nemico. E questo te lo sei fatto in eterno, per l’odio che hai coltivato in lui, dal tuo odio per lui. Dal suo odio verso di te. La guerra sporca muove dall’unico obiettivo, che dal millenovecentoquarantotto voi tutti, arabi e israeliani, i più incattiviti tra la vostra gente, coltivate, la cancellazione dell’altro. Per questo, quel sette ottobre scorso, mi è sembrato da subito lo strano appuntamento che Hamas e la destra ideologica-teologica di Tel Aviv, si sono dati. Una provocazione “ mortale”, che i servizi segreti più potenti del mondo, (ridicolo tutto ciò), non avrebbero saputo intercettare. Dove vai Israele? Ancora verso la morte? Non avendo più dove colpire sulla Striscia di Gaza, anche Rafah è resa al suolo, vai in cerca di Hezbollah, l’esercito sciita e antisionista? Avresti pure ragione a farlo, sappiamo tutti che ti odia molto. Ma che male potrebbe farti oggi, se hai un sistema di controllo del cielo che non hanno neppure gli Usa, tuoi alleati? Vuoi chiudere la partita! E lo fai seguendo il metodo Gaza, bombarderai, fino a fine operazione, il sud del Libano, il paese bellissimo sul mare stupendo, che tutti avete utilizzato come fabbrica periferica del vostro rancore. Il vostro odio bellicoso sulla terra che non è vostra, anche se ambedue i contendenti, vorreste che fosse all’interno dell’unica terra che Dio vi avrebbe assegnato due millenni fa. Che farai, distruggerai tutti gli edifici dove si nasconderebbero i guerrieri e i capi di Hezbollah? Nonostante le ipocrite richieste americane, invaderai il Libano con operazioni di terra? E, poi, dopo aver esteso il confitto in tutto il Medio Oriente, risponderai ai tentativi d’assalto dell’Iran con la guerra diretta a quel paese dell’estremismo islamico più acceso e militarizzato? E, poi? Cosa farai per proteggere gli ebrei sparsi per il mondo e le città dell’Europa e dell’America, che saranno per anni oggetto di attentati estemporanei, improvvisi e sorprendenti clamorosamente, nei quali potrebbero essere coinvolti i nostri figli. Quei ragazzi, formatisi ai principi dell’antifasci-nazismo e all’orrore dell’ imperdonabile olocausto, che ci ha fatto amare gli ebrei di ogni loro cammino verso la libertà? Tutti in guerra quindi? Non ci hai fatto bastare quella assurda che si consuma nella parte est dell’Europa, e le tante non viste sparse nel pianeta e quelle a due passi da te? La Siria, per esempio, un’altra tua nemica. Fermati, Israele, fermati adesso, non aspettare il sei novembre delle elezioni statunitensi. Fermati, di tua volontà. Fermati adesso. Non domattina, ché già le cronache danno cinquecento morti nel tuo raid di ieri. E un numero incalcolabile di sfollati, che muovono, non graditi, verso Beirut. Cambia, senza aspettare nuove elezioni, il vertice del tuo governo. Cambialo adesso, ché ogni giorno è un ordine di uccidere anche gli innocenti. E promuovi immediatamente un incontro per la cessazione del fuoco. Non una tregua, non una promessa di pace, ché non sarebbe credibile. Solo un fermo dei bombardamenti. Una pausa che faccia respirare e pensare. Un fermo d’armi che curi i feriti, altrimenti morti tra poco. E porti il pane e l’acqua laddove c’è fame e sete. Anche di cibo. Un cessate il fuoco che faccia sperare che vivere, pur odiandosi ancora per cento anni, in due Stati vicini e inconciliabili, sia ancora possibile. Fermati, Israele, per lasciarmi, lasciare a me, la lucidità della ragione e la sensibilità della coscienza. Quelle di ritenere che esserti amico non significhi condividere quel che hai già fatto, essere accanto al dolore del tuo popolo in cammino da lontano, non implichi la condivisione del tuo odio contro i tuoi nemici, che operare per la difesa dei tuoi diritti di vivere come popolo e come Stato, liberi e indipendenti, non rappresenti la negazione degli stessi diritti per gli altri. Fermati e aiutami a distinguere il tuo ieri dal tuo oggi, gli ebrei dagli israeliani. Fammi sentire che essere per la Palestina, da costruire nella forma di Stato, e per i palestinesi chiusi nelle prigioni di Gaza e nell’inferno dei campi profughi, e denunciarne l’orrore contro l’umanità, non siano l’unica via rimastami per sentimi ancora un uomo democratico. Una persona libera. Un cittadino che sente il dolore del mondo. E si ribella.
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