Cimitero di Catanzaro, la riflessione di Marcello Furriolo ed il pensiero di Don Andrea

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Marcello Furriolo
  03 maggio 2024 18:00

di MARCELLO FURRIOLO

“La storia -scriveva Henrijh Heine - è un grande obitorio in cui ciascuno viene a cercare i suoi morti, coloro che si sono amati o coloro ai quali si è uniti da legami di parentela”.

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Ce lo ricorda Don Andrea Perrelli, illuminato Cappellano del Cimitero della città, che ci rammenta che “seppellire i morti è un’opera di misericordia”. Ma Don Andrea, in due pregevoli quanto accorati appelli alle coscienze di quanti, per funzione pubblica, dovrebbero avere “uno sguardo creativo, fattivo, programmatico e costruttivo” verso il bene comune, reclama “un atto di civiltà nella dignità umana verso la persona che non c’è più, dove il corpo inanimato ha una sua dignità”. In queste giornate che preannunciano la bella stagione nell’obitorio del Cimitero di Catanzaro stazionano, in un cupo silenzio, 28 bare di nostri concittadini in attesa di degna e umana sepoltura. Una situazione inaccettabile, di cui è difficile trovare precedenti nella nostra memoria. Una situazione che non può andare oltre senza che ci sia una spiegazione, che si dia anche una speranza alle persone che reclamano solo “un atto di civiltà”. Laicamente. Credenti o non credenti.

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Se Don Andrea, sacerdote di raffinate letture, dalla parola fluente e fascinosa e di non comune conoscenza dell’animo umano, ha sentito il bisogno non domabile di rivolgere due appelli pubblici, a distanza di tempo ragionevole, è perché ha avvertito intorno all’angosciata situazione del Cimitero cittadino un colpevole silenzio da parte degli organi competenti dell’amministrazione comunale, che continuano ad ignorare il grave abbandono dei corpi di decine di cittadini catanzaresi sul freddo marmo dell’obitorio, privi di degna sepoltura, negando ai loro cari il conforto di una visita e di una preghiera. Il Cimitero di Catanzaro è uno dei luoghi più rappresentativi e prestigiosi della città, in cui si è sedimentata la storia, la civiltà, ma anche l’umana pietà e solidarietà dei catanzaresi. La parte storica e monumentale è stata conservata con grande cura e rispetto sia per l’apporto delle più importanti famiglie della città, sia per la sensibilità delle varie amministrazioni che si sono succedute nel tempo, consce di tramandare e preservare un patrimonio inestimabile di civiltà, di cultura e di valori che hanno fatto la storia di questa comunità.

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Sicché il cammino lungo i viali alberati e le aiuole verdi del nostro Cimitero è un grande inimitabile ripasso delle pagine più nobili e dei volti più significativi che creano un legame inscindibile con il tempo e con la memoria. E’ evidente che questa attuale incredibile vicenda, che segna negativamente il percorso non solo amministrativo e politico dei rappresentanti del Consiglio Comunale e della Giunta, non può trovare ulteriore inqualificabile seguito. Catanzaro ha una grande e apprezzata storia di civiltà, di rispetto dei valori della persona e di forte radicata pietà popolare. Il suo monumentale Cimitero è stato prestigiosamente conservato e curato anche come espressione di questi valori e di questa storia. Nella nostra cultura, come ci ha efficacemente ricordato Don Andrea, rivive il dramma e la poesia di Antigone, che va incontro alla morte per avere trasgredito alla legge del Re Creonte, nel rivendicare la degna sepoltura del fratello Polinice ; rivivono i versi immortali di Omero che narra la tragedia di Priamo che implora da Achille la restituzione del corpo vilipeso del figlio Ettore; fino a Giuseppe di Arimatea che reclama a Ponzio Pilato il corpo di Cristo per dargli umana sepoltura. L’eco di queste immortali vicende, su cui si è tramandata parte significativa della nostra cultura e della nostra civiltà, rivivono come un indelebile ammonimento nelle parole angosciate di Don Andrea. Ma anche sulle 28 salme senza degna dimora nel nostro amato Cimitero. 

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