Cinema Orso. Palaia: “L’operato del Comune è stato sempre corretto. Delusi per le censura mossa al decreto della Soprintendenza”
Daniela Palaia
24 giugno 2025 15:22
"La certezza di avere percorso la strada giusta nel sostenere anche in giudizio le nostre ragioni, non ci consola certo dall’aver perso l’opportunità di dare al vecchio cinema Orso una nuova vita, all’insegna della cultura e della socialità. È questa, in fondo, la sola sconfitta che vediamo in questa vicenda; ed è sconfitta della nostra comunità, che non potrà godere di un bene che era pubblico e che avrebbe potuto ritrovare una nuova interpretazione collettiva per come l'Amministrazione comunale si era proposta e aveva immaginato. Chi pretende di presentare come una disfatta per il governo cittadino l’esito del giudizio davanti al Consiglio di Stato, lo fa mistificando una vicenda giudiziaria che, al contrario, mal si presta a strumentalizzazioni di parte". Lo scrive la consigliera comunale, Daniela Palaia
L’operato del Comune è stato sempre corretto. In termini amministrativi, quando venne avviata la procedura, a cominciare dall’esercizio del diritto di prelazione sull’Orso. Non avremmo potuto far altro, non avremmo potuto acquistare il bene all’asta, nonostante qualcuno si ostini ancora a sostenere il contrario. Non avremmo potuto perché al Comune, in quanto creditore delle somme dovute dal privato, la legge impedisce di partecipare all’asta anche per interposta persona.
Analogamente, dal punto di vista giudiziario e istruttorio, l’Amministrazione si è comportata in modo corretto e tutto quanto era nel potere e nella facoltà dell’Ente di fare è stato fatto. Da ultimo, l’appello al Consiglio di Stato, presentato anche dal Ministero della Cultura, il cui esito ha tuttavia confermato quanto già statuito dal Tar Catanzaro, ritenendo che “l’apposizione del vincolo di “interesse particolarmente importante” su quanto oggi rimane dell’immobile c.d. “Cinema Orso”, è da ritenersi non ragionevole e sfornita di adeguata motivazione, stante la mancanza di puntuali argomentazioni della Soprintendenza dopo le profonde trasformazioni subite dal manufatto e la sua attuale consistenza materiale esigua e fatiscente e l’assenza di specifiche indicazioni circa la realistica possibilità di conservazione e valorizzazione dell’immobile”.
Le sentenze non si discutono, si rispettano e così farà l’Amministrazione. Rimane la delusione per la censura mossa al decreto della Soprintendenza che non ci ha consentito di poter tutelare una memoria storica, culturale e sociale della nostra città.
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