Secondo le linee guide per la gestione dei cinghiali nelle aree protette, fatte dall'Istituto Nazionale della fauna selvatica oggi ISPRA e dal Ministero dell'ambiente, tra le metodologie non cruente vi è quella dei chiusini che servono per catturare i cinghiali per reimmetterli in zone della Sila ad esempio poco popolate. "Nel caso specifico, a Catanzaro - scrive Maria Teresa Stinchi, presidente dell'Associazione Bios - si tratterebbe di 30 cinghiali quindi sarebbe stato possibile non ucciderli ma si è preferito fare la scelta più crudele che consente ai cacciatori di continuare ad uccidere anche a caccia chius"a.
Stinchi, ha inoltre scritto al sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita e al Dipartimento Agricoltira e Forestazione della Regione Calabria chiedendo " in primo luogo che venga fermata la mattanza dei cinghiali presso il Parco della Biodiversità che ha già avuto luogo una volta e che verrà posta in essere nuovamente oggi LEGGI QUI L'ORDINANZA DEL SINDACO. La proliferazione eccessiva dei cinghiali, di cui è causa il ripopolamento incontrollato con specie non autoctone posto in essere dai cacciatori, non può essere risolta con barbare uccisioni che non risolvono la questione. Si devono trovare soluzioni non cruente, quali la sterilizzazione e/o il contenimento in aree recintate. E' paradossale che nel Parco della Biodiversità, in pieno centro urbano, si consenta a cacciatori di uccidere specie selvatiche".
"Nell'ordinanza si richiama il Piano di eradicazione della PSA, tuttavia nel caso specifico non si tratta di animali malati. Per tale motivo, esercitando l'accesso civico si chiede al Dipartimento Agricoltura e Forestazione della Regione Calabria: di voler trasmettere a questa Associazione il piano in questione;
di sapere quanti capi sono stati abbattuti dall'inizio dell'anno, il sesso e se siano state uccise anche femmine incinte e /o cuccioli; secondo quali criteri vengono abbattuti gli animali e se a tali operazioni assistano i Carabinieri Forestali per verificare lo svolgimento delle operazioni".
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