"L’augurabile disponibilità del MES, esclusivamente destinato alla sanità, o comunque l’acquisizione del recovery fund che, di storto o di diritto, aggiungerà risorse finanziarie alle tante peraltro già esistenti in Calabria, non consente alibi di nessun tipo sulla indispensabilità di avviare con urgenza, in Calabria, un percorso di reale rinnovamento del Servizio sanitario regionale".
Così in una nota del Circolo Pd Catanzaro ovest. "Non potrà pero trattarsi dell’ennesimo spreco di risorse - prosegue il circolo Pd - destinato non a migliorare l’assistenza ai cittadini ma ad assecondare aspirazioni campanilistiche in vista di un ritorno in termini elettorali. Si tratta invece di avviare un progetto ambizioso, capace di determinare quella che ci piace chiamare una “sanità di prossimità”: i medici, gli infermieri, gli altri operatori sanitari, gli strumenti e la tecnologia devono arrivare vicino alle case di tutti i cittadini e, quando necessario, dentro le loro case".
"Si tratta di creare un piano che inverta le logiche: non approssimativi tentativi di ottenere della cattedrali nel deserto, non improbabili progetti di istituti di ricerca e di eccellenze ma partire dal territorio. E partire dal territorio non può significare solo riorganizzare i medici di famiglia e i pediatri , - incalza il circolo - deve invece significare la presenza, lo ripetiamo vicino a casa o dentro casa, dello specialista e della diagnostica di primo livello. Il rilancio del territorio può avvenire solo con la creazione di un adeguato numero di poli sanitari territoriali (almeno una settantina in tutta la regione circa uno ogni 25.000 abitanti). A Catanzaro per esempio ne occorrerebbero tre; potenziando i poli distrettuali di via Crotone a Lido e di Via Acri per il Centro e di un nuovo polo da creare nella struttura dell’ex Villa Bianca per il Nord-Ovest e circondati, in provincia da altre 13 -15 strutture a Lamezia (almeno due), a Soverato a Chiaravalle, a Tiriolo, a Botricello e via discorrendo. Questi Poli utilizzando le strutture distrettuali esistenti e i tanti ospedali da riconvertire possono assicurare non solo l’assistenza primaria (utilizzando una parte dell’orario dei medici di medicina generale che potrebbero col restante orario magari mantenere ed estendere le UCCP) ma specialmente le attività specialistiche e diagnostiche, in molti casi anche con le macchine pesanti, e con una struttura informatica capace di garantire prenotazione e refertazione di ogni prestazione in maniera integrata".
"I costi, non particolarmente elevati peraltro, potrebbero essere garantiti come abbiamo detto all’inizio dai fondi europei e finanche da uno spostamento di una parte dei fondi a suo tempo stanziati per l’ospedale di Catanzaro che, in una integrazione assennata con l’Università, potrebbero servire in misura minore. A Catanzaro serve trovare efficienza e personale medico e infermieristico e non aumentare i posti letto. Una struttura territoriale così capillarizzata e qualificata - ribadiscono sulla nota dal circolo Pd - potrebbe consentire una drastica concentrazione dei posti letti in 11 poli ospedalieri (8 spoke e 3 Hub) per costituire una rete facente capo all’Azienda ospedaliero-universitaria di Catanzaro, finalmente integrata con la Pugliese-Ciaccio, assecondando il ruolo anche formativo sanitario della città capoluogo di regione). Questi ospedali a Lamezia, a Vibo, a Crotone, per parlare della zona centrale della Calabria, finalmente liberi dai compiti affidati ai Poli sanitari territoriali, e qualificati sotto il profilo professionale, tecnologico e dell’accoglienza potranno garantire in maniera efficace l’emergenza, la chirurgia e le alte specialità, contrastando l’emigrazione sanitaria".
"Siamo a disposizione del PD calabrese innanzitutto o di chiunque (Sindacati, associazioni, cittadini) vogliano confrontarsi con noi ma dobbiamo dissentire da quanti stanno proponendo ipotesi, e addirittura disegni di legge, che prevedono per il territorio, in maniera riduttiva, solo la razionalizzazione dell’assistenza primaria, prevedendo invece la creazione di tre Aziende ospedaliere provinciali a Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria che salvano di fatto tutte le piccole strutture ospedaliere, mantenendole come tali, assecondando le spinte campanilistiche purtroppo largamente esistenti e continuamente riaffioranti. Si tratta insomma del modello lombardo che tanto bella mostra di sé ha dato nel recente passato. Siamo insomma di nuovo ai professionisti della politica di provincia che, - conclude la nota - anche in una situazione drammatica come quella che la Calabria attraversa da anni con un commissariamento infinito e 320 milioni di mobilità passiva, non riescono a pensare alle prossime generazioni ma solo alla prossime elezioni".
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