Organizzato dalla Associazione “LIBERE PROFESSIONI ITALIA” si è svolto a Catanzaro un importante convegno sul Codice degli Appalti con la partecipazione di qualificati relatori provenienti dal mondo delle professioni e dal mondo politico.
La materia ha riguardato la crescita e lo sviluppo del lavoro in tutte le sue accezioni, attraverso la partecipazione attiva del settore delle professioni, dequalificate dal Decreto Bersani (tristemente noto come decreto Bersani legge n. 248 del 2006, di conversione del decreto-legge n. 223 del 2006, che ha abrogato le disposizioni legislative e regolamentari che prevedevano l'obbligatorietà dei minimi tariffari), portando il settore in depressioni con la conseguenza di non essere più utili al settore delle costruzioni che oggi manca di professionisti e forza lavoro qualificata. Per cui l’associazione “LIBERE PROFESSIONI ITALIA” in fase di costituzione, attraverso i suoi promotori: Architetto Giuseppe Macri, Arch. Antonino Renda, Arch. Arrigo Lagazzo, Arch. Josè Campisi, Arch. Edoardo Servello, Ing. Francesco Galluccio e Ing. Salvatore Saccà, ha espresso molti dubbi sull’architettura generale del dispositivo di Legge chiedendo modifiche sostanziali per migliorare il processo delle costruzioni.
Al convegno hanno partecipato il Prof. Luciano Maria Delfino (Relatore riforma del Codice degli appalti) il Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Catanzaro Eros Corapi e la Presidente della Fondazione degli Architetti PPC della provincia di Catanzaro Arch. Francesca Savari. Il confronto si è interessato del nuovo Codice degli appalti che entrerà in vigore dal 1 aprile 2023.
In una nota stampa a firma dell’ Arch. Giuseppe Macrì, Esperto in Politiche dello Sviluppo e Gestione delle Risorse Territoriali e Ambientali e già Presidente Ordine degli Architetti PPC della provincia di Catanzaro)è stato puntualizzato che “due punti cardine nella riforma sono: il principio di risultato e il principio di fiducia.”
Macri sottolinea che “il nuovo Codice degli appalti abroga definitivamente il DLgs n 50/2016. Il nuovo codice stabilisce due principi cardine, riportati nei primi due articoli: il “principio del risultato”, inteso come l’interesse pubblico primario del Codice stesso, che riguarda l’affidamento del contratto e la sua esecuzione con la massima tempestività e il migliore rapporto tra qualità e prezzo nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza; il “principio della fiducia” nell’azione legittima, trasparente e corretta della pubblica amministrazione, dei suoi funzionari e degli operatori economici.”
A tal proposito la nota puntualizza inoltre che “ Aspetto da sottolineare è la conferma dell’obbligo di inserimento delle clausole di revisione prezzi al verificarsi di una variazione del costo superiore alla soglia del 5 per cento, con il riconoscimento in favore dell’impresa dell’80 per cento del maggior costo. Nel nuovo codice non è stata prevista la separazione tra chi deve progettare e chi deve gestire amministrativamente il processo delle costruzioni.” Alla luce di tali novità normative “I liberi professionisti” chiedono che le attività di progettazione vengano affidate esclusivamente ai liberi professionisti, mentre alle amministrazioni comunali vengano affidate attraverso il RUP i processi amministrativi.” Si legge ancora nella nota che “Nel nuovo Codice, dev’essere chiarito che la regolarità contributiva non deve limitare i liberi professionisti che operano individualmente e non deve essere preclusiva all’accesso del lavoro in caso di debiti contributivi del professionista.” Secondo l’estensore della nota “Il sistema contributivo dei liberi professionisti è andato in crisi e ha escluso numerosi operatori economici dal sistema produttivo, riducendo la concorrenza nel campo del lavoro e la competitività.”
Nel Convegno è emerso anche che “è’ necessario rilanciare il mercato del lavoro e agire sul sistema che regola la previdenza, promuovendo azioni virtuose per il superamento delle criticità dovute alla norma che prevede la regolarità previdenziale preventiva per poter accedere agli affidamenti professionali sottosoglia e alle gare di progettazione sopra soglia per mancanza del D.U.R.C. Per ridurre le sofferenze di un settore strategico e trainante del Paese e riconquistare la fiducia nello Stato, si deve al più presto incidere per far ripartire il comparto delle professioni e della produzione, rilanciando il lavoro autonomo e gli investimenti pubblici. Inoltre bisogna garantire il pagamento dei crediti in tempi certi, sia nel pubblico che nel privato con una riduzione massiccia della burocrazia che non si traduca in maggiori oneri per i professionisti e gli operatori economici del settore".
Ma anche "modificare il rilascio del D.U.R.C. per i lavoratori autonomi senza dipendenti, prevedendo l’abolizione di tutte le clausole che impongono ai liberi professionisti e alle partite IVA che svolgono attività lavorativa in forma autonoma (senza dipendenti) di subordinare i pagamenti del compenso alla dimostrazione della regolarità contributiva D.U.R.C. (sia in fase d’incarico che nelle fasi successive all’incarico). In fase di affidamento degli incarichi professionali, nel caso di non regolarità del D.U.R.C., di consentire alla pubblica amministrazione attraverso il R.U.P. di procedere al pagamento dei corrispettivi professionali dovuti, trattenendo una quota forfettaria fino al 20% dei compensi professionali se il debito è maggiore ovvero in caso contrario fino alla copertura del dovuto, da versare a cura della pubblica amministrazione alle casse previdenziali a favore del professionista incaricato.
Il R.U.P. dell’ufficio competente, provvede al pagamento dell’ente creditore (Casse Previdenziali) in misura massima del 20%, ovvero al saldo se il debito è inferiore; la restante parte verrà liquidata al professionista senza ulteriori adempimenti.
Prevedere l‘abolizione degli interessi per ritardato pagamento dei contributi previdenziali, delle sanzioni e degli interessi di mora, consentendo di rateizzare gli importi dovuti con interessi legali in rate mensili da effettuarsi in almeno cinque anni, nonché abolizione di sanzioni e interessi per le procedure in atto con nota di credito a scomputo delle nuove cartelle. Abolire l’Appalto Integrato, perché inadeguato al nostro sistema, laddove si chiede ai professionisti di partecipare insieme agli appaltatori, ai Bandi Gara anticipando il lavoro professionale con sforzi economici enormi spesso non sostenuti dalle imprese in modo adeguato all’impegno. Limitare la procedura degli appalti integrati ai soli lavori impiantistici (complessi) laddove è prevalente la parte impiantistica con la proposta progettuale del progetto esecutivo.
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