Di EDOARDO CORASANITI
C’è una lunga scia di sangue, un territorio da controllare, attività illecite che hanno il predominio su tutto. Anche sulla vita. E’ il difficile rapporto di 'ndrangheta il contesto in cui nasce l’omicidio dei cugini Falcone Massimiliano e Iannoccari Davide, eseguiti il 19 novembre del 2006.
A distanza di 13 anni arriva il provvedimento di custodia cautelare per i presunti esecutori, Salvatore Abbruzzo (42 anni) e Francesco Gualtieri (39 anni) (Leggi la notizia) Un risultato raggiunto grazie alle approfondite indagini del Comando Provinciale Carabinieri di Catanzaro (guidato dal tenente colonnello Giuseppe Carubia) e coordinate dal procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, dal procuratore della Repubblica Aggiunto, Vincenzo Luberto, e dal sostituto procuratore, Debora Rizza.
Da quanto si legge dal provvedimento emesso dal giudice delle indagini preliminari Claudio Paris, è proprio il 2006 l’anno centrale della vicenda. E’ l’anno in cui avviene la scissione all’interno del sodalizio criminale di cui avrebbero fatto Massimiliano Falcone, Giuseppe Cossari e i fratelli Giulio Cesare e Rosario Passafaro.
Sono loro che avrebbero le mani sul territorio di Catanzaro, Borgia e Roccelletta di Borgia. In particolare a fare gola ci sono estorsioni ad imprenditori della zona.
La divisione è dovuta al presunto tentativo di Falcone di acquisire un controllo esclusivo delle attività illecite. Ma questa volontà di Falcone fa troppo rumore. Ed il rumore avvicina la polizia, che inizia a controllare e perquisire anche gli appartenenti alla famiglia Passafaro. Il rapporto arriva ad una fase di non ritorno. Almeno finché il 20 maggio 2006 Falcone non inizia la latitanza dopo esser stato coinvolto nel tentato omicidio di Luciano Oliva, al quale segue l’arresto di Giuseppe Cossari e la fuga dello stesso Falcone.
Il calendario segna il 19 novembre del 2006 e Falcone e Iannoccari vengono ritrovati a pochi chilometri di distanza dal luogo di latitanza del primo, in località Cuti del comune di Sorbo San Basile.
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