di FRANCO PETRAMALA
E’ da ribadire che chi ha promosso, da venti anni e passa, la non riconoscibilità delle culture politiche ha ottenuto la sopravvivenza di una classe dirigente insufficiente assai, determinando i pasticci evidenti degli artificiali spazi di raccolta di una protesta “purchè sia”, soprattutto per responsabilità del Centro Sinistra. Mentre Il conflitto sociale, quello reale, si è addormentato in nome del farisaico schiacciamento delle differenze.
La Meloni, tuttavia in maniera contraddittoria, sta accreditando assetti di un nuovo “arco costituzionale” che la escluderebbe come attualmente la sta escludendo per sua scelta, malgrado la dichiarata vocazione maggioritaria della sua formazione partitica. Alessandro Campi di recente ha rilevato come “segni evidenti, nel linguaggio della destra, tradiscono una mutazione politico culturale antropologica per cui i valori della Comunità e dello Stato o gli interessi nazionali, tipici della destra fin qui conosciuta, vengono quasi assorbiti da atteggiamenti libertari poco italiani: “non esisterebbe lo Stato, non esisterebbe la società se non in funzione della libertà individuale, separata da qualunque responsabilità collettiva”. In tutto questo le politiche del Paese chi le fa? O saranno tutte delegate a Draghi ed alle sue relazioni internazionali?
Comunque è di oggi la notizia dell’inasprimento del Covid nel mondo e delle proteste diffuse e generalizzate ma senza obiettivi veramente riconoscibili a cui si tende a dare una occasione: quella del Covid. La tesi tuttavia vacilla dal momento che probabilmente le proteste sono contro i meccanismi di governo e della formazione della volontà popolare, dappertutto, ispirate più o meno dalle insufficienze dei modelli dei valori e dai gesti politici insignificanti rispetto agli “slogan aggiornati” su cui vive oggi l’esile comunicazione nella comunità umana, ad iniziare dalle sue evidenze egoistiche. Appunto come in uno specchio !
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