di Giovanna Bergantin
C’è tanta voglia di ripartire. Abbiamo vissuto un periodo davvero particolare, difficile da dimenticare e tutti desideriamo buttarlo dietro le spalle. Ma intanto molti sono gli interrogativi e le questioni sul tavolo, per prima le aperture in ogni settore e i protocolli da utilizzare per rientrare in pista. Come riorganizzare il lavoro, la giornata operativa e i nonni e i bambini che portiamo per mano? In verità, ci siamo incuriositi per una iniziativa pilota avviata in alcuni Comuni della Valsesia, in Piemonte. Per capirne di più abbiamo sentito i Sindaci dei Comuni promotori e poi, per osservare l’esperimento, ne abbiamo discusso con esperti competenti di tutt’Italia. Partiamo dal prototipo del Comune di Borgosesia, cittadina di circa 13 mila abitanti in provincia di Vercelli.
“Abbiamo pensato di risolvere i problemi dei concittadini che devono tornare al lavoro proponendo un modello di assistenza minorile in ambiente protetto. Per ora abbiamo 21 iscritti”. – dichiara alla Nuova Calabria, Paolo Tiramani, Sindaco leghista di Borgosesia – Alla nostra richiesta sulle attività di didattica risponde che si possono svolgere tranquillamente perché ci sono gli strumenti, la rete e l’assistenza di educatori. Un lavoro impegnativo di due settimane che ha richiesto un’analisi dell’iter procedurale da mettere in campo e di autorizzazioni da ottenere. Altro Comune, stessa modalità “Abbiamo, per ora, iscritti al progetto del Comune di Quarona tre bambini dai 3 ai 6 anni e sei dai 7 agli 11, seguiamo lo stesso protocollo e modello di Borgosesia – ci racconta al telefono Francesco Pietrasanta, sindaco di Quarona, un pittoresco Comune di circa 4 mila abitanti, dove il Covid 19 ha marcato ad ora pochi contagi e nessuna vittima – I piccoli saranno accolti nei locali del nido comunale mentre i più grandetti nell’oratorio. Per questa sede abbiamo avuto il placet della Curia e della Diocesi, che è molto attenta a monitorare il progetto che parte”. Ma anche se i numeri degli iscritti non sono molto alti, quanti spazi ci vogliono e come si farà per la mensa e le operazioni ripetitive di igienizzazione e a quali costi? “Spazi ne abbiamo – specifica il Sindaco Pietrasanta – abbiamo valutato che possono partecipare quaranta bimbi della primaria e dieci circa in età d’asilo. I pasti per la mensa sono preparati dalla ditta che faceva già il servizio ed arrivano preconfezionati, per essere consumati dai bambini nel loro spazio. E’ chiaro che tutto il personale è negativo ai test sierologici (ripetuti a intervalli di tempo), dotato di mascherine FFP2 e i dispositivi e sistemi di protezione e igienizzazione dei locali sono perseguiti con attenzione”. I costi, il Sindaco, ce li elenca a braccio. ” Quelli più elevati sono per gli operatori, uno ogni 5 bimbi (13 euro l’ora), poi ci sono i termometri laser, l’igienizzazione costante dei locali (2 euro circa a metro quadro), materiale igienico e dispositivi. I genitori contribuiscono con quindici euro al giorno compresa la mensa. Il contributo copre circa per metà le spese sostenute”. I Sindaci tengono a chiarire che questo è un servizio di assistenza ai minori per venire incontro alle famiglie che devono rimettersi in moto.
Ma da Viale Trastevere come si intende risolvere la questione del ritorno sui banchi di scuola? Sappiamo che per ragionare della ripartenza, da aprile è stata incaricata dalla Ministra Azzolina una Commissione ad hoc presieduta dal ferrarese Patrizio Bianchi, già rettore di Unife ed ex assessore alla scuola dell’Emilia Romagna. E abbiamo letto le dichiarazioni di stamattina della viceministra all’istruzione, Anna Ascani, ai microfoni di SkyTg 24 sulle ipotesi di scenari differenti. Alla ricerca di opinioni costruttive abbiamo chiesto di commentare il modello di avvio del Piemonte a Rosa De Pasquale, ex Capo dipartimento dell’Istruzione e profonda conoscitrice del sistema di Istruzione Nazionale “Questa soluzione mi sembra più simile ad un centro estivo poco frequentato, piuttosto che ad una scuola che istruisce e forma ragazze e ragazzi, protagonisti di un futuro migliore. Tutto quello che sta accadendo con questa pandemia dovrebbe farci fare un balzo in avanti, dovrebbe farci porre in essere la resilienza trasformativa verso un futuro, anche nella scuola, più equo e sostenibile, oltre che socialmente più relazionale e condiviso. Penso che ancora dobbiamo cercare, confrontarci e capire insieme come fare a mettere in atto questo balzo in avanti, questa ricerca di e _ ducere, tirare fuori da noi e dai nostri ragazzi la voglia di crescere, di esprimere le proprie capacità, di dire e di essere ascoltati ed accolti. Questi primi esperimenti mi sembrano molto tristi, senza una spinta trasformativa e costruttiva, senza una ricerca di senso e di cambiamento in meglio che questa tragedia potrebbe e dovrebbe spingerci a mettere in atto”.
Stefano Quaglia, esperto di sistemi educativi ed ex Provveditore agli Studi di Verona ritiene che “Qualsiasi ricerca in merito è positiva e va sviluppata. Il problema è di un controllo scientifico di efficienza ed efficacia del progetto pilota e soprattutto l’esportabilità del modello. Bisogna vedere se ci sono elementi simili da implementare in altri contesti. Ogni idea è utile per risolvere il problema poiché siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo uscirne tutti insieme”.
Raffaele Perri, avvocato ed ex dirigente MIUR. ritiene che “Il progetto dei tre comuni della Valsesia è una dimostrazione lampante di come si possa, con un po' di fantasia e molto buon senso, appagare il vitale bisogno dei nostri bambini di socializzazione dopo tanti mesi di solitudine. Secondo me questo è il merito maggiore del servizio di assistenza scolastica più che di quello del loro accudimento da quando i genitori hanno ripreso il lavoro. Vorrei, invece, sottolineare il demerito dell’atteggiamento dell’Amministrazione scolastica che ha negato l’uso dei locali della Scuola, decisione, peraltro, a mio parere illegittima, dal momento che, per legge, gli edifici scolastici sono di proprietà degli Enti Locali e che l’uso richiesto esclude ogni responsabilità per l’Amministrazione in quanto rientra ampiamente nel concetto di servizio scolastico, al pari del servizio mensa e del doposcuola”.
In una nota stampa il Comune di Borgosesia sottolinea il diniego dei locali scolastici, su indicazione del Ministero; espone l’iter del modello avviato:
“ La soluzione proposta da Borgosesia è stata individuata in tempi rapidi dagli uffici comunali: dopo avere analizzato diversi decreti, protocolli e circolari ministeriali, è stato steso un protocollo sperimentale completo ed articolato, sottoposto all’attenzione del Prof. Giovanni Di Perri, Direttore del Dipartimento Clinico di Malattie Infettive dell’Università di Torino, alla Regione Piemonte ed al Servizio di Igiene Pubblica dell’Asl, ottenendo ovunque parere positivo. «Addirittura le nostre regole sono anche più restrittive di quelle previste dal Governo per i centri estivi – commenta Tiramani – garantendo ai bambini massima sicurezza».
COME FUNZIONERA’ IL SERVIZIO?
L’assistenza si svolgerà dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 18, è rivolta a bambini che frequentano le scuole di Borgosesia al costo simbolico di 1 euro all’ora. I bambini sono divisi in gruppi di 5 (4 per la fascia 3-6 anni), in modo che negli ambienti sia rispettata una proporzione di 1 bambino per ogni 4/5 mq. Non sarà un servizio scolastico, ma i bambini potranno collegarsi per seguire le lezioni on line e fare i compiti; saranno seguiti da educatori ad hoc, non insegnanti, ma personale della ditta che fornisce al Comune il servizio di pre-post, come previsto dal Decreto Salva Italia. I bambini potranno anche svolgere attività ludico-ricreativa, purché venga sempre garantita la distanza sociale di almeno un metro, almeno due metri all’esterno.
NORME IGIENICHE
Tutte le superfici delle aule vengono sanificate con i detergenti forniti dall’Amministrazione Comunale almeno una volta all’ora, e sempre prima dei pasti. I locali devono essere arieggiati più volte durante la giornata, non meno di una volta all’ora per almeno 10 minuti. I bambini devono lavarsi le mani almeno una volta all’ora. Sarà misurata la febbre a bambini e assistenti più volte nel corso della giornata. L’accesso ai servizi igienici dovrà svolgersi evitando contatti tra minori.
PASTI
I pasti vengono consegnati in monoporzioni sigillate, devono essere consumati all’interno dell’aula o anche all’aperto, purché sia rispettata la distanza interpersonale di almeno un metro e si rispetti la divisione dei gruppi classe.
NORME PER L’ACCESSO
In accordo con le famiglie, sia gli ingressi che le uscite vengono scaglionati e distribuiti rispettivamente tra le 8 e le 9 e tra le 16,30 e le 18. Prima di ogni ingresso a scuola il personale incaricato dal Comune misurerà la febbre ai bambini e agli assistenti. Viene comunque richiesto alle famiglie di provvedere a misurare la febbre a tutti i componenti ogni mattina prima di uscire, in modo da trattenere a casa i bambini in caso di temperatura pari o superiore a 37,5°. I bambini da 6 a 10 anni, i loro accompagnatori e gli assistenti sono tenuti ad indossare sempre la mascherina. Non c’è obbligo di mascherina solo per i bambini da 3 a 6 anni.
«Tutto è stato studiato nei minimi dettagli – conclude il comunicato del Comune - e approvato dal Prof. Di Perri: siamo orgogliosi di fornire un servizio così importante alle famiglie della nostra città – conclude il Sindaco Tiramani – e siamo anche orgogliosi di avviare quella che riteniamo a tutti gli effetti una valida sperimentazione, tanto che già a poche ore dalla presentazione altre città italiane ci hanno richiesto il protocollo per poterlo adeguare alle loro esigenze. Ci auguriamo che anche dal Ministero arrivi la giusta considerazione, non una opposizione aprioristica: siamo convinti che per ogni problema ci sia una soluzione, bisogna ingegnarsi a trovarla ed impegnarsi per applicarla, tutti insieme possiamo aiutare le famiglie italiane in questo momento di seria difficoltà”.
La Nuova Calabria intende monitorare l’esperimento.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736