Teatro Comunale Grandinetti gremito in ogni ordine di posti per lo spettacolo Tartassati dalle tasse scritto e diretto da Eduardo Tartaglia, con Biagio Izzo e un cast di attori straordinari.
Una storia contemporanea trattata con leggerezza come da tradizione teatrale partenopea, ma che offre agli spettatori molti spunti di riflessione esorcizzando, attraverso la lente deformante della comicità, i temi della crisi economica e della elevata pressione fiscale che da tempo, ormai, attanagliano il nostro Paese.
Innocenzo Patanaro, erede di una famiglia di pescivendoli, gestisce un ristorante à la page di cucina nippo-napoletana, Sushi all’acqua pazza, ma a causa di un controllo della Guardia di Finanza rischia di perdere tutto.
La vicenda scenica si svolge, alternativamente, in due ambienti paralleli creati dallo scenografo Luigi Ferrigno e illuminati dalle belle luci di Francesco Adinolfi: la sala del ristorante, con arredi ed elementi decorativi di chiara derivazione nipponica e l’ufficio grigio, severo, essenziale del maresciallo La Scorza e del suo sottoposto Messina. Perfetti anche i costumi di scena firmati da Marianna Carbone e il tappeto musicale di Antonio Caruso.
Un crescendo di comicità e risate che non conosce momenti di flessione. Un ritmo serratissimo e una giostra di gag, battute, equivoci, doppi sensi che coinvolgono il pubblico in momenti di puro divertimento.
Sempre irresistibile la vis comica di Biagio Izzo nel ruolo di Innocenzo Patanaro detto Brillantone, vedovo con una figlia, imprenditore nel settore della ristorazione, amante dei maglioncini di cashmere doppio filo, dei viaggi e delle belle donne. Spavaldo e sicuro di sé fino all’insolenza riesce, tuttavia, a infondere al suo personaggio una emotività partecipe nel suo rapporto con la figlia verso la quale nutre un amore smisurato. Annullando la quarta parte, scende in platea e arringa con passione il “popolo dei tartassati” tuonando contro le troppe tasse che gravano su imprese e cittadini italiani in attesa di comparire davanti al maresciallo Gilberto La Scorza che già nel nome porta scritta l’incorruttibilità e il rigore morale di servitore dello Stato. Un detective vecchia maniera che preferisce l’indagine investigativa sul campo senza ricorrere agli ausili della moderna tecnologia. Mario Porfito ne offre una interpretazione mirabile ergendosi con tutta la forza di tutore della legalità ma innervando il personaggio di un’ironia sferzante e implacabile che ha come vittima privilegiata l’appuntato Messina, suo sottoposto di cui Roberto Giordano ne delinea un ritratto quasi surreale ma godibilissimo nella sua grafica stilizzazione costruita intorno alle sue intemperanze linguistiche ricche di improbabili neologismi e accenti tonici variabili.
Completa l’universo attoriale maschile Arduino Speranza, perfetto nel ruolo di Kazzumi Momoro, cuoco giapponese naturalizzato napoletano. Un personaggio esilarante che sembra uscito da un cartone animato e che si barcamena tra cucina fusion e strategie di marketing.
Nei ruoli femminili due belle e brave attrici Stefania De Francesco nella parte di Magdalena, moglie del maresciallo La Scorza e Adele Vitale nel ruolo di Valentina, figlia di Innocenzo. La De Francesco disegna il ritratto di una donna dedita alla famiglia ma invisibile agli occhi del marito tutto concentrato nel suo ruolo di paladino della legalità, anche se entrambi incarnano il paradigma della famiglia costruita su sani principi e solide basi morali. La Valentina di Adele Vitale è una ragazza assennata, studiosa, autonoma che cerca di andare avanti con le proprie forze senza ricorrere all’aiuto di papà il quale saprà dimostrarle, ancora una volta, affetto e comprensione in un momento particolarmente delicato della sua vita.
Così la famiglia, come ultimo bene-rifugio, diventa il vero nucleo tematico della commedia attorno a cui si innestano tematiche sociali e individuali che si snodano lungo la narrazione scenica attraverso il contrappunto comico e lo sberleffo popolare e che, alla fine, suggellano il valore dell’onestà, il dovere civico e la necessità di rispettare le leggi.
Un altro grande successo per la rassegna teatrale Vacantiandu con la direzione artistica di Diego Ruiz e Nico Morelli e la direzione amministrativa di Walter Vasta.
Anche per Biagio Izzo il consueto omaggio della tradizionale maschera, simbolo della rassegna Vacantiandu, ideata dal graphic designer Alessandro Cavaliere e realizzata dal maestro Raffaele Fresca.
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