IN PIAZZA PER GRATTERI. La piazza di domani, la politica e la nuova Calabria

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Franco Cimino
  17 gennaio 2020 20:08

di FRANCO CIMINO

“Mi si nota più se ci vado o se non ci vado?“. Parafrasando la celebre frase di Nanni Moretti, mi viene da dire, a proposito della manifestazione pro-Gratteri indetta per domani, “sarò contro la mafia se vado o se non ci vado in piazza Matteotti?” E dico un “sarò” asciutto e non “sarò considerato”, perché per l’onda emotiva gigantesca che si sta abbattendo su una Calabria politicamente e culturalmente debole, c’è il rischio che si insinui nella stessa persona il dubbio, quindi il complesso, di sentirsi fuori campo, inferiore, assolutamente inadeguato se non si omologa all’atteggiamento dominante.

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Domani, pertanto, ci sarà una folla enorme che la piazza, pur grande, non la conterrà. Catanzaro sarà invasa da persone provenienti da ogni dove, per cui si spera che al di là delle misure di sicurezza intorno al procuratore della repubblica, le autorità competenti abbiano saputo allestire un buon programma di ordine e sicurezza generale, che attenga anche al buon utilizzo di ogni struttura della Città. Di questi tempi non si sa mai che non si debba moltiplicare l’allarme e le misure su di esso. Meglio stare con mille occhi aperti. Confido che chi di dovere ci abbia pensato già. La psicologia collettiva è la più grande forza per lo spostamento dei centri di potere e la modificazione dei rapporti di forza nel campo dove il potere pesantemente si muove. Tale forza è sempre presente in ogni fase di cambiamento repentino e dentro le società strutturalmente deboli. O rese tali dall’indebolimento progressivo delle impalcature istituzionali e culturali, dalla perdita dei valori di riferimento, nonché dalla scomparsa della politica e delle sue figure carismatiche o leaderistiche.

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Succede quindi che quella stessa gente che ha abbandonato la vigilanza sul potere politico, arretrato dagli spazi culturali e della proposta politica, trascurato il doveroso sostegno alle istituzioni, lasciato fare che di esse si impossessassero uomini di poca intelligenza e di scarso senso morale, di fronte al dilagare della corruzione, dell’ingiustizia, della corrosione dei buoni antichi costumi, per non dire della povertà che l’ha stesa quasi tutta, si senta prima orfana e poi attenda che arrivi un padre ad adottarla, infine si affidi a chi questo vuoto sappia ricoprire manifestando tutte quelle qualità che possano sconfiggere ognuno di quei vizi e di quei mali. Sta accadendo a Gratteri, suo malgrado, io credo, quello che è accaduto a tanti prima di lui nella lunga storia del nostro Paese, in quelle fasi di crisi profonda in cui il popolo ha avuto bisogno di eroi. Sono fasi, però, sempre attraversate da ondate emotive, da trascinamenti psicologici, in cui l’emozione, il turbamento, agiscono come forza di bufera, inarrestabile, distruttiva. Come un uragano hanno spazzato e spazzano, travolgono e distruggono tutto ciò che trovano dinanzi al loro percorso, il male e anche qualcosa che male non è.

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Non dico che sia il bene, perché nelle crisi profonde delle società il bene non ha la forza neppure di farsi vedere. Ma non è il male. E neppure un suo complice per non essersi opposto ad esse. Tuttavia, è così. Fatto positivo? A volte lo è. Ma come un uragano, questa forza passa rapidamente, la spinta emotiva rallenta, la psicologia collettiva diventa auto assoluzione individuale e di chiusura nel privato in cui la propria coscienza ritorni indisturbata a dormire. Le rivoluzioni sono necessarie nella storia delle nazioni e dei popoli, ma esse sono diverse ed alternative quasi alle improvvise tempeste di vento. Quelle, le rivoluzioni, le fa il popolo. Certo, un popolo guidato dai capi, ma quasi sempre consapevole della forza politica che anima la fase di passaggio da un ordine vecchio a quello nuovo.

Politica, appunto, questa parola con la P maiuscola che compare ad ogni mia riflessione. Politica è la coscienza che di sé nutre l’azione umana, la forza che trasforma il vento in materia, i fiumi e i mari in atti concreti, la rabbia e il rancore dei singoli in idee sane, gli errori e gli orrori abbattuti in progetti di vita per gli uomini, i muscoli in ideali, la forza fisica in ragione, i sogni in progetto per il futuro in cui sia chiaramente disegnata la nuova società. La Politica fa sì che in essa ci vivano tutti e con gli stessi diritti, chi lo voglia può convertirsi alla democrazia, che è il luogo della libertà per tutti. Fa sì, anche, che i vincitori e i vinti, non restino tali nella nuova società, e tutti diventino uguali dinanzi alla Costituzione e alle leggi che la osservano.

Le rivoluzioni (le mie sono quelle bianche, cioè senza spargimento di inutile sangue) hanno bisogno del popolo che prenda coscienza di essere popolo, cioè l’insieme di esseri umani in cammino lungo lo stesso sentiero. L’ondata di energie infiammate, in cui l’indignazione e la disperazione, la stanchezza per i torti subiti, a volte dallo stesso Stato, la rabbia di vedersi tenere sempre indietro da uomini senza scrupoli, la eccessiva ricchezza ingiustificatamente trattenuta nelle mani di pochi che manovrano quegli stessi uomini senza scrupoli, può improvvisamente esplodere rovinando su tutto. Ma è forza che manca della Politica e di forze che la orientino verso un progetto. È destinata a durare poco, come quei padri sostitutivi, come gli eroi di un giorno. Domani la parola passerà alla piazza. E qualcuno osserverà che essa non si discute, perché ciò che lì si manifesta contiene sempre bellezza e verità. Naturalmente non sarò io a obiettare su questo. Conosco il valore della piazza. Nei mie anni giovanili vi ho portato il mio entusiasmo, il nostro coraggio, le nostre lotte per un mondo migliore e, quando la democrazia fu messa davvero in pericolo dai fascisti e dai brigatisti rossi, la resistenza contro il nuovo male per la difesa delle istituzioni democratiche. Anche questa, pur con le mie considerazioni su esposte, sarà una buona piazza se non sarà pro un uomo solo in lotta contro il male, se non interverrà nelle guerre intestine dentro i palazzi di giustizia, se non vorrà sostituirsi con il giustizialismo alla giustizia, se non vorrà mettere il sigillo sulle inchieste in corso, se non vorrà dividere la Calabria tra chi è con Gratteri e chi gli è contro, attribuendo ai primi la palma dei giusti e ai secondi il disonore dei disonesti, il coraggio ai primi, la viltà ai secondi.

Sarà una bella piazza, se vorrà dire no a tutti i poteri che hanno ricattato e umiliato la nostra terra, no a una politica arrogante e ignorante, no a quei partiti che la tengono in scacco chiudendo gli spazi della partecipazione e consentendo che la lotta per i posti di potere avvenga sempre e solo tra i soliti detentori di voti clientelari, o comprati al mercato del bisogno estremo, che loro stessi, in questa brutta politica, hanno procurato. Sarà una bella piazza, se nascerà in tutti un nuovo amore per questa nostra terra, finora sfruttata e umiliata, asservita sempre ai padroni di qui ma servitori dei consoli romani o milanesi, nuovamente pronti a ingannarci con parole già false prima che escano dallo loro bocca. Sarà una bella piazza, se prenderà appuntamento con se stessa, presidiandola tutti i giorni, affinché, attraverso una nuova presa di coscienza, anche individuale, possa nascerà la Politica e dentro di essa una nuova classe dirigente. Quella costituita non dalle tessere anagrafiche o dai volti belli, ché il fisico e l’età sono, nella Politica una condizione non un valore assoluto, ma dalle idee che si hanno in testa, dal coraggio di sostenerle, e dalla prova che si abbia, già prima di un incarico, le mani puliti, avendole mantenute tali in ogni spazio delle personali attività. Sarà una bella piazza, se quelli che ci vanno per farsi notare, o per rifarsi una verginità antimafia dopo essere stati o indifferenti o amichevoli o collaborativi nei confronti di essa, o per volgarmente raccattare voti per le imminenti elezioni regionali, o, ancora, per ricevere( qui proponendosi anche stupidi conoscendo Gratteri) una sorta di “perdonismo” anticipato per le paure che essi hanno di interventi giudiziari, saranno largamente inferiori a quelli della buona Calabria che non solo attendono di essere liberati, ma che vogliono liberarsi con le proprie forze.

Ecco, io, che molto conosco della mia terra, storie e persone, fatti non dimostrabili e intenzioni, per averli combattuti e politicamente denunciati, cercherò di stare con questi ultimi, la Calabria bella e ancora viva. Altrimenti, farò subito, un solo minuto, e me ne tornerò a casa. C’è spazio ancora per combattere e non morire. E vivere. 

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