VIBO VALENTIA- "Carmine Zappia rappresenta un segnale che deve essere colto, perché a fronte della sua iniziativa coraggiosa, non abbiamo visto ciò che noi ci aspettavamo: segnali di solidarietà e vicinanza di cittadinanza, associazioni". Così il prefetto di Vibo Valentia Francesco Zito ha stigmatizzato l'isolamento in cui si è venuto a trovare Carmine Zappia, il commerciante di Nicotera che con la sua denuncia ha fatto arrestare per estorsione il boss Antonio Mancuso, di 81 anni, e il nipote Alfonso Cicerone, di 45. Zito ha incontrato stamani il commerciante insieme ai rappresentanti delle forze dell'ordine proprio per manifestare la vicinanza ed il sostegno dello Stato e delle Istituzioni. Zito ha più volte manifestato il rammarico per l'assenza di attestati o anche solo gesti di vicinanza della popolazione di Nicotera verso il proprio concittadino: dal Comune alle associazioni, dall'uomo della strada ai clienti della vittima che, appreso degli arresti, si sono quasi dileguati dalla sua attività.
"Qualche settimana addietro - ha detto Zito - ho avuto un incontro con i prefetti della Calabria e il commissario antiracket e usura e secondo i dati emersi sembrerebbe che questa regione sia un'isola felice, ma verosimilmente la realtà ben diversa: qualcosa non funziona perché le denunce sono poche. Noi ci saremmo aspettati che l'iniziativa di questo coraggioso imprenditore provocasse una reazione che purtroppo non c'è stata e ciò è un vero rammarico. Il suo è un esempio anche per altre persone che possono trovarsi nelle sue condizioni. Serve pertanto una rivolta civile contro questo silenzio provocato dalla paura e dalla rassegnazione, così come avvenuto in Sicilia; quando si forma un movimento che dà voce alle vittime, queste si sentono più forti e decidono di denunciare". Amaro il commento dello stesso Zappia: "dal Comune nessuna vicinanza, nessun messaggio, così come dalla categoria dei commercianti o degli imprenditori. Ho paura, comprensibilmente, ma proseguirò a svolgere la mia attività". L'uomo è nel settore del commercio fin dagli anni '90 anche se, ha detto, già da piccolo frequentava la tabaccheria di famiglia di via Tondo, a Nicotera, che i Mancuso ventilavano di sottrargli dopo averlo affossato di debiti.
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