Dissenso in Commissione Antimafia sulla audizione di Luca Palamara.
Il presidente della Commissione Nicola Morra ha annunciato l'intenzione di ascoltare il magistrato "presumibilmente" il prossimo 23 febbraio, "solo nel puntuale perimetro della materia di pubblico interesse della Commissione".
Si sono opposti alla decisione, chiedendo un rinvio, i senatori Gennaro Migliore (Iv) e Franco Mirabelli (Pd). "Non diventi un'ulteriore tribuna dopo quelle televisive, nel momento in cui è pendente un suo ricorso in Cassazione rispetto ai provvedimenti disciplinari adottati nei suoi confronti", ha detto Mirabelli. "Mi associo alla richiesta", ha affermato da parte sua Migliore, aggiungendo che "non mi pare che vi siano elementi rispetto ai quali ragionare" in questa sede. Morra ha accettato di ridiscutere la convocazione di Palamara la prossima settimana in ufficio di presidenza.
Morra ha difeso la decisione di convocare Palamara, spiegando i motivi per cui - a suo parere - l'audizione è importante. "Siamo rimasti tutti sbigottiti alla lettura del libro scritto da Palamara con Alessandro Sallusti - ha spiegato il presidente della Commissione - dalle vicende relative all'estromissione e poi revoca dell'estromissione del dottor Nino Di Matteo dal pool istituito presso la Procura nazionale antimafia con il compito di indagare sulle presenze estranee sulla scena delle stragi. Palamara dice che di queste due decisioni il procuratore nazionale Cafiero De Raho non sarebbe stato il diretto responsabile, Io voglio quindi sapere chi possa essere considerato tale". "Voglio anche domandare - ha proseguito Morra - sulla chat tra l'allora ministro dell'Interno Marco Minniti e l'allora futuro, ora attuale, procuratore nazionale antimafia De Raho, perchè quelle parole mi sono sembrate da precisare e da chiarire. Poi - ha aggiunto - ci sono questioni che riguardano la procura distrettuale di Palermo, che è fondamentale nel contrasto a Cosa Nostra e merita approfondimenti. E inoltre la vicenda della riconversione da parte del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede del capo del Dap che era stato prima individuato in Di Matteo".
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