“La campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale e il sindaco di Catanzaro si preannuncia complessa, a tratti grottesca visti gli elementi in campo. A parte la curiosa coincidenza, al momento, di trovarci davanti candidati sindaco che sono avvocati o professori universitari, o entrambe le cose, c’è talmente tanta confusione che mi chiedo come potranno fare i catanzaresi ad orientarsi. Ci vorrebbe una bussola politica, che non c’è e non si trova. Mentre viene facile capire perché ci sia una forsennata corsa alla scalata di Palazzo de Nobili: ancora una volta, forse, fanno gola la pioggia di risorse che dovrebbero arrivare dal PNRR, sempre che questo Comune sia in grado di progettare a tempi record”.
E’ quanto afferma la senatrice Bianca Laura Granato in merito alla prossima campagna elettorale per le Comunali di Catanzaro.
“Da un lato abbiamo il centrodestra che deve sciogliere i nodi delle contraddizioni che lo bloccano nell’individuazione del proprio candidato sindaco. Il candidato del post ventennio, che arriva dopo Abramo, un sindaco che negli ultimi cinque anni ha “governato” la città, lasciandola ai margini di ogni classifica di qualità della vita, che non ha saputo crescere una classe dirigente degna di questo nome. Un sindaco per il quale tutto andava bene, e le cose che non andavano, non le conosceva perché nessuno gli aveva detto niente – afferma ancora Granato –. Dall’altro abbiamo un iscritto del Pd, Valerio Donato – ora dimessosi – che decide di candidarsi a sindaco dietro il vessillo del civismo, fregandosene del sostegno del suo partito, e quindi aprendo con gioia le porte a fuoriusciti del centrodestra, senza alcuna remora (del resto il suo slogan è “con tutti senza compromessi”). La sua coalizione al momento sembra l’imbarcazione di una Ong, e si imbarca di tutto, per non lasciare in mare nessuno: abbiamo indagati, rinviati a giudizio, amministratori che hanno ampiamente dimostrato la propria incapacità di governo, tutti accomunati dalla esasperata necessità di rimanere a galla per difendere affari e affarucci. Poi c’è Nicola Fiorita, un non iscritto del Pd, leader di un movimento civico che nel 2017 al ballottaggio non ha sostenuto il Partito che oggi lo candida a sindaco, preferendolo ai propri iscritti (come Aldo Casalinuovo che ancora resta in campo da candidato, pure lui, forse nell’attesa di chiudere un buon accordo che ne giustifichi il passo indietro).
Di Fiorita, in realtà, negli anni in cui doveva essere il capo dell’opposizione a Palazzo de Nobili, prima di dimettersi nel 2019, non c’è mirabile traccia: non ricordo azioni incisive e determinate nei confronti di un sindaco che allora aveva numeri bulgari ma comunque una maggioranza litigiosa e spaccata in una buona opposizione poteva fare breccia. A che titolo i catanzaresi dovrebbero votarlo? E non penso che nell’attesa che il centrodestra decida cosa fare, ostaggio della resa dei conti in Forza Italia, potremo sperare che da quella parte arrivi una figura di alto profilo su cui puntare. Anzi. Mi sembra che non vedono l’ora che si certifichi l’impossibilità di tenere insieme l’alleanza di modo che anche Fdi e Lega, ufficialmente o sotto banco, possano votare Valerio Donato. Per la serie: moriremo tutti democristiani, o giù di lì. Sarebbe davvero bello che i catanzaresi che si sono stancati di essere merce di scambio per i comitati d’affari, che vorrebbero vivere in una città pulita, ordinata, dove viene premiato e riconosciuto il merito, dove i diritti – come quello di avere un certificato – non siano scambiati per favore; dove funzionano i mezzi pubblici, dove il verde è curato, dove non c’è la sosta selvaggia e si fa cassa con le multe, giusto per citare qualche esempio, si mettano insieme per rompere questo degrado che chi vuole comandare chiama politica. E alzando la testa decidano di cambiare le carte in tavole, rivoluzionare gli schemi e si riprendano la città. Ci vuole coraggio per portare avanti i sogni. Io ci sono”.
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