Comunali Catanzaro, Franco Cimino: "Il pensiero costante per la città"

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Franco Cimino
  02 marzo 2022 10:24

di FRANCO CIMINO

"Dopo quello della notte, la guerra e i nostri figli nella guerra degli altri, al mattino, il mio pensiero va decisamente alla mia Città. Alla sua sofferenza antica, oggi accentuata da tutto ciò che la politica, con le sue pratiche dilatorie e le sue logiche opportunistiche e i tanti egoismi che trasversalmente la attraversano, le fa girare attorno. Come fosse una trottola. Di quelle che stordiscono chi la guarda, i cittadini, facendogli perdere lucidità di pensiero e orientamento di senso. E mi domando, pur conoscendone la risposta, come sia possibile che dinanzi alla sofferenza di un capoluogo così carico di responsabilità nuova (pur con i risultati amministrativi giustamente rivendicati), a un mondo che brucia, alle morti che si susseguono tutti i giorni, al dolore che bussa alle porte di ogni casa, alle paure e alle difficoltà reali dei nostri concittadini, ancora non vi siano le risposte che le elezioni, come soggetto del soggetto più alto, si attendono dai partiti e dalle forze sociali, intese anche come espressione non organizzate della società. Come sia possibile che da noi vi sia tanta divisione mascherata di riflessione pensosa e di libera partecipazione popolare.

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E mi domando ancora come sia possibile che non si muova nulla nel contesto più ampio, specialmente dal mondo della cultura e della Chiesa, che solleciti, ammonisca, consigli, a far presto, a decidere bene. A parlarsi veramente mettendo al centro solo l’interesse della Città e delle problematiche, sociali e territoriali anche, più delicate e pericolose per la stessa tenuta democratica e sociale. A mettere da parte orgogli personali, interessi di parti e di partito, anche di gruppi e di lobby legittimi, per far crescere quel senso di responsabilità che finora è mancato. Per far nascere il primo senso del dovere. Qual è? si domanderebbe qualcuno che non ne conosce gli altri.

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RESPONSABILITÀ E DOVERE DELL’UNITÀ
È il dovere dell’unità possibile. L’unità passibile è l’esatto contrario della divisione “frammentata”, ovvero dei frammenti divisivi. Perché è unità della Politica che unisce. Catanzaro oggi ha davvero bisogno “ di essere parlata”, nella vera accezione alvariana. Essere sollecita a parlarsi e a parlare avendo la certezza dell’ascolto reale e della conseguente sincera risposta di chi ha occhi per guardare quelli dei catanzaresi, uno per uno considerati. E la Bellezza della Città, anche quella più nascosta. Nascosta dalla bruttezza che la copre. Nascosta da se stessa, per difendersi, come può dagli attacchi più selvaggi. In questa politica nostrana, proprio tutta catanzarese, e al di là della stessa durissima lotta per la conquista di un seggio dei trentadue( troppo pochi, in verità) disponibili, vi è quella per la carica di sindaco.

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IL SINDACO NUOVO
Tra i tanti nomi circolanti, quelli ufficializzati in particolari, tutti apprezzabili in quanto al loro essere sociale e personale, e agli altri che vengono sussurrati insieme a quelli che non “si dicono”, parti e forze, e parti di forze, in proprio o per conto terzi e delle forze politiche, spingono, pure qui legittimamente, per la persona che possa far vincere o meglio rappresentare quelle fazioni. Mi permetto di dire, che oggi non può più essere così. Lo dico da politico e da cittadino, da uomo che ama e conosce Catanzaro e le sue enormi potenzialità, che non vanno viste nella vecchia logica della sommatoria di risorse che potranno essere intercettate dall’Europa e dal Governo. Senza una nuova alta visione del Capoluogo e della Calabria in cui esso deve agire da protagonista oltre il ruolo stesso ancora solo formale, senza un disegno ambizioso che ne rilanci le antiche vocazioni e senza quell’utopia del reale che la presenti come la città più bella del mondo, dimostrando carte e progetti alla mano che davvero lo sia, nessuna vittoria elettorale potrà farla forte. Vincere senza un progetto Città, un nuovo disegno della stessa, vincere senza la gente, specialmente se parte dell’elettorato in prima e di più in seconda battuta, i turni elettorali, si asterrà, serve a nulla, se non alla collocazione, secondo l’insuperato manuale Cencelli, di tanti amici nei tanti posti che saranno liberati.

Pensare alle elezioni comunali anche con l’occhio rivolto alle imminenti elezioni politiche (dai fatti ucraini non più anticipabili) è un torto che Catanzaro non merita. Come le divisioni finte o reali che si annunciano e pure forti. Per Catanzaro, se davvero ha bisogno di visione e unità, occorre, nel quadro di candidature consiliari tutte credibili, non un qualsiasi candidato sindaco, ma una candidatura che possa essere il sindaco di cui oggi si avverte la necessità. Una personalità che conosca già la Città per averla vissuta e “servita”, che per essa si sia battuta e sacrificata. Una personalità che unisca non solo le forze di uno schieramento, cosa che potrebbe avvenire per stanchezza e rassegnazione, ma ciò che sta al di fuori di esso, nella società finora distratta e nelle espressioni che coraggiosamente pure sono avanzate, con motivazioni diverse, nella competizione, proprio per disillusione verso l’attuale politica dei partiti. Il prossimo sindaco, da qualsiasi postazione si affermasse, deve essere da subito visto come il Sindaco della Città. Di tutta la Città. Personalità di questo profilo, ve ne sono. Non in numero alto, certo, ma ve ne sono. Ciò che serve è la volontà di cercarle e la generosità di proporle.

I catanzaresi sono pronti a sostenerle. Soprattutto, dopo il voto. Io confido sinceramente, nella maturità che autorevoli figure del centrodestra, del centrosinistra e del cosiddetto mondo civico, che io conosco per l’accresciuta loro responsabilità, si impegnino in questa direzione ed offrano presto alla valutazione elettorale un quadro della competizione assai semplificato, armonioso e gentile. Uno di quelli che mi faccia dire di aver fatto bene a fare le mie battaglie pur solitarie per Catanzaro, la mia e la nostra Catanzaro, ininterrottamente per tutti i miei anni politici, e a sacrificare ad esse posizioni, pure praticabili, di tipo “ frazionistico”. Ché la Città deve vivere. E sognare. Ancora".

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