Comunali Catanzaro, lettera aperta di Antonio Pascuzzo ai candidati a sindaco: "E la cultura?”

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images Comunali Catanzaro, lettera aperta di Antonio Pascuzzo ai candidati a sindaco: "E la cultura?”

  24 maggio 2022 07:33

di ANTONIO PASCUZZO*

Da Roma, si sentono gli echi lontani, che animano il confronto di ogni campagna elettorale a Catanzaro da quando ho memoria: parcheggi, trasporti, acqua, le scuole fatiscenti, il centro storico, la  sicurezza. Niente di nuovo sotto il sole, salvo il senso di vergogna collettiva che porta ciascuno a marcare le distanze con l’esperienza amministrativa che volge al termine.

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Mi spiace se qualcuno giudicherà l’intervento “fuori luogo” perché l’amore per la città è riservato a chi ha scelto di viverci o solo perché se tutti siamo virologi e esperti di geopolitica ……u sa chi ci mintu ma organizzu nu festival!

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Il desiderio è quello di aprire un dibattito sulle speranze indispensabili come e più della tanto ricercata discontinuità: la CULTURA, per Catanzaro, è una scialuppa di salvataggio, che deve puntare a diventare un’Arca!

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Chi non fosse disponibile per convinzione può fingere di crederci per assenza di alternative: cosa si immagina per la città un futuro industriale? O che il settore trainante possa essere l’allevamento, o l’agricoltura, la pastorizia? Serve analizzare la situazione di partenza, confrontandola con quella in cui versano tante città europee, delle dimensioni e con le criticità di Catanzaro.

Ma più di ogni altra cosa, occorre un determinante cambio di passo, nell’approfondire e studiare, quali siano gli strumenti amministrativi e normativi, che consentano di forzare l’impasse e avviare i cambiamenti improcrastinabili.

Occuparsi di cultura per una pubblica amministrazione non è diverso – per certi versi – dallo scegliere di costruire una strada: comporta scelte tecniche, valutazioni ante operam sugli obiettivi e sui rischi; comporta una spesa, cercare le risorse in base agli obiettivi, fare valutazioni circa l’opportunità o la congruità, ed anche una direzione dei lavori che sappia intervenire in corso d’opera, esattamente come scegliere di riparare le condutture comunali dell’acqua corrente.

La cultura mostra il volto e l’anima di una città, l’indirizzo lo deciderà chi vincerà le elezioni, ma la sua ricaduta non sarà della maggioranza o dell’opposizione, esattamente come le strade che saranno costruite non le percorreranno solo quelli che avranno votato il candidato vincente.

Coinvolgere tutti gli attori di questa filiera, per conoscerne le consolidate problematiche, prospettive, e necessità, ma aggiungere capacità di analisi, visione, strumenti normativi e risorse per modificare lo status quo, al fine di rendere queste attività praticabili, remunerative, gratificanti e soprattutto “CONTINUE” dando, a tutto il settore e all’indotto, una dignità che è quell’elemento indispensabile!

Essa nasce dalla consapevolezza prima di tutto, da parte di chi ha l’onere di governare, di quanto queste attività richiedano certamente competenze e talento, ma anche aggiornamento, occasioni di confronto con tutti gli altri operatori internazionali, e appuntamenti utili a creare occasioni di confronto a Catanzaro!

L’accesso alle informazioni nella vita, come in ogni professione, è la vera ricchezza e il punto di partenza.

Ma non possiamo chiedere ad un pittore o ad un pianista di diventare un amministrativista o un esperto di bandi pubblici!

Occorre supportare gli operatori con una squadra di professionisti, che li supportino nel fundraising, una struttura stabile che sappia essere complementare “ai creativi” fornendo loro supporto e strumenti e che annoveri e faccia crescere quelle professionalità indispensabili a chi fa cultura nel 2022 che tante piccole realtà associative non possono permettersi.

E’ come per i rifiuti ingombranti, oggi è normale pensare che l’amministrazione aiuti i cittadini, che non devono più vagare per la città con una lavatrice sul tetto della macchina alla ricerca di un cespuglio dietro al quale scaraventarla.

Una struttura che si assuma l’onere del coordinamento: che sappia parlare al mondo delle imprese e alle istituzioni culturali, dall’accademia delle belle arti ai conservatori all’ultima nata tra le scuole di musica;

Se questa struttura individua gli strumenti premiali, l’amministrazione potrà inserirli nei bandi pubblici non solo culturali ma di ogni settore, così da incentivare il mecenatismo o far conoscere a tanti imprenditori le agevolazioni sul piano fiscale che può offrire investire in cultura.

Quindi non solo una amministrazione che eroga, ma che abbia l’autorevolezza di pretendere:

Occorre incentivare la disponibilità delle associazioni e degli operatori culturali, a mettere insieme le forze, per un risultato più importante, che sappia almeno immaginare di uscire dagli angusti confini del localismo.

Nessuno minaccia l’autonomia nelle scelte d’identità e artistiche dei singoli operatori festival; nessuna rinuncia alla “sovranità” dei creativi, solo difendere insieme confini comuni e volerli scavalcare insieme: lavorare sulla promozione uniti e sui bacini extraterritoriali, negoziare servizi che servono a ciascuno, una sola volta e a condizioni uguali e migliori per tutti;

Coordinamento dei calendari, un cartello tra operatori come le agenzie sono un cartello degli artisti;

Chi governa decide l’indirizzo politico, e gestisce denaro pubblico, basterebbe iniziare a farlo in un ottica premiale: garantire queste agevolazioni a chi accetta il ruolo di indirizzo. Coordino il Distretto culturale evoluto “Showciaria”: abbiamo “fatto andare d’accordo” i direttori artistici di 7 festival e i sindaci di 19 comuni. Nessuna scoperta rivoluzionaria solo tanto studio delle migliori esperienze, che hanno saputo produrre attività culturali , realizzando al contempo il miglior marketing territoriale in Europa. Penso al Salento, alla Maremma, a Berchidda, alle Dolomiti ed ai tanti esempi europei tra i quali brilla quello di Cotances in Francia.

A Showciaria la condizione per accedere ai fondi, parte dall’armonizzazione del calendario (perché usare i soldi pubblici per farsi concorrenza?)Si premia – con denaro - la produzione artistica e culturale originale; si incentiva la de-stagionalizzazione favorendo le iniziative che i festival organizzano in periodi diversi da quello estivo;  Incentiviamo la produzione di contenuti multimediali, anche con l’obiettivo di promozione del territorio;  Incentiviamo l’utilizzo e soprattutto la formazione del personale residente;

Si appropri Catanzaro del suo ruolo di capoluogo: operi in raccordo con i comuni dell’interland e faccia sistema con le altre città capoluogo, aprendo un tavolo regionale -dimensione minima dell’agire- in cui i fondi pubblici si eroghino solo in ottica premiale. 

L’intera Calabria ha gli abitanti di un quartiere di Roma, Milano e mastica fondi pubblici, 100 volte più ingenti e con risultati francamente sconfortanti.

È corretto ricevere centinaia di migliaia di euro, per finanziare dei concerti da svolgere in un teatro, a sua volta finanziato con i soldi pubblici, e poi far pagare ad una selezione di cittadini un biglietto da 40 o 50 euro? La risposta a questa domanda è parte importante del programma della cultura di una città e di una regione.  Catanzaro e la storia del suo teatro, meriterebbero non le solite periodiche nostalgiche citazioni, ma di essere onorate, attraverso il recupero di metodi e la lettura che concili uno sguardo contemporaneo, con la medesima capacità di visione che ebbero ai tempi del “San Carlino”. Il Politeama ha al suo interno una falegnameria, una sartoria: chi le ha progettate avrà avuto in mente qualcosa? Non me ne vogliano i “gestori”. È la Politica che deve conferire incarichi individuando i risultati e gli obiettivi, altrimenti ritorniamo ai titoli nobiliari.

Occorre investire in produzioni realizzate a Catanzaro, non necessariamente autarchiche o a km zero, occorre invogliare le società di produzioni a farlo a Catanzaro e li l’amministrazione deve rimuovere quegli ostacoli economici che rendono la Calabria esotica ma sconveniente.

Ci sarà inevitabilmente una crescita delle professionalità locali e ritorni economici e di considerazione.

Per 11 anni ho gestito un music club  a Roma senza un euro di contributi pubblici, quando nel 2014 mi chiamarono a dirigere Atina Jazz Festival, che dopo 34 edizioni e tanti debiti lasciati sul territorio, dicevano non potersi svolgere: abbiamo immaginato l’intera città come un club: al The Place di Roma chi pagava il prezzo della cena assisteva, dal tavolo, al concerto, così è nato il progetto  “DO UT JAZZ” grazie al quale se hai cenato al ristorante della città, o pernottato  in un albergo del luogo, o speso in una azienda locale, il tuo scontrino si trasforma in un credito con cui paghi il biglietto d’ingresso. Cosi alberghi, ristoranti e aziende del territorio sono diventate primi sponsor del festival, ed il contributo pubblico è rimasto in loco. La soluzione è stata presentata come modello dalla Regione Lazio al TTG di Rimini e ha ha ricevuto il PREMIO MEI 2014 per l’originale progettazione artistica.

A dirla tutti abbiamo organizzato 2 concerti nel 2018 a Catanzaro entrambi sold out.

Gli amministratori devono avere coraggio e creatività, partendo da una visione aggiornata che tenga conto delle mutazioni sociali intervenute: oggi nemmeno un presepe vivente può essere pensato come fosse il 1970; Occorre avere consapevolezza che i fondi per organizzare eventi culturali, senza una struttura che si occupi solo di questo sono destinati ad assottigliarsi.

E’ cambiato il modo di vivere, rispetto a quando per fare una buona promozione bastava attaccare i manifesti su un muro da contendersi uno strato dopo l’altro a suon di scope e colla; quando l’evento era quello che arrivava “sotto casa” senza scelta, senza alternative;

Siamo alle battute finali di un modello in cui ogni paesino chiede i suoi fondi, e li dilapida finanziando gli amici degli amici, senza arte né parte, pronti ad improvvisarsi per le feste, maghi e ballerini.

Quanto ancora accetteremo che si dia spazio ad operatori che lasciano sistematicamente sul territorio macerie, di decine di migliaia di euro di prestazioni non pagate (autisti, ristoranti, club e alberghi) qualche volta per cialtronaggine è vero, ma più spesso perchè costretti ad offrire ad artisti e produzioni gli  standard e le condizioni che ottengono sul resto del territorio nazionale, quando la Calabria sconta risorse e costi (locali) sui generis rispetto al resto dell’Italia.

Dalla finestra della casa di un amico con cui spesso mi ritrovo a chiacchierare di queste ed altre visioni, si vede il piazzale interno della Caserma Pepe, ogni volta immagino che volano rigenerativo rappresenterebbe per Catanzaro creare una città della cultura proprio lì. Un luogo in cui gli attori di questa scena condividano spazi, tempo, risorse e occasioni.

Le caserme, concepite quando dovevano ospitare migliaia di militari di leva, sono oggi cattedrali spettrali ma anche grandi occasioni di rigenerazione urbana come accaduto a Bari o Alessandria.  Ne parlo a ragion veduta: dal 2015 ho svolto un’attività di recupero che ha consentito la riapertura di un imponente monumento in disuso nel cuore di Roma- Prati, il Museo del Genio, proprio grazie a queste procedure.

Bisogna interrogarsi su cosa siamo oggi: cosa è diventata oggi Catanzaro.

Non è del tutto vero che il centro storico si spopoli: in parte si popola diversamente: durante una edizione di Afarlamare fui attaccato perché facemmo cominciare i concerti del 31 dicembre alle 22:30 senza aspettare che i cittadini catanzaresi -come d’abitudine - attendessero la mezzanotte in casa, per poi recarsi in piazza; risposi che si sbagliavano, perché alle 22: 30 piazza Prefettura era piena di tantissimi residenti Catanzaresi, immigrati senza il conforto delle famiglie, i separati costretti a passare le feste da soli, ed altre categorie senza voce, che ci hanno abbracciato per avere voluto condividere quel brindisi, e perché la città si era accorta di loro. Quello rimane il momento più commovente di quella esperienza.

E dunque basta con le celebrazioni autoreferenziali, con l’abuso del “SanCarlinismo” ma anche basta col vittimismo di provincia, perché in Calabria è difficile: in tante esperienze prestigiose che ho avuto la fortuna di vivere ho ritrovato al mio fianco un geniale ingegnere che vive e lavora e realizza i migliori impianti audio del mondo a Polistena.

Tra i candidati a Sindaco ci sono figure eccellenti, valenti studiosi e galantuomini, ancorati a valori saldi e da me condivisi;

Che siano loro i primi AFARLAMARE, che sappiano, nella terra in cui è passato Ulisse, brandire quell’arco, incutendo rispetto per primi ai proci che dovranno tenere a bada, perché Penelope è stanca di aspettare e non ha più nemmeno i telai per tessere la tela.

*Cantautore avvocato e operatore culturale

 

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