di ENZO COSENTINO
Salvatore Passafaro era stato scelto dal Pd catanzarese per mettere un po’ di ordine e di unità nella rete dei circoli cittadini affidandogli l’incarico di coordinatore. Un momento politico particolarmente delicato e con all’orizzonte l’appuntamento elettorale importante per tutta la comunità catanzarese: le amministrative per eleggere nuovo Sindaco e Consiglio. Dopo mesi di lavoro anche nell’ambito della coalizione di centrosinistra Passafaro che sembrava lanciato verso la segreteria provinciale al Congresso si è “stoppato”. Ma è rimasto nel Partito in ossequio alla sua coerenza politica. Lo abbiamo intervistato per scavare anche verità sul Partito dem e su quanto il partito sia diviso.
Dottore Passafaro, lei da coordinatore cittadino del Pd ha dovuto lavorare per dare al Partito Democratico del Capoluogo un ruolo che via via si era perduto. Quanto è stato difficile tenere unito un Partito come il suo sovraffaticato e perdente nelle sfide elettorali importanti. Ci è riuscito? Gli ostacoli maggiori?
“Fino a dicembre è stato fatto un lavoro positivo e ben riconoscibile. I cinque circoli della città erano uniti e questo ha fatto si che si potesse lavorare su obiettivi chiari e comuni. Siamo stati costantemente sulla stampa affrontando temi e questioni politiche, abbiamo assunto un ruolo primario nella creazione della coalizione di centro sinistra e abbiamo organizzato costantemente assemblee cittadine per confrontarci con i militanti. Purtroppo però questa fase si è incrociata con i congressi che hanno destabilizzato un ambiente che al contrario aveva bisogno di tranquillità per poter affrontare al meglio le elezioni amministrative. L’ostacolo maggiore a mio avviso è stata la mancanza di coraggio di chi ha preferito, per l’ennesima volta, l’equilibrio correntizio alle esigenze dei territori. In ogni caso rivendico i due anni straordinari di lavoro fatto insieme ai segretari di circolo che purtroppo non è stato adeguatamente valorizzato”.
L’incombenza più difficile, politicamente e organizzativamente, quella di arrivare all’appuntamento elettorale con un Pd in salute. Quali mosse importanti ha fatto?
“Come coordinatore, insieme ai segretari di circolo, fin dall’inizio abbiamo lavorato su tre direttive. Rilancio dell'azione politica, proposta programmatica e rapporti con le altre forze politiche. Sul primo punto (nonostante l’handicap di non avere consiglieri comunali) abbiamo cercato di riconquistare uno spazio attraverso delle iniziative pubbliche (tra le quali anche la Festa Democratica) e con una presenza costante sulla stampa, sia denunciando le criticità dell'amministrazione di centro destra, ma anche facendo proposte progettuali. Sul secondo punto abbiamo elaborato una piattaforma sulla qualità della vita (individuando otto politiche pubbliche) e rafforzato tale attività con un sondaggio on line al quale hanno partecipato più di 2.000 cittadini. Infine abbiamo dato impulso alla creazione della coalizione di centro sinistra, poi ribattezzata Nuovo Centrosinistra, con largo anticipo rispetto alle elezioni amministrative. Tutto ciò è stato un lavoro preparatorio per arrivare alla competizione elettorale con un partito quantitativamente e qualitativamente pronto a riconquistare un ruolo primario”.
Con l’indicazione del candidato sindaco dopo una discussa e contrastata Assemblea di iscritti che fece il nome del leader di “Cambiavento”, Nicola Fiorita cominciò una sorta di rallentamento dell’azione Pd anche nell’ambito della coalizione del Nuovo Centro Sinistra. Quali i veri motivi politici del blocco?
“Intanto c'è da dire che la famosa assemblea del 22 dicembre era la quarta in cui gli iscritti discutevano sulle candidature a sindaco (metodo che poi non è stato più utilizzato). Per la prima volta erano i militanti ad indirizzare una scelta importante e, sotto la gestione del coordinamento dei segretari di circolo, siamo stati gli unici ad avviare un reale iter di confronto su questo ed altri argomenti. Non mi risulta che altri abbiano fatto assemblee pubbliche per discutere di queste cose. L'assemblea non fu per niente contrastata e si concluse con l'approvazione all'unanimità di una mozione che rilevava una tendenza favorevole al nome di Nicola Fiorita perché era ritenuto, in quel momento, l’unico che poteva tenere unita la coalizione di centro sinistra. Per ovvi motivi, trattandosi di uno dei quattro capoluoghi di regione che andranno al voto tra qualche mese, per la decisione ufficiale, è stato necessario coinvolgere la segreteria nazionale e aspettare la celebrazione dei congressi che purtroppo subirono dei rinvii provocando instabilità e facendo perdere buona parte del vantaggio di tempo acquisito nei due anni di lavoro precedente. Se invece si fosse riusciti a sciogliere il nodo candidatura nei tempi previsti a quest’ora saremmo stati in campagna elettorale da almeno due mesi con un vantaggio che gli avversari difficilmente avrebbero colmato.
Giocare di contropiede sembra essere il suo forte, anche se poi al “momento del gol” si ferma. Come nella candidatura a segretario provinciale. Chi o cosa l’hanno frenato?
“Più che di contropiede, soprattutto per le elezioni comunali, avevo tentato di sfruttare al massimo il fattore tempo considerando che dalle notizie che avevamo, il centro destra era totalmente ingolfato e incapace di trovare una sintesi in tempi brevi. Tutto ciò che facevamo, sia come partito sia come coalizione, era adeguatamente ponderato e valutato in base alle condizioni che man mano si verificavano. Con gli altri partiti e movimenti di centro sinistra in una prima fase abbiamo lavorato per rafforzare i rapporti all’interno dello schieramento in modo da anticipare tutti sul tempo con un blocco unito, tant’è che le altre autocandidature non sono riuscite a scalfire l’unità della coalizione, mentre il centro destra si è liquefatto. Sul congresso provinciale ho semplicemente preso atto che non c'erano le condizioni per continuare quel percorso anche per varie criticità relative alle regole congressuali modificate in corso d’opera. Ho quindi preferito favorire un percorso unitario piuttosto che andare a denunciare alcune cose che avrebbero finito per indebolire o destabilizzare ulteriormente il partito (come nel caso della federazione di Cosenza) in prossimità delle elezioni nella mia città. Io ritengo che difronte all’impellenza di una sfida come quella di Catanzaro le ambizioni personali vadano messe da parte e però evidente, viste anche le importanti defezioni di storici militanti e di alcuni segretari di circolo (che non possono essere liquidate con superficialità), il lavoro di ricostruzione del partito è ancora lungo e complicato”.
Indicazione del candidato sindaco: più spezzoni del Pd avrebbero voluto che avvenisse nell’ambito di una consultazione o primarie aperte? Perché non si è accolta la proposta?
“Sulle primarie o su altri tipi di consultazioni si è fatta molta retorica e c’è stata anche molta ipocrisia. Di primarie di coalizione ne discutemmo a novembre sia in coalizione, sia in assemblea del Pd, ma non mi risulta che i candidati rimasti in campo le volessero affrontare (a parte Nicola Fiorita). Alcuni candidati a sindaco addirittura ne contestavano l'istituto stesso ribadendo che la scelta dovesse avvenire attraverso un tavolo politico. L’errore di molti è stato quello di ignorare o di sottovalutare l’esistenza della coalizione, tant’è che nessuno ha ritenuto opportuno confrontarsi con essa, ma tutti cercavano la benedizione del Partito Democratico. Noi abbiamo fatto di tutto per coinvolgere quanto più possibile la base del partito anche proponendo delle consultazioni interne (alle quali non ha voluto partecipare nessuno a parte il solito Nicola Fiorita). Tutto ciò però appartiene ormai al passato, ora è importante evidenziare le cose positive come ad esempio una coalizione unità, il senso di responsabilità di personalità come Aldo Casalinuovo, uno schieramento di centro sinistra totalmente rinnovato e che conta sulla presenza di tanti giovani”.
Inutile aggirare l’argomento: il Pd deve far fronte ad una prima battaglia elettorale focalizzata su uno scontro inevitabile Nicola Fiorita- Valerio Donato. Il voto dei dem è fortemente divisibile. Recupererete chi vi ha lasciato?
“Io credo che il quadro sia abbastanza chiaro. Il centro sinistra ha un candidato a sindaco unitario che è Nicola Fiorita. Dall’altra parte c’è il centro destra ‘classico’ che in virtù del fallimento politico e amministrativo degli ultimi dieci anni, non riesce a trovare una sintesi e rischia l’estinzione qualora decidesse di diluirsi nello schieramento di Donato. Quest’ultima è una coalizione civica ‘trasversale’ formata prevalentemente da uscenti e simpatizzanti del centro destra. Io non credo nel civismo o meglio, credo che il civismo sia importante e utile nella misura in cui trova punti di sintesi con i partiti politici. Pensare di amministrare senza un retroterra culturale e ideologico ben preciso porta solo contraddizioni e instabilità. La sfida che bisogna portare avanti è quello di promuovere i valori progressisti, riformisti e ambientalisti all’interno dell’amministrazione comunale e partendo da essi riuscire a migliorare la qualità della vita delle persone. I cittadini devono sapere che votando per il centro sinistra si vota un’idea, votando gli altri si finisce per votare un ‘sistema’ creato ad hoc solo per motivi elettorali. Nicola Fiorita non si è autocandidato, ma è il risultato di un lavoro progettuale che mette al centro la città in un’ottica di crescita del capoluogo di regione. Non possiamo rimanere ai margini delle dinamiche politiche nazionali, ma dobbiamo farne parte, cercando di uscire da un provincialismo imperante che viene rafforzato proprio da fenomeni come il trasversalismo e l’opportunismo politico”.
Una ultima domanda: In che ruolo lei tornerà in pista? Il Pd riuscirà a presentare una lista tutta sua con il simbolo?
“Sarò in pista come candidato a consigliere comunale in una lista a sostegno di Nicola Fiorita perché sono convinto che in questo momento tutti coloro che voglio liberare la città dalla cattiva politica del centro destra e resistere all’assalto dei loro nuovi ‘epigoni’ (che hanno come obiettivo la rinascita di un vecchio sistema politico morente), devono farsi coraggio e scendere in campo. L’attivismo delle persone è fondamentale per la ripartenza del capoluogo di regione, è il primo passo per rinnovare la politica cittadina e aprire nuove prospettive per il futuro. La nostra è una città che deve fare un salto di qualità e che deve riscoprirsi una città europea in grado di soddisfare i bisogni della gente. In consiglio comunale, tra le altre cose, si deve poter discutere di conciliazione dei tempi di vita e lavoro perché le famiglie sono in difficoltà nel gestire la propria occupazione, le esigenze dei figli e la vita privata, si deve poter discutere di mobilità e di come far spostare più velocemente i cittadini attraverso l’adozione di una ‘politica dei tempi’ in base alla quale cercare di coordinare gli orari del trasporto pubblico, con quelli delle scuole, con l’università e il lavoro, bisogna discutere su come risolvere i problemi della rete idrica e della depurazione, su come fa ripartire l’economia cittadina ad esempio con la creazione dei distretti del commercio e dell’artigianato, come diventare una città più solidale partendo dalla creazione di spazi cimiteriali per laici e religioni diverse da quella cattolica, si deve parlare di urbanistica tenendo presente che non si può migliorare la qualità della vita delle persone se queste continuano a vivere e muoversi nei medesimi spazi soprattutto in riferimento alle periferie. Questi e altri temi li abbiamo affrontati con i segretari di circolo negli ultimi due anni, ma il PD non ha saputo valorizzarle. E’ però importante portare quell’esperienza in consiglio comunale e parlare di tante altre cose importanti che hanno impatto diretto sul benessere delle persone e delle quali finora non si è mai parlato e chi poteva, evidentemente, non lo ha voluto o saputo fare.”
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