di ANTONELLO TALERICO*
Ho letto con attenzione le critiche e le uscite pubbliche di alcuni esponenti parlamentari calabresi della Lega con riferimento alla Delibera adottata dalla giunta Regionale in tema di concessioni balneari.
Non le condivido e spiego il perché.
Così come è chiaro che il Ministro Salvini non avesse proprio letto il deliberato della Giunta calabrese (altrimenti non lo avrebbe definito atto simbolico), è altresì evidente che i parlamentari Leghisti di Calabria dimostrano con i loro commenti (parlano di iniziativa elettorale) una totale ignoranza sui contenuti della Direttiva Bolkestein, delle pronunce del Consiglio di Stato, della giurisprudenza della Corte di Giustizia, della Legge n. 118/22, del Codice della Navigazione.
Oltre a ciò è evidente come i medesimi parlamentari leghisti di Calabria (oggi critici sulla soluzione del Presidente Occhiuto) non conoscessero neanche il contenuto della proposta di Legge depositata proprio dal gruppo regionale della Lega che, evidentemente disconoscendo l’art. 117 della Costituzione e le procedure di tecnica legislativa, sconfinavano nella competenza esclusiva dello Stato (ove la Regione certamente non può legiferare), con certezza di subire una opposizione per la palese incostituzionalità delle norme, che avrebbe riconosciuto anche un non laureato in Legge!
Il provvedimento adottato dalla Giunta (votato anche da un assessore della Lega, forse neanche questo sapevano?), diversamente dalla Legge che avrebbero voluto adottare i consiglieri della Lega, non è tecnicamente un atto suscettibile di essere impugnato. La delibera di giunta (definita dai parlamentari leghisti iniziativa meramente elettorale e simbolica) è piuttosto uno strumento operativo di indirizzo fondamentale, in attesa delle soluzioni del Governo nazionale, per le singoli amministrazioni comunali e per consentire la imminente stagione balneare.
I criteri ed i principi utilizzati dal Presidente Occhiuto sono quelli dell’interesse transfrontaliero certo, della scarsità della risorsa e della correlata valutazione da parte delle amministrazioni locali, giungendo alla conclusione che in Calabria non SUSSISTE SCARSITA’ DELLA RISORSA E, PERTANTO NON VI E’ NECESSITA’ DI APPLICARE LE RIGOROSE MAGLIE PROCEDURALI DELLA BOLKESTEIN.
Del resto, anche il Governo Meloni attraverso l’istituzione di un comitato tecnico-consultivo sta lavorando sulla valutazione della scarsità della risorsa spiaggia al fine della disapplicazione della direttiva Bolkestein, laddove possibile.
Quello che dice il Presidente Occhiuto è chiaro, poichè in Calabria la risorsa spiaggia che risulterebbe “occupata” dai concessionari è ben al di sotto del 13% (addirittura si parla anche sotto il 10%), non vi è motivo per applicare la Bolkestein.
Difatti, è assurdo applicare la direttiva comunitaria in una Regione come la nostra, dove circa il 90% delle spiagge sono “libere”, nel mentre in alcune Regioni, quali Emilia-Romagna, Liguria e Campania oltre il 70% delle spiagge sono “occupate”.
E’ chiaro quindi che in Calabria deve esservi analoga opportunità di sfruttamento e sviluppo economico che opera nelle altre Regioni d’Italia, anche a tutela dell’ambiente, dell’utenza e degli operatori balneari !
Si aggiunga che la soluzione dell’esecutivo calabrese pone altra fondamentale questione, quella di una compiuta effettuazione di una ricognizione straordinaria in ordine alle concessioni demaniali rilasciate ma non attive, per le quali le amministrazioni comunali interessate dovranno provvedere ad avviare i procedimenti di decadenza. In sintesi, è giusto che si preveda, per chi ha ottenuto la concessione demaniale sulla carta senza mai “esercitarla”, una decadenza a vantaggio di altri concessionari produttivi.
Sotto altro aspetto la giunta regionale ha ritenuto di dover demandare alle amministrazioni comunali la valutazione attuale in ordine alla sussistenza della scarsità della risorsa, da effettuarsi con riferimento:
a) all’estensione delle aree demaniali di propria competenza, riservate all’uso pubblico ed alla pubblica balneazione, ai fini dell’accertamento del rispetto dei limiti posti dalla legislazione regionale.
b) all’esistenza di aree disponibili sufficienti a permettere lo svolgimento della prestazione di servizi anche ad operatori economici diversi da quelli attualmente “protetti” dalla proroga ex lege.
Alla luce di quanto sopra ed a parte l’uscita infelice e populista di alcuni esponenti della Lega di Calabria, verrebbe da chiedere se costoro abbiano assunto tale posizione inspiegabilmente critica perché anti-europeisti, o perché antimeridionalisti (in quanto sembrano non condividere che la Calabria debba avere le medesime opportunità delle regioni del Nord), o perché semplicemente scarsamente attrezzati sotto il profilo della tecnica legislativa, interpretativa ed esecutiva delle norme e delle procedure applicabili in sede materia.
Con una tale impostazione si crea solo molta confusione e, magari la vera iniziativa elettorale è proprio quella di questi impavidi commentatori che bene farebbero a studiare e ad approfondire il tema prima di fare uscite pubbliche populistiche e contraddittorie.
Del resto, la soluzione prospettata da questi esponenti della Lega calabrese, che suggerivano di attendere il Governo nazionale, denota tutta l’improvvisazione di questo intervento estemporaneo.
Il Presidente Occhiuto ha deciso di adottare un deliberato che già altre Regioni potrebbero “copiare”, riaccendendo un dibattito su un tema importante e rispetto al quale dovrà misurarsi anche il Governo nazionale. Quindi alla fine questi esponenti della Lega cosa hanno voluto dire ?
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