L'area non era edificabile come sostenevano i proprietari, che avevo chiesto un salato indennizzo al Comune, ma è risultata essere classificata come F2, destinata ad attrezzature di interesse pubblico
04 gennaio 2023 12:37di PAOLO CRISTOFARO
Si è conclusa positivamente per il Comune di Squillace la vicenda dell'esproprio in sospeso dal 2004 nella zona Lido. Il terreno, dove ora sorge una scuola materna e un parco giochi, era stato sottratto ai proprietari senza tuttavia concludere la procedura amministrativa di esproprio prevista. Gli stessi, a distanza di anni, avevano chiesto un salato indennizzo all'amministrazione, sia dinnanzi al Tar che al Consiglio di Stato. La somma richiesta inizialmente oscillava tra i 250 e 400mila euro circa, ma ora l'Ente, in base alla sentenza emessa ieri proprio dal Consiglio di Stato, è tenuto a pagare soltanto 51mila euro. La decisione dopo alcune perizie, l'ultima delle quali affidata all'Agenzia delle Entrate, volte a stabilire l'effettivo valore del terreno, che i proprietari insistevano a definire edificabile e che, invece, non lo era.
Soddisfazione da parte dell'amministrazione comunale e in particolare del vicesindaco, Stefano Carabetta, con delega al contenzioso dell'Ente. Carabetta ha diffuso una nota a conclusione della vicenda. "Il Supremo Consiglio di Giustizia Amministrativa, con decisione pubblicata ieri, 3 gennaio 2023, ha riformato la sentenza di primo grado del Tar Calabria di Catanzaro stabilendo che l'indennizzo deve essere determinato nella misura di 51.400 euro, mentre in primo grado il Tar aveva stabilito un indennizzo di 248mila euro (la stima del CTU iniziale arrivava addirittura a 469mila)", scrive nella nota il vicesindaco Stefano Carabetta, che aggiunge come la controparte sia stata anche condannata alla refusione delle spese processuali del doppio grado di giudizio.
Dalle verifiche ulteriori, eseguite dopo la costituzione in giudizio dell'Ente, è emerso come l'area espropriata sia classificabile come F2, ovvero zona per attrezzatura d'interesse comune. "Ha così trovato piena conferma la tesi che, senza falsa modestia, ho personalmente sostenuto sin dall'inizio nella controversia in parola, allorquando ho insistito - con apposito quesito scritto - sulla natura non edificabile del bene al fine di far rideterminare l'indennizzo", prosegue Carabetta. "Nella mia qualità di vicesindaco e assessore alla legalità del Comune di Squillace, esprimo la mia soddisfazione per l'esito favorevole che ovviamente si traduce in un notevole risparmio per gli squillacesi (circa 200mila euro). Desidero per questo attestare la massima stima per gli avvocati Domenico Calderoni e Alessandro Consolo, nonché per l'ingegnere Felice Marascio, i quali tutti hanno profuso il massimo impegno", continua la nota.
Non mancano, nella stessa nota diffusa alla stampa, critiche anche alle opposizioni e a quanti si erano espressi sul giudizio in questione. "Allo stesso tempo non posso fare a meno di osservare che analogo contributo costruttivo è mancato da parte di altri, semplici cittadini o consiglieri comunali attuali e passati, i quali probabilmente non hanno davvero a cuore l'interesse della nostra Comunità, bensì perseguono l'obiettivo della polemica e dell'accusa a ogni costo con illazioni e congetture degne di giudizi sommari", rimarca Carabetta. "Lo dico perché, proprio nella vicenda descritta, mentre ho dedicato le mie energie e le mie competenze professionali per capire come cercare di risolvere al meglio la controversia, altri hanno unicamente dedicato tempo e forze - sin dai primi comizi dell'ultima campagna elettorale - alla strumentalizzazione politica se non alla calunnia vera e propria", prosegue. "Il mio impegno - al pari di quello del Sindaco Muccari e dell'intera amministrazione in carica - per il bene di Squillace ovviamente continuerà a prescindere", conclude.
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