Concorsi 'truccati' all'Università di Reggio Calabria, rettore e prorettore scelgono il silenzio davanti al gip

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La sede dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria
  26 aprile 2022 16:45

Hanno scelto di non rispondere alle domande del gip Vincenzo Quaranta, il rettore dell’Università ‘Mediterranea’ di Reggio Calabria, Marcello Zimbone, e il pro-rettore Pasquale Catanoso, interdetti dalle funzioni la scorsa settimana con l’accusa di gravi reati contro la pubblica amministrazione nell’esercizio del loro mandato. I due massimi esponenti dell’Università reggina, per i quali la procura della Repubblica guidata da Giovanni Bombardieri aveva chiesto gli arresti domiciliari, sono indagati assieme a altre 52 persone, tra docenti, ricercatori e funzionari amministrativi dell’ateneo, a seguito di un’indagine condotta dal comando provinciale della Guardia di Finanza durata quasi tre anni e scaturita  da una denuncia depositata dall’architetto Clara Stella Vicari Aversa, per il mancato riconoscimento di un dottorato di ricerca.

Per Marcello Zimbone, rettore in carica, cinque giorni fa  il gip Quaranta ha imposto una interdizione di dieci mesi; dodici mesi più quattromila euro di sequestro, per Pasquale Catanoso; sei mesi per Ottavio Salvatore Amaro, ex direttore generale; quattro mesi per Adolfo Santini, direttore del dipartimento di ingegneria e architettura; quattro mesi per Massimiliano Ferrara, direttore del dipartimento di economia e giurisprudenza; quattro mesi per Antonino Mazza Laboccetta, del dipartimento di giurisprudenza e area Tecnica, e due mesi ciascuno per i funzionari amministrativi Alessandro Taverriti e Rosario Russo. Dalle intercettazioni ambientali e telefoniche è emerso uno spaccato “a dire poco disarmante”, scrive il gip Quaranta, con “l’utilizzo di criteri idonei a garantire un trattamento favorevole ai singoli candidati scelti direttamente o a seguito di segnalazione. E con "l’invito" alla ricorrente Vicari Aversa a “aspettare il proprio turno e di rinunciare ai ricorsi al Tar ed al Consiglio di Stato”, che la professionista ha vinto in entrambi i gradi di giurisdizione e che non sono stati sufficienti a renderle giustizia

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