di ANTONIO NICOLETTA
“La guerra è una lezione della storia che i popoli non ricordano mai abbastanza”. Parole più che mai oggi così veritiere, perché tante sono le guerre che ci sono per il mondo. Purtroppo nella notte fra il 23 e il 24 febbraio, se ne aggiunta un’altra, quella in cui la Russia ha iniziato il processo di invasione dell'Ucraina. È innegabile che il conflitto alle nostre porte ci ha “stravolti”, coinvolgendoci profondamente, ma non per questo ci ha fermati.
Con una inarrestabile gara di solidarietà migliaia di famiglie italiane, tutte le diocesi con le loro canoniche hanno aperto le porte di casa per accogliere donne e bambini ucraini in fuga, insieme ad una catena di raccolta di farmaci, abiti, generi di prima necessità.
la massima disponibilità a fornire materiali e aiuti umanitari.
Facendo un primo elenco, solo per categorie, parliamo di associazioni del Terzo settore, collettivi di volontari, grandi organizzazioni come l’Unicef, Lions, Rotary, Caritas diocesana, medici e pediatri, scuole e università, enti di stampo religioso e laico che si sono mobilitati per dare un sostegno concreto. Una gara di solidarietà fatta di tanto impegno e tanto coraggio.
L’unica nota dolente è stato scoprire che mentre noi italiani stiamo cercando di alleviare questa sofferenza del diventare “profugo”, nel dover accettare il dolore del distacco dai mariti, dai genitori, dalle proprie cose, dalle proprie case e soprattutto dalla propria terra, gli ucraini che vivono nel nostro paese ormai da tanti anni invece di aiutare la loro gente ne approfitta, non ha pietà della loro condizione, purtroppo il “dio denaro” ha preso il sopravvento, hanno pensato bene di “apparire” invece che “essere sostanza”. Non serve a nulla fare grandi manifestazioni pro Ucraina quando poi, ad esempio, c’è bisogno di concretezza con l’iter burocratico, infatti come tutti ben sanno è urgente oltre che importante avere in minor tempo le traduzioni dei documenti, in quel momento come si suol dire “casca l’asino”, perché vi chiederete, bè presto detto se non vengono pagate queste traduzioni non verranno fatte. Allora ci si chiede ma che amore patriottico è questo?
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