Congresso regionale Fadoi Calabria, confronto e formazione per i medici internisti

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Il professore Dario Manfellotto
  12 novembre 2022 13:38

di FRANCESCO IULIANO

Si rinnova l’appuntamento con la formazione degli internisti calabresi di Fadoi che nel fine settimana si sono dati appuntamento per una due giorni dedicata alle patologie che impegnano quotidianamente i sanitari.

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Decine i professionisti che hanno offerto il loro contributo alla formazione e che si sono alternati sul podio della sala congressi dell’hotel Perla del Porto nel quartiere Lido.

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Organizzatore scientifico, il presidente di Fadoi Calabria, Raffaele Costa. 

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“Questa nuova edizione del convegno regionale Fadoi Calabria - ha commentato Raffaele Costa (nella foto in basso) -, persegue la nostra costante necessità di incontrarci, di proseguire nello studio di queste aree tematiche tanto diffuse quanto impegnative, e di poterci confrontare, tra specialisti della complessità e con le varie figure professionali impegnate nei difficili ruoli in ospedale e sul territorio, nel solco di un dialogo da sempre aperto, leale, amichevole, grazie al quale ognuno di noi conserverà nel proprio bagaglio qualcosa di nuovo, unitamente al piacere di essersi sentito parte integrante ed attiva della pregevole famiglia Fadoi calabrese. Un appuntamento estremamente gradito da noi internisti specialisti della complessità perché sentiamo fortemente la necessità di confrontarci su quelle che sono le problematiche nostre e del paziente complesso che, per definizione, reca con sé diverse patologie ed alle quali si è aggiunto l'effetto del Covid, determinando quella che è una sindemia. Cioè alla pandemia si sono associati i problemi delle malattie croniche che hanno fatto diventare il paziente ancora più complesso. Paziente che nel 70 per cento dei casi è gestito dagli specialisti di medicina interna”. 

Un appuntamento che ha visto la presenza  anche del presidente nazionale della Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi), Dario Manfellotto.

“Quella dell’internista - ha detto - è una figura poco conosciuta ma che sta diventando sempre più nota. Uno specialista delle malattie complesse, dei casi complessi. Dei casi difficili che coinvolgono  prevalentemente quei pazienti che hanno bisogno di diagnosi un po' integrate, difficili”. 

Diagnosi che sono state più impegnative in occasione dei due anni di pandemia. Un contributo, quello offerto dagli internisti, che il professore Manfellotto non ha esitato a definirlo “enorme. Nel periodo del Covid abbiamo curato il 70 per cento dei pazienti  ricoverati negli ospedali con covid. In tutti i centri ed in tutti gli ospedali, il coordinatore era sempre un internista, proprio per la capacità di mettere insieme le varie competenze, di saper gestire le situazioni più complesse”. 

Un impegno che necessita di una adeguato riscontro anche da parte del nuovo Governo nazionale. “Come categoria - ha aggiunto Manfellotto -  siamo sempre stati molto propositivi se si considera che gli ultimi due decreti sulla ricerca a firma del ministro Lorenzin sono stati in parte ispirati dalle nostre riunioni in cui abbiamo coinvolto oltre 200 fra istituzioni ed associazioni di ricerca, proprio sui temi fondamentali per riorganizzare il settore della ricerca in Italia che non è soltanto un problema di finanziamenti ma anche quello di realizzare condizioni migliori per fare ricerca. Una ricerca che conviene gli ospedali perché, i farmaci che vengono utilizzati determinano un enorme risparmio per gli ospedali e, nello stesso tempo, il paziente ha a disposizione, anticipatamente, i farmaci salvavita o farmaci molto moderni. Ricerca che deve essere aiutata e no contrastata. Abbiamo norme burocratiche, in particolare in tema di privacy, che sono devastanti e che rallentano enormemente i nostri studi”.

Sulla riforma degli ospedali e sulle disponibili economiche che potrebbero arrivare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha commentato dicendo che “per l'organizzazione della sanità, molto viene puntato sulla riforma territoriale e quindi sulla possibilità di mettere nel territorio servizi a disposizione della popolazione generale. Purtroppo nel Pnrr non si parla di ospedale. Il governo ha emanato il decreto ministeriale numero 77 che ha normato le case di comunità e gli ospedali di comunità non specificando, però, quale debba essere il rapporto con l’ospedale, con la medicina interna che è l'elemento cardine. Come internisti, siamo molto impegnati sui vari tavoli con il Ministero proprio per cercare di dare un'anima a questo nuovo decreto che riteniamo che dovrà rivolgersi a tutte le componenti del servizio sanitario nazionale”

 

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