
È fatta! Il calendario di Arte e Poesia dellˈAccademia dei Bronzi, giunto alla dodicesima edizione, come da programma concordato da Vincenzo Ursini con lˈamministrazione comunale di Petrizzi, è stato distribuito gratuitamente nel corso di un incontro promosso dal sindaco Giulio Santopolo, con la collaborazione degli assessori Antonella Paonessa e Jessica Alì.

Ursini, nella qualità di presidente del sodalizio culturale catanzarese che ha curato la pubblicazione, ha infatti consegnato all’amministrazione comunale tutte le copie del calendario con l’obiettivo di destinarle agli studenti e ai cittadini del territorio.
«Il calendario dell’Accademia dei Bronzi – ha sottolineato la poetessa Francesca Misasi - torna ad accompagnarci per tutti i mesi dell’anno nella sua crescente attualità e con la consueta e raffinata eleganza che lo ha sempre contraddistinto. È un viaggio editoriale avvincente, un’esperienza di lettura e d’immagini, arricchita da nuovi particolari, che restituisce, al lettore, bellezza, armonia, emozione, colori e cromie evanescenti, brandelli di vita e stralci di storia, creando un ponte simbolico tra passato e presente.»
«Quest’anno, la pubblicazione, - ha aggiunto Ursini - oltre a poesie e immagini di quarantaquattro autori italiani, contiene diverse foto, scelte da una corposa collezione di Antonio Fortebuono.»

«Sono fotografie – sottolinea Misasi – incasellate tra le pagine con struggente armonia e dove lo sguardo indugia volentieri portando a galla ricordi indimenticabili e intensi perché a volte una bella fotografia racconta una storia, un luogo, un evento, uno stato d’animo, è più potente di pagine e pagine scritte. Sono immagini rare del secolo scorso, un piccolo tuffo all’indietro a stanare ricordi e nostalgie, rivivere momenti dimenticati allertando i sensi per respirarne il profumo e riassaporarne l’intensità.»
«Questi, prosegue Ursini, gli autori che hanno offerto le loro opere e che ringrazio per la qualificata collaborazione: Aiello Franca, Autunno Ettore, Bandiera Roberta, Bianco Antonietta Angela, Biasuzzo Sabina, Bonaparte Elisabetta, Calabrese Antonio, Campagna Epifania Graziella, Capria Francesco Saverio, Celeste Giusy, Chiappetta Angelo, Chiarella Giovanni, Colicchio Maria Rosaria, D’Amico Francesco, Domeniconi Chiara, Donato Sebastiano Bernardo Ciddio, D’Urso Marino, Fortebuono Antonio, Franzè Antonio, Furchì Modesto Schiariti, Gabrieli Claudia, Galati Giuseppe, Gerbino Salvatore, Intermite Maria Rosaria, La Moglie Salvatore, Manca Marinella, Marino Bruna, Massarini Domenico, Mazza Mauro, Misasi Francesca, Nicolazzo Silvana, Palazzesi Gianni, Panetta Rosita, Pellegrinelli Monia, Pizzolongo Patrizia, Pometti Pietro, Prigiobbe Mauro, Primavera Annamaria, Ranieri Anna Rachele, Rosanò Ugo, Spataru Liliana, Tagliani Caterina, Ursini Vincenzo, Valeriano Antonella, Vespari Marco.»
«Come amministrazione comunale – ha dichiarato il sindaco Giulio Santopolo – siamo particolarmente grati per questo prezioso dono di Vincenzo Ursini, personalità che non ha certo bisogno di alcuna presentazione, fine e colto letterato di alta statura intellettuale e morale, nonché una delle voci più autentiche e autorevoli dell’odierno panorama letterario nazionale. Il calendario che ha dedicato a Petrizzi è un’opera di straordinaria fattura in cui poesia, pittura, fotografia, parole e immagini, si fondono magistralmente dando vita a una palpabile sinergia sensoriale.»
«Sono 12 pagine – ha aggiunto l’assessore e vicesindaco Antonella Paonessa – che lasciano il segno nella mente e nel cuore di chi legge, ma soprattutto, dei nostri concittadini.»
«Altro elegante e pregevole tocco innovativo, - evidenzia la professoressa Misasi - è l’inserimento per ogni pagina del mese, di dodici meravigliose poesie a tema, di alcuni dei poeti più rappresentativi ed emblematici del panorama letterario internazionale, proprio perché il calendario è destinato anche agli studenti del territorio. Voci autorevoli, di ampio respiro poetico ed emozionale (Camillo Sbarbaro, Giuseppe Ungaretti, Cesare Pavese, Anna Frank, Giorgio Caproni, Gianni Rodari, Eugenio Montale, Federico Garcia Lorca, Luigi Pirandello, Vincenzo Caldarelli, Giovanni Pascoli, Umberto Saba), un concentrato di versi impareggiabili e inestimabili che amplificano quella contaminazione, quell’incrocio totale tra la grande poesia e la vita. Da non dimenticare, altresì, la straordinaria raffinata e iconica veste grafica, un valore aggiunto che mette in risalto la forza espressiva delle immagini, dei colori e delle parole, offrendo, dal punto di vista ottico, una ragguardevole, penetrante e gradevole soluzione visiva. Un Calendario quindi, fresco e innovativo che celebra, con garbo e competenza, i valori dell’Arte e dell’emozione laddove salgono in cattedra la bellezza della Natura, la saggezza del passato, gli affetti, il dolore, i luoghi del cuore ma anche il non voler rassegnarsi a un presente inaridito, non più capace di sognare e di provare emozioni. Ma il Presidente Ursini, da sempre impegnato nel promuovere i valori dell’Arte e della Poesia, consapevole che la Cultura è e deve diventare motore di sostenibilità sociale, soprattutto quella che implica la valorizzazione dei piccoli borghi, non poteva non rendere omaggio alle proprie radici, ovvero, al fiorente borgo di Petrizzi, celebrandone la storia, i ricordi e la bellezza. Un borgo ameno al quale l’Accademia dei Bronzi, in collaborazione con il punto d’incontro culturale “La Ritornanza” di Petrizzi, hanno voluto dedicare, questo splendido calendario.»
Ursini ha infine indirizzato un particolare ringraziamento all’artista catanzarese Giovanni Chiarella, che, sulla base di una vecchia foto degli anni ’40, ha realizzato una preziosa ricostruzione pittorica della Chiesetta di Santa Caterina di Petrizzi, distrutta dall’alluvione del 1952 e ora è solo un piccolo rudere.
L’artista ha saputo far rivivere sulla tela, consegnandone testimonianza, tutta la spiritualità, la grazia, il sentimento religioso, di questa affascinante chiesetta, sicuramente, nel passato, uno degli emblemi più rappresentativi del borgo. Non nuovo a queste esperienze e con la raffinatezza che lo distingue, Giovanni Chiarella ha saputo proiettare il passato sul presente, con sapienti e magistrali tocchi di luce e un’efficace riproduzione scenica. «Un dipinto – ha evidenziato Francesca Misasi - dal sapore antico che rappresenta, per il paese di Petrizzi e la sua gente, un piccolo atto d’amore per ricordare e testimoniare un valore perduto.»
Queste le singole motivazioni, redatte dalla professoressa Francesca Misasi:
Aiello Franca
per l’opera: Silenzi che fanno rumore.
Una poesia suggestiva e meditativa che volge lo sguardo nella profondità dell’anima per cercare, nella solitudine feconda del silenzio, la strada della verità e del vero significato della vita. Per la poetessa solo attraverso lo strumento d’ascolto del silenzio si può comprendere se stessi e la negatività di un mondo distruttivo in cui a dominare è l’orrore, un mondo dove spesso pagano i bambini per le colpe di un sistema sbagliato. Una lirica fine, dall’indubbia potenza visiva, cesellata con versi profondi di particolare rilevanza tematica, dove tra la parola che si focalizza nel verso e la realtà, vi è una incisiva correlazione emozionale.
Autunno Ettore
per l’opera: Guerra e confini.
Versi autentici, vigorosi e penetranti che scardinano le pareti dell’ovvio, attraversati da un codice lirico crudo e una illuminante sensibilità espressiva, mostrano le atrocità della guerra, le ingiustizie e le prepotenze perpetrate ai danni dei più deboli, dei bambini e degli indifesi. Versi scolpiti su eleganti metafore che urlano nella “guerra delle croci e dei pianti dei bambini”. Una poesia che vibra di una rara e profonda energia emozionale, commisurata a un linguaggio d’inusuale intensità che tocca nel profondo.
Bianco Antonietta Angela
per l’opera: Verso alla bellezza.
I versi, sostenuti da un ritmo fluido e accattivante, rivelano, in questa bellissima poesia, un pulsare d’intense emozioni. Una composizione fresca, aulica dove la poetessa ricama, con originalità e indubbia qualità stilistica, una trama di sentimenti d’amore verso il proprio paese che celebra, con fine lirismo espressivo e con immagini, luoghi e versi di apprezzata bellezza compositiva.
Bandiera Roberta
per l’opera: Il paese in festa.
Una poesia limpida, di vibrante tenerezza espressiva dove i versi, delicati e ritmici, ricchi d’immagini e raffigurazioni suggestive, potenziati dall’uso di anafore ed eleganti metafore, riflettono tutto il folclore di un paese in festa. Un’avvolgente e delicata coreografia d’insieme inoltre, miscela, attraverso la linearità dei versi, i sentimenti di gioia, stupore, partecipazione che la poetessa vive con struggente emozione.
Biasuzzo Sabina
per l’opera: Via Jogna, 5.
Una lirica singolare, rievocativa, che dona voce al bellissimo ricordo di un luogo molto significativo e caro alla poetessa nonostante vi abbia vissuto solo per un certo periodo di tempo. Una poesia dai toni ricercati ed eleganti che, attraverso scenari e immagini di suggestiva e raffinata armonia figurativa, crea, nel lettore, un’esperienza che diventa viaggio sensoriale ed emozionale.
Bonaparte Elisabetta
per l’opera: Il cuore del mare.
Una lirica pervasa da una grande energia emotiva dove domina e batte, con elegante enfasi ritmica, il cuore del mare. Una scenografia suggestiva fa da sfondo a versi di icastica bellezza laddove la poetessa accosta il battito del suo cuore a quello del mare o quando lo sente nelle sue lacrime o scivolare, come una carezza, sulla sua pelle. Una poesia esaltante, avvalorata da uno stile elegante, pervasivo, strutturato su immagini autentiche e accostamenti di pregevole fattura espositiva.
Calabrese Antonio
per l’opera: Petrizzi tra due mari.
Una scenografia suggestiva ed affabulante, suffragata dal ritmo coinvolgente di versi per lo più in rime baciate e di apprezzata sapienza compositiva, acclara una poesia intensa e vibrante dedicata allo splendido borgo di Petrizzi. Il poeta, attraverso la potenza visiva della parola, accarezza, con versi coinvolgenti e pregevole competenza espressiva, ogni angolo del borgo lasciando emergere tutta la sua armonica bellezza. Una lirica intensa, sorretta da una metrica fluida ed esplicativa.
Campagna Epifania Graziella
per l’opera: Amore e dolore.
Una emozionante e coinvolgente poesia in cui affiora, con malcelata malinconia, la tristezza di una perdita, un abbandono di cui la poetessa continua a sentire la mancanza. I versi, sorretti da un codice lirico florido, autentico ed intenso, sgranano ricordi e solitudine affidandosi ad immagini di indubbia caratura espressiva ed emozionale. Su tutto affiora una ricercata grazia compositiva pervasa da un intenso e pregnante lirismo.
Capria Francesco Saverio
per l’opera: Mi chiedi dove sono:
Una poesia che diventa un rosario di delicata tenerezza verso il proprio paese, le proprie radici da cui, il poeta non si è mai staccato, soprattutto emotivamente e spiritualmente. I versi, di notevole e indubbia qualità stilistica, uniti ad una coreografia di pura ed elegante contemplazione dove, immagini di potente bellezza, smarginano e celebrano angoli della città “vissuti “ e molto cari al poeta. Una poesia d’icastica e pregiata fattura compositiva in cui, ogni verso scaturito dall’interiorità del poeta, si respira come una preziosa gemma di primavera.
Celeste Giusy
per l’opera: L’orologio uomo.
Una poesia originale, dai toni vivaci e suggestivi in cui la poetessa paragona, con fine perizia compositiva, l’uomo all’orologio quali simboli di vita e di tempo che corre. I versi, elaborati da un codice lirico-espressivo florido e maturo e rischiarati da efficaci similitudini e simbolismi, smarginano, con stile elegante, efficaci e limpide geometrie di vita.
Chiappetta Angelo
per l’opera: Petrizzi fiore di pietra.
Un lessico elegante ed espressivo dona voce ed esalta, attraverso l’uso d’immagini celebrative e cariche di pathos, l’ameno borgo di Petrizzi, di cui l’autore coglie, con raffinatezza compositiva, tutta la sua singolare autenticità e il suo fascino nascosto. Una poesia morbida, di ricercata elaborazioe creativa, suffragata da un codice lirico autentico e da una metrica solida ed efficace.
Chiarella Giovanni
per l’opera: Petrizzi, la Chiesetta di Santa Caterina.
Far rivivere sulla tela la traccia di un passato che ha segnato la spiritualità di un luogo non è semplice, ancor di più quando ci troviamo davanti ad un qualcosa che nella realtà non esiste più, ovvero, la Chiesetta di Santa Caterina di Petrizzi. L’artista, attraverso la ricostruzione storico-artistica della Chiesa, ha saputo far rivivere sulla tela, consegnandone testimonianza, tutta la spiritualità, la grazia, il sentimento religioso, di questa affascinante chiesetta, sicuramente, nel passato, uno degli emblemi più rappresentativi del borgo. La Chiesetta, scolpita nella natura circostante, emana un forte senso di raccoglimento e di religiosità mentre il portale, racchiuso nel senso della misura e dello spazio diventa, per il credente accoglienza, agape, ovvero l’amore immenso di Dio nell’accogliere l’intera comunità. Squisitamente cesellata, anche l’armoniosa eleganza del campanile e del frontone. Il verde circostante, modulato con pennellate ricercate e tocchi virgolati dai toni cangianti, diventa, nell’insieme, una partitura visiva di vera bellezza dove la luce regala movimento e raffinatezza pittorica. Un dipinto dal sapore antico che rappresenta, per il paese di Petrizzi e la sua gente, un piccolo atto d’amore per ricordare e testimoniare un valore perduto.
Colicchio Maria Rosaria
per l’opera: Natale.
Immagini di suggestiva bellezza visiva e coinvolgenti sensazioni emotive, richiamano, nella poesia, le calde atmosfere del Natale. La poetessa, con colta esperienza compositiva, racchiude in versi limpidi e rievocativi, il senso di spiritualità e di pace richiamato dalla festa, sprigionando nel lettore, ricordi, memorie e profonde percezioni sinestetiche. Una lirica accurata, intima, d’intensa e pregevole carica espressiva ed emozionale, dai toni fluidi e ricercati.
D’Amico Francesco
per l’opera: Amor tra i popoli.
Una lirica altamente significativa che declina, con magistrale finezza compositiva, sentimenti di pace, di unione e armonia tra tutti i popoli del mondo. Il poeta, con delicata quanto profonda e curata enfasi lirica, dona voce, pathos e sostanza a versi di pregevole espressività che sottolineano, con toni eleganti e colti, quanto importante sia, oggi più che mai, il bisogno di pace e amore tra gli uomini. Una poesia efficace ed eloquente che affronta tematiche a carattere universale, con rara intensità espressiva.
Domeniconi Chiara
per l’opera: Viva?.
Una poesia vibrante, di un corposo e crudo realismo che si riversa in un soliloquio riflessivo di coinvolgente intensità emotiva in cui la poetessa, attraverso l’uso di delicate anafore, sviscera la nuda verità del suo dolore. Versi icastici, eleganti e autentici, scandagliano, nel profondo, il malessere esistenziale di un’anima sconfitta, arresa e profondamente delusa dalla vita, incapace di reagire e di riprendere possesso di sé stessa. Una lirica bellissima che diventa analisi di un vissuto complesso e sofferto.
Donato Sebastiano Bernardo Ciddio
per l’opera: Altre meraviglie.
Una poesia singolare e meditativa in cui il poeta coglie, con rara sapienza compositiva, la profonda e icastica bellezza del mare, il mistero degli ultimi petali di un fiore e altre meraviglie, anche se poi, inevitabilmente, “emergono disumane lontananze.” Una lirica breve ma intensa d’indubbia valenza esistenziale, dove la raffinata costruzione dei versi, sottolinea, con penetrante finezza espressiva, il contrasto tra la bellezza etica della Natura e l’incapacità dell’uomo di tendere verso i veri valori della vita. Una poesia di notevole pregio comunicativo.
D’Urso Marino
per l’opera: L’alba che sorge.
Una lirica che diventa un quadro d’autore, una coreografia scenica di pura introspezione e contemplazione sul sorgere del nuovo giorno. Un’alba che il poeta ha aspettato e che ammira con la triste malinconia di un uomo disperato. Immagini d’icastica bellezza accompagnano l’apparire dell’lba, visioni che “come una carezza di madre” riportano pace e serenità nel cuore del poeta. Una poesia di squisita fattura compositiva dove, il linguaggio espressivo delle immagini regala intense emozioni.
Franzè Antonio
per l’opera: Il mio paese.
Uno scenario lirico di autentica ed armonica bellezza, avvolge una poesia straordinaria in cui il poeta, con magistrale sapienza compositiva, parla e celebra il suo paese. Miscelando con particolare lirismo splendide raffigurazioni e profonde emozioni, il poeta coglie l’essenza del luogo, il suo paese ora abbandonato, riflesso visibile di una realtà passata ma che custodisce ancora il suo fascino naturale. Il linguaggio fluido, dove la parola assume pregevole valenza etica e i versi declinati con sapiente finezza espressiva, acclarano una poesia di ampio respiro emozionale.
Gabrieli Claudia
per l’opera: Il ritorno.
La poetessa, mediante un linguaggio pervasivo e raffinato, in cui la parola assume pregevole rilevanza etica, descrive il ritorno al suo paese natio che la riporta, sulla scia dei ricordi, indietro nel tempo. Versi di autentico lirismo, d’indubbia qualità stilistica, avvalorati da un registro lirico maturo ed accurato, emulsionano sentimenti ed immagini di coinvolgente bellezza compositiva. La parola inoltre, carica di suggestiva potenza visiva, calibrata su uno scenario autentico ed intimo, sprigiona un’eco di eleganti emozioni.
Galati Giuseppe
per l’opera: Nuvoloni su scorcio di Petrizzi.
Quando la bellezza di un luogo non viene colta solo con gli occhi ma attraverso le inesplicabili simmetrie dell’anima, l’Arte raggiunge il massimo della sua profondità espressiva. E questo suggestivo scorcio dell’ameno borgo di Petrizzi, mostra tutta l’eleganza e la sensibilità emotiva dell’artista nell’aver saputo cogliere l’essenza sostanziale di questo luogo. Un dipinto che diventa poesia visiva, paesaggio dell’anima, fonte di sapienza e spiritualità. Il vicolo, le piccole case addossate l’una all’altra, sono delineati con raffinato estetismo figurativo ed esaltati da colori terragni e corposi, stesi con sapienti tocchi vellutati di luce riflessa e vivida che donano nerbo e sostanza allo scenario. Ombre dense, fluttuanti, annunciate da un cielo dai brillanti e sfumati chiaroscuri del blu che rendono, il paesaggio, un raffinato cromatismo espressivo in cui visione, composizione ed emozione agiscono contemporaneamente scuotendo le corde più sensibili dello spettatore. Un piccolo scorcio di rara e pregiata valenza compositiva ed espressiva che diventa frammento di un borgo da celebrare e conservare.
Gerbino Salvatore
per l’opera: Pronto.
Una poesia frizzante, leggermente ironica, dai toni morbidi, ma dal significato profondo. Il poeta, attraverso l’illuminante metafora del telefono, analizza una realtà fatta di parole, di suoni vuoti, indefiniti, una continua connessione verbale tra il personale e il sociale, dove tutti sembrano apparentemente felici. Le narrazioni che celano le sofferenze invece, restano come voci velate, sottese, attenuate che si raccontano solo nel silenzio dell’anima affinché tutto al mondo sembri perfetto. Una poesia bellissima, dal contenuto rilevante e molto attuale che sfiora, con delicatezza, le atmosfere esistenziali e poggia su un fraseggio morbido, efficace e accurato e su un codice lirico molto elegante.
Intermite Maria Rosaria
per l’opera: Da San Guido a Bolgheri.
La poetessa, con raffinata e colta valenza compositiva, ripercorre i luoghi e le atmosfere care al Carducci, ridisegnandone, attraverso i ricordi e le geometrie del suo cuore, il palinsesto emozionale e figurativo. L’autrice inoltre, con elegante garbo reinterpretativo e il ricorso a figure retoriche e simbolismi di coinvolgente e rara grazia visiva, ricama versi di fine intensità lirica sfiorando i luoghi e i paesaggi del Carducci con rispetto, sensibilità e penetrante pathos espressivo. Una lirica che diventa un respiro profondo dell’anima, un’eco che risuona come una sinfonia, per chi sa ascoltare. Un componimento dallo stile raffinato, permeato da un linguaggio ricercato ed erudito.
La Moglie Salvatore
per l’opera: Vorrei un mondo di pace.
Una poesia che non passa inosservata, un’attenta ed efficace disamina esistenziale che poggia, con stile elegante, su una sintassi piana permeata da una metrica solida e matura e da un fraseggio colto e lineare. Il poeta, dando voce a una umanità devastata dagli orrori della guerra, vorrebbe una Umanità Nuova, rigenerata, una nuova genesi, in cui possa regnare, finalmente, la pace e l’armonia tra i popoli. Una pace dove a tacere siano le armi e a dominare sia l’amore. I versi, calibrati su una gamma variegata d’immagini e scenari d’indubbia rilevanza tematica, costruiscono significati di notevole valore linguistico-espressivo.
Marino Bruna
per l’opera: Calabria.
Una lirica suggestiva, esaltante, scaldata da un ritmo affabulante e creativo che specchia e connota una terra dalle forti contraddizioni. La poetessa, con un linguaggio forbito e colto, cesella, in versi significativi e di icastica fattura compositiva, l’immagine di una Calabria sofferente, emarginata ma ricca di storia, di valori autentici e di una straordinaria bellezza. Una poesia evocativa, dallo stile personale e ricercato, la cui sensibilità espressiva diventa un respiro dell’anima.
Massarini Domenico
per l’opera: Ho immaginato il suo volto.
Una poesia intima, vissuta, che scava nel profondo, nella quale il poeta ha racchiuso, con versi e immagini di raffinata tessitura poetica, il suo immenso dolore per la dolorosa perdita di un figlio mai nato ma che lui vedeva e sognava già avanti negli anni, un figlio al quale avrebbe sicuramente insegnato a scrivere poesie. Una lirica di struggente, ragguardevole e profonda grammatura espressiva, sostenuta da un lessico elegante e colto, dove la parola diventa “logos” manifestazione interiore di una sofferenza per ciò che c’era, poteva essere e ora non c’è più. Una poesia che si coagula in versi commoventi, d’inusuale profondità lirica che esplorano, nel profondo, il doloroso tumulto di un’anima ferita.
Manca Marinella
per l’opera: Tempesta.
Una poesia riflessiva, che sfiora tematiche reali e significative laddove il mondo, dilaniato da guerre e orrori senza fine, sembra in preda alle stesse tempeste che si abbattono sul mare. Una poesia potente, dove i versi corroborati da una sintassi piana e ricercata e da un linguaggio pervasivo ed elegante, si muovono su una gamma variegata di immagini e simbolismi di notevole intensità compositiva e su un colto e intenso registro lirico.
Mazza Mauro
per l’opera: Il Caffè nel Borgo.
Il poeta, con fine garbo espressivo e immagini di forte attrazione sensoriale ed emozionale, esalta il rito mattutino di un buon caffè. Versi suggestivi richiamano l’aroma delicato e intenso della bevanda che sembra spandersi per le vie del Borgo diventando quel buongiorno di silenzio e di quiete intima che induce, anche se per poco, a guardarsi intorno ed ammirare ciò che di bello spesso sfugge agli occhi. Una poesia ricercata, stilisticamente compiuta, di grande finezza espressiva che si coagula in versi e immagini d’indubbia caratura seduttiva.
Misasi Francesca
per l’opera: È l’alba.
Una poesia intima esistenziale e malinconica in cui, il risveglio dell’alba con i suoi suoni, i suoi colori, il suo scenario di vita diventa, per la poetessa, un nuovo giorno da vivere prima che scada il suo tempo.
Nicolazzo Silvana
per l’opera: Amore e sabbia.
Una poesia intima, di ricercata grammatura emozionale, racchiusa in versi di grande finezza espressiva e comunicativa. La poetessa, attraverso un’immagine di efficace, di algida bellezza, immersa con i piedi nella sabbia, lascia che la pioggia bagni tutto il suo corpo affinché l’acqua gelata, scorrendo, possa lavare e portare via tutta la bruciante passione e il grande dolore che ancora la consumano dentro dopo essere stata abbandonata dall’amato. Un amore grande ora dissolto nel nulla, per lei un dolore che non le permetterà di amare ancora. Una poesia sofferta, d’icastica bellezza, elaborata da contenuti autentici, sorretta da un comprovato e illuminato registro lirico e da un linguaggio pervasivo e colto, intriso di una singolare sensibilità emotiva.
Palazzesi Gianni
per l’opera: Antica terra mia.
Note delicate e intense riempiono di luce una lirica di delicata sonorità espressiva in cui il poeta, smargina ricordi e affetti verso la propria terra. I versi, struggenti e pervasivi, scaldati dalla potenza visiva della parola e da immagini e memorie d’indubbia e icastica caratura emozionale, sottolineano, con crescente enfasi, la tristezza del poeta che riconosce il valore affettivo della sua terra e delle proprie radici. Una bellissima poesia intrisa di un grande e partecipato sentimento.
Panetta Rosita
per l’opera: Siediti accanto.
Versi autentici, di pregiata fattura compositiva, esprimono, con notevole sensibilità partecipativa, il bisogno della poetessa, di isolarsi con la persona amata e ripercorrere quei sentieri e quelle emozioni sopite che hanno reso vivo il loro amore. Una poesia delicata, intensa ed evocativa, ricca d’immagini retoriche e simbolismi di valore etico, in cui la parola si miscela, con eleganza, ai sentimenti e alle stagioni del cuore. Una lirica dal sapore dolcemente malinconico che riverbera, altresì, un registro lirico di indubbia finezza emozionale.
Pellegrinelli Monia
per l’opera: Infinita dolcezza.
Una poesia che diventa sentimento, un accattivante fermo-immagine stilisticamente compiuto, in cui la poetessa, focalizza la profondità e la dolcezza dell’incontro tra due donne di cui una sembra consolare l’altra con coinvolgente tenerezza. Un’immagine icastica tra due anime sconosciute che forse, non s’incontreranno mai più. I versi, elaborati con efficace sensibilità, cesellano, attimi di rara dolcezza, attraverso un’inusitata e pregevole fattura compositiva. Una poesia illuminata ed ispirata, dalla notevole intensità emotiva.
Prigiobbe Mauro
per l’opera: Colonnella.
Una poesia che coinvolge emotivamente, un’esplosione di sentimenti che si coagulano davanti alla profondità di una significativa ed incisiva composizione Versi accattivanti, rigeneranti, irenici che incedono con la stessa bellezza del sorgere lento e avvolgente dell’alba. Il poeta, con efficace maturità compositiva, ci presenta un borgo ameno che vive in simbiosi con la bellezza della natura e dove “ ulivi Sabini intonano canti, creano contadini.” Una poesia ricca d’immagini e raffigurazioni d’icastica e sfolgorante pienezza, dove versi compiuti e maturi, sgranano significati profondi, educano ai valori etici delle piccole e semplici cose e invitano a vivere la vita con gratitudine e pienezza.
Pizzolongo Patrizia
per l’opera: Nel silenzio.
Un fraseggio colto, inventivo, di delicata sensibilità espressiva, illumina una poesia che si raccoglie nella pienezza del silenzio della sera quando subentra quella calda e malinconica sensazione di quiete e di abbandono. Una sensazione che la poetessa vive con la certezza che poi, con l’incedere del nuovo giorno, alla notte seguirà il sorgere del sole, insieme al dolce profumo del pane fresco. Una lirica molto elegante e ben strutturata, dai toni intimi e fortemente empatici dove i versi forbiti e intensi, invitano a vivere i momenti della vita con gratitudine.
Pometti Pietro
per l’opera: Visita al Borgo antico.
Uno sguardo malinconico ma d’indubbia bellezza espressiva, si posa su un borgo antico di cui il poeta richiama l’antico fascino attraverso immagini suggestive e ricercate. Una poesia d’intensa sensibilità emotiva in cui i versi, declinati con morbida finezza compositiva, poggiano su un codice lirico fluido e coeso. Un pregevole e delicato omaggio al suo paese, raccontato attraverso gli occhi e le emozioni del cuore.
Primavera Annamaria
per l’opera: Sofferenze.
Un dialogo intimo e sommesso con Dio, svela la fragilità e la finitezza umana di fronte agli eventi della vita. La poetessa profondamente delusa e ferita da un mondo che disconosce persino le sue priorità, confida nel Signore al quale deve la vita e del quale avverte la Sua costante presenza. Una poesia intensa, vibrante, intrisa di un puro lirismo espressivo, racchiusa in versi raffinati, carezzevoli che toccano un alto livello di spiritualità.
Ranieri Anna Rachele
per l’opera: Non rubare.
Una poesia creativa, di rilevante valenza universale ed etica che la poetessa usa come strumento d’ascolto, per portarci dal non essere all’essere in un mondo dominato dall’egoismo e dall’indifferenza. Un piccolo ma penetrante breviario dai toni eloquenti e accurati, che poggia su versi e immagini d’illuminante sensibilità dove la parola “non rubare” diventa divieto di sottrarre, agli altri, i diritti fondamentali per il benessere collettivo. Una poesia suggestiva, colta, di grande garbo espressivo e comunicativo.
Rosanò Ugo
per l’opera: Parco Archeologico di Scolacium.
Un dipinto autentico, espositivo, di grande impatto visivo, che ispira contemplazione e riflessione e dove, l’incanto del paesaggio raffigurato, racconta una storia del passato fatta di radici e memorie da conservare e celebrare. Il dipinto, avvolto e incastonato in una campitura che si dilata nell’azzurro penetrante e nitido del cielo, assume nel contesto visivo un forte richiamo euritmico di fusione lirica ed armonica con la centralità di tutta l’opera. Cromie dense e pregnanti e la calda temperatura dei colori inoltre, creano una cascata inimitabile di perfetti chiaroscuri, delicati e brillanti giochi di luce e velate trasparenze in cui lo stesso scenario sembra fondersi in un tutt’uno con la natura circostante. Eccezionale la perfezione con la quale l’artista ha colto ogni particolare dello scorcio, scolpendone, con l’immediatezza della luce, ogni recondita e vetusta bellezza come i resti di pietra accanto al rudere centrale, tutti cesellati con innegabile verosimiglianza alla realtà. Pennellato, con autentica e rara maestria esecutiva, lo scorcio del viale che sembra indicare il cammino della storia dell’uomo mentre il verde della natura, modulato e intenso e accostato alle sfumature del giallo e dell’oro, diventa radice, equilibrio, rinnovamento e rinascita.
Schiariti Modesto Furchi’
per l’opera: Petrizzi, Chiesetta della Provvidenza.
Un dipinto di notevole grazia espressiva, accompagnato da una forte aura affabulante e simbolica che cattura gli occhi e il cuore. Un viaggio immaginifico e cromatico quello dell’artista, sospeso tra il voler dare all’opera il giusto respiro spirituale e il senso materiale della chiesa e del luogo rappresentato. Due linguaggi pittorici diversi ma che si completano e confluiscono, in un “unicum” creativo di grande afflato emozionale. La tonalità del rosa in particolare, riveste la figura della Vergine, di una potente essenza interiore, di una pura energia simbolica che va oltre la realtà osservata. La Sua figura, infatti, soffusa da pregiate sfumature vellutate, sprigiona tutta la sua aurea sacrale. Il verde invece, modulato e intenso, intriso di pregevoli chiaroscuri, diventa movimento, radice, humus di continua rinascita spirituale mentre i fiori, come tanti mani, sembrano innalzare preghiere verso la Madre Celeste. La Chiesetta, sapientemente modellata e delineata in ogni particolare, è colta nella sua genuina e autentica semplicità, quale luogo irenico di preghiera, di pace e di forte raccoglimento.
Spataru Liliana
per l’opera: Quante volte…
Una lirica ricercata, intima, intrisa di un grande sentimento in cui, la poetessa, smargina ricordi e sensazioni di un amore nel quale ormai non crede più. Versi elaborati con mano colta e adusa alla ricercatezza, ripercorrono ricordi e vissuti attraverso metafore e immagini suggestive di vibrante intensità emotiva. Una lirica pervasiva ed essenziale, dai toni raffinati e delicati, scaldata dalla sonorità della parola e da un codice lirico fluido e ricercato.
Tagliani Caterina
per l’opera: Il sentiero dell’oblio.
Una poesia che diventa rosario dell’esistenza, scritta con la mano del cuore, in cui l’illuminante sapienza espositiva della poetessa, si dispiega in versi di incomparabile bellezza. Una lirica che mette a nudo tutto il travaglio interiore di chi è costretto, nella vita, ad affrontare problemi a volte insormontabili. I versi, scolpiti con rara e pregevole grazia compositiva e densi di una forte emotività, penetrano nel profondo, come chiodi martellati nel legno, illuminando passaggi, immagini e figure retoriche che pur nella loro magistrale raffinatezza, evidenziano attese e sofferenza. E tutto sembra condensarsi sul sentiero di un oblio mai cercato. Una poesia toccante e coinvolgente, di inusuale profondità lirico- espressiva.
Valeriano Antonella
per l’opera: Calabria, Terra mia!
Un ritmo crescente e accattivante, avvolge, con delicatezza e armonia, una poesia dove a splendere è la terra di Calabria. La poetessa, col cuore colmo di amore e gratitudine, celebra le bellezze, i frutti, gli odori e i sapori della propria terra, con versi aulici, di autentica bellezza che poggiano, con garbo sulla potenza della parola. Una lirica che sprigiona intense sinestesie mentre, l’immaginario evocativo richiama il valore delle radici per cui la propria terra diventa quel “locus amoenus” di pace e serenità.
Vespari Marco
per l’opera: Infinita Aurora.
Versi pregnanti, enfatici di grande impatto emotivo, vestono di luce una poesia suggestiva che diventa un vero e proprio atto d’amore del poeta verso la sua donna. Attraverso un linguaggio coeso, colto, elegante, sorretto da una metrica pervasiva, il poeta declina con inusuale e sensibile finezza, l’intensità del suo sentimento verso la donna amata alla quale giura, attraverso immagini e simboli evocativi ed esaltanti, amore eterno. Una lirica d’indubbia carica comunicativa sorretta da un codice lirico ricercato.
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