Il Consorzio per il cedro di Calabria annuncia il si di Bruxelles al marchio Dop per partire alla conquista dei mercati esteri. Si tratta di un agrume tipico soprattutto dell'alto Tirreno cosentino dove i produttori, attraverso il Consorzio del cedro di Calabria, hanno avviato una serie di iniziative finalizzate alla realizzazione di una nuova filiera che coinvolga produttori, industria della trasformazione e circuiti turistici.
Ma quale peso ha la cedricoltura nell'economia regionale? Secondo dati forniti all'AGI dal consorzio, lungo la fascia costiera che da Tortora porta a Sangineto, la cosiddetta “riviera dei cedri” operano circa 300 produttori con oltre 90 ettari coltivati. La coltura, molto sensibile al freddo, trova il suo microclima ideale, grazie alla convergenza di correnti d’aria fredde provenienti dalla collina e di correnti calde portate dal mare che mitigano le prime. Negli anni Trenta del secolo scorso la produzione cedricola raggiunse la sua massima espansione con 80.000 quintali commercializzati, poi la crisi, determinata da diversi fattori fra cui la cementificazione selvaggia di una delle aree piu’ belle della regione che ha sottratto spazio alle coltivazioni. Ma oggi le condizioni per un rilancio ci sono tutte. Si lavora alacremente a un progetto. La raccolta e la trasformazione del cedro impegna oggi migliaia di persone, dai produttori agli addetti alla trasformazione, fino alla ristorazione, all’industria cosmetica e a quella farmaceutica.
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