di GABRIELE RUBINO
Un contenzioso "ingente", una mole di debiti in costante ascesa, il piano della performance non approvato e disseminati malfunzionamenti nelle gare e negli appalti. Che l'Asp di Catanzaro non fosse il modello ideale di Pubblica Amministrazione s'intuiva già con lo scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose (avvenuto poco meno di un anno fa), la conferma arriva dal quadro delineato dall'ultima delibera della sezione controllo regionale della Corte dei Conti. Quella depositata un giorno fa è il prosieguo dell'istruttoria e di un'altra delibera adottate nei mesi scorsi dal giudice contabile.
DEBITI VERSO I FORNITORI A QUASI 212 MILIONI- La commissione straordinaria dell'Asp di Catanzaro doveva rispondere a ben dodici rilievi. Uno dei più scorbutici è certamente l'ammontare dello stock di debiti (rilievo 9). Quelli verso i fornitori, in soli due anni, sono quasi raddoppiati. Nel 2018 sono arrivati a 211.631.033,88 euro. Gli interessi passivi (nel 2017) sono cresciuti fino a 2,2 milioni e l'Asp ha dimenticato di inserire nella piattaforma dei crediti commerciali la bellezza di 56.870.839,96 euro. Impressiona lo spauracchio del contenzioso (rilievo 10, guarda tabella).
CONTENZIOSO POTENZIALE A 216 MILIONI- Il valore potenziale delle cause dell'Asp può valere fino a 216 milioni di euro. Ad ogni modo, scrivono i giudici contabili :"Gli importi rappresentati in tabella indicano che il 70% del contenzioso complessivo rilevato alla data della risposta istruttoria è rappresentato da cause i cui gradi di soccombenza risulterebbero “probabile”, “possibile” e “certo”. Relativamente all’importo di contenzioso con grado di soccombenza “possibile”, pari a euro 117.763.668,00, con una “valutazione di passività presunta” di euro 97.495.278,27 risulta un importo da accantonare nel fondo rischi pari a € 697.527,1, assolutamente irrisorio in relazione all’ingente somma indicata". Quelli certi sono gli 8,3 milioni fra interessi e spese legali contabilizzati nel 2018. E dall'altra parte la Corte ha invitato l'Asp a monitorare i crediti vetusti.
LA PERFORMANCE 'DIMENTICATA'- Resta un altro grosso sulla misurazione della Performance (rilievo 7), nonostante le controdeduzioni dell'Asp."Relativamente al 2016 - scrivono i giudici contabili-, l’OIV non ha validato la Relazione sulla Performance in quanto l’ASP non ha approvato il Piano della Performance né per il 2016, né per il triennio 2016-2018, e non ha provveduto a trasmettere all’OIV le schede di budget complete della misurazione del grado di raggiungimento degli obiettivi a cura dell’UOC Programmazione e Controllo. Relativamente al 2017 non risulta agli atti di questa Sezione la relazione di validazione prodotta dall’OIV, in quanto non allegata alla nota prot. n. 2308 del08/1/2019, ad oggetto: 'Relazione di Validazione sulla Performance 2017'". La legge, ha ricordato la Corte che la mancata approvazione di questi atti comporta la non erogazione della retribuzione di risultato ai dirigenti che hanno concorso alla mancata adozione del Piano, oltre che il blocco delle assunzioni o delle consulenze.
LE REITERATE PERDITE D'ESERCIZIO- I primi tre rilievi riguardano il ritardo nell'approvazione dei bilanci, la loro mancata pubblicazione e le reiterate perdite d'esercizio. L'ultima è quella riferita al 2018: ben -56,2 milioni di euro. Nonostante le spiegazioni fornite dall'Ente, la Corte dei Conti ha precisato che "tra le cause delle perdite sopra elencate dall’Azienda, meritano particolare attenzione le sopravvenienze passive che – da quanto emerge dai consuntivi 2017 e 2018 (trasmessi in sede di controdeduzioni) - risultano cresciute dal 2017 (€ 6.953.986,02) al 2018 (€ 17.702.774,36), con un aumento percentuale del 154,57%. Nella stessa relazione l’Azienda ha precisato che trattasi di registrazioni di numerose sopravvenienze passive riferite all’anno 2017 e precedenti. L’analisi attenta del CE ha fatto rilevare che trattasi di sopravvenienze passive v/terzi relative al personale".
LE PROROGHE TECNICHE- Sul fronte delle gare e degli appalti (rilievo 5), la Corte ha ribadito "l’irregolarità rilevata in merito alle proroghe tecniche concesse", sulla base dell'elenco fornito dell'Asp in cui ne risultavano parecchie. "La Sezione ricorda che la scelta se rinnovare o meno un appalto non dovrà maturare nell’imminenza della scadenza del precedente contratto, altrimenti la nuova gara non sarà mai definita antecedentemente alla scadenza del contratto medesimo. L’Azienda - ben prima della scadenza del contratto, qualora abbia ancora la necessità di avvalersi dello stesso tipo di prestazioni – dovrà programmare in modo scrupoloso i tempi degli iter procedurali della nuova gara, in modo da assicurare il tempestivo avvicendamento degli affidatari, attivando gli strumenti organizzativi/amministrativi necessari ad evitare la proroga dei contratti in corso e le correlate distorsioni del mercato". La Corte invita comunque la Regione a vigilare sull'attività della Stazione unica appaltante, in qualche modo coinvolta in questo circolo vizioso.
COTTICELLI HA 'BOCCIATO' LA DICHIARAZIONE DI DISSESTO- L'Asp dovrà fornire i chiarimenti sulle ulteriori informazioni richieste dalla Corte e ovviamente mettere in campo tutte le azioni necessarie per correggere queste distorsioni. Nel prologo della delibera, è stato ricostruito lo "scambio epistolare" con il commissario ad acta Cotticelli sull'ipotesi di dissesto finanziario proposto dalla terna prefettizia che guida l'azienda sanitaria provinciale. Stando alla ricostruzione della Corte dei Conti, Cotticelli avrebbe detto 'no' a questa possibilità (il 22 maggio scorso) dovendo piuttosto scegliersi la strada "di riordinare la struttura organizzativa e le competenze degli uffici aziendali".
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