“Il titolo che avete scelto per questa due giorni di approfondimento ci impone accurate riflessioni e strategie d’intervento. Da buoni medici non possiamo individuare la giusta terapia da mettere in campo se prima non condividiamo la diagnosi. Per deformazione professionale sono sempre partita dai dati, dai riscontri analitici, dagli indicatori: e sulla base di quelli che abbiamo a disposizione possiamo pienamente affermare che ormai da tempo il nostro Sistema sanitario nazionale attraversa la crisi più profonda dalla sua istituzione”.
È quanto ha affermato la consigliera regionale del Pd Amalia Bruni, vice presidente della Commissione Sanità, intervenendo ieri a Catanzaro al convegno organizzato dalla Federazione Cisl Medici sul tema “Sanità pubblica a rischio: priorità e sicurezza delle cure, quale riforma della colpa professionale medica?”.
“Il Forum delle 75 società scientifiche dei Clinici ospedalieri e universitari italiani ha lanciato un appello con cui denuncia la carenza di personale, cittadini sfiduciati, emigrazione ospedaliera. È necessario aumentare la spesa sanitaria – rimarca la consigliera regionale del Pd - Attualmente, l'Italia spende molto meno rispetto ad altri paesi europei come Germania e Francia. Questo divario si riflette in una drammatica rinuncia alle cure da parte di circa 4 milioni di persone, il 7,2% della popolazione italiana, secondo l’ultimo rapporto Istat: una percentuale che è ancora più alta in Calabria. I dati sulla nostra sanità non potranno andare a migliorare se la spesa sanitaria pubblica in relazione al Pil invece di aumentare si riduce”.
“Ad oggi siamo ben lontani dai principi ispiratori della legge 833/1978 con cui è stato istituito il Sistema sanitario nazionale: parliamo di una legge per cui si rende necessario un aggiornamento normativo alla luce della nuova domanda di salute e del mutato scenario sanitario. I commissariamenti e i piani di rientro sono sentenze di morte per il nostro sistema sanitario. Per garantire risorse stabili e adeguate alla sanità – sostiene ancora la consigliera Bruni - sono imprescindibili due proposte nel quadro nazionale: l’innalzamento della spesa sanitaria almeno al 7,5% del Pil e il superamento dei vincoli attuali di spesa sul personale, visto che il “tetto” all’assunzione di medici e professionisti sanitari e sociosanitari con contratti di lavoro subordinato a tempo determinato o con contratti flessibili è imposto da una legge che risale al 2004. La mancanza di risorse umane adeguate rende difficile gestire il carico di lavoro: il peso grava sugli operatori sanitari, considerati eroi durante la pandemia ma ora dimenticati”. “E nonostante l’urgenza di aumentare le risorse da mettere a disposizione del sistema sanitario, la Camera ha bocciato la proposta di legge della segretaria nazionale del Pd Elly Schlein sull'aumento delle risorse per la sanità: perché “senza copertura”, si è giustificata la maggioranza. Eppure con un'evasione fiscale di 90 miliardi e profitti esorbitanti delle aziende farmaceutiche non tassati, le risorse potrebbero essere reperite se ci fosse la volontà politica”.
“Mancano i servizi, manca l’efficientamento, manca l’innovazione tecnologica, mancano investimenti in ricerca e formazione, ma mancano addirittura le cose più ovvie e indispensabili come i posti letto. Diminuisce anche il numero degli ospedali e in Calabria l’insieme della rete ospedaliera non offre le attività previste producendo una disarticolazione della risposta che spinge i cittadini verso la sanità privata - ha detto ancora Bruni -. All’elenco delle carenze aggiungiamo la prevenzione, sempre poco rilevante nella programmazione socio-sanitaria registra inadeguate fonti di finanziamento: eppure il 60% del carico della malattia, in Europa e in Italia, è riconducibile a fattori di rischio che potrebbero essere modificabili con l’adozione di stili di vita salutari e una diagnosi precoce”.
Dove stiamo andando? Si chiede, infine, la consigliera Bruni: “Il fondo lo abbiamo già toccato e la nostra responsabilità deve scuotere le nostre coscienze: non possiamo accettare che la legge sull’autonomia differenziata possa ancora più ingigantire i già enormi divari esistenti tra Nord e Sud. È necessaria una mobilitazione collettiva che su più fronti possa spingere verso una presa in carico innovativa, misurata e determinante della sanità pubblica: se c’è necessità di tagli nel nostro Paese, tutto può essere toccato, tranne che la sanità”.
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