“Le criticità del mare calabrese, e anche il tratto che interessa la provincia di Vibo Valentia, sono ataviche: il forte carico antropico presente sulla costa, sia in termini di urbanizzazione e sia di attività agro-industriali, incide sulla qualità del mare anche a causa della scarsa presenza e funzionalità degli impianti di depurazione. E la nostra Agenzia, a vari livelli istituzionali e nel rispetto delle competenze dei diversi soggetti territoriali, lo ha spesso rilevato”.
E’ quanto dichiarato questa mattina dal direttore generale dell’Arpacal, dott.
Domenico Pappaterra, nel corso del suo intervento nel convegno a Pizzo Calabro “Mare pulito: un diritto, non un privilegio” che ha visto la presenza, tra gli altri, del Presidente della Regione Calabria, on.le
Roberto Occhiuto, dei Procuratori della Repubblica di Vibo Valentia, dott.
Camillo Falvo, e di Lamezia Terme, dott.
Salvatore Curcio, nonché del Sottosegretario per il Sud, on.le
Dalila Nesci.
“Il compito dell'agenzia ambientale – ha dichiarato Pappaterra - oltre a svolgere le attività che le sono state assegnate dalla normativa, si è sempre contraddistinto per una pronta disponibilità a collaborare con tutti i soggetti presenti sul territorio, anche forze dell'ordine e magistratura, per individuare le cause e le possibili soluzioni al problema. Io sono qui non solo per confermare la nostra linea di condotta, ma anche per ribadire la grande professionalità dei nostri tecnici che operano sul territorio”.
“La nostra agenzia – ha proseguito il direttore generale dell’Arpacal - è nata nel 1999 con compiti di monitoraggio e controllo di tutte le matrici ambientali e dal 2016 è parte integrante del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale a seguito dell’approvazione all’unanimità da parte del Parlamento della legge 132 che rappresenta il meccanismo di raccordo tecnico-scientifico tra Stato e Regioni per il governo dell’ambiente del nostro Paese”.
In merito alle iniziative di sensibilizzazione alle criticità ambientali, che recentemente hanno contraddistinto il vibonese, Pappaterra ha ricostruito le tappe del suo incontro con il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, dott. Camillo Falvo.
“Agli inizi del mese di settembre scorso il procuratore Falvo lanciò la sfida sul mare inquinato basata sulla motivazione che il problema va affrontato
oggi e non a luglio in piena emergenza, definendola la sfida più importante per il futuro della nostra regione. Condividendone pienamente il pensiero, ho scritto una nota al dott. Falvo e l’ho incontrato qualche giorno dopo in procura a Vibo per rappresentargli le attività che l’Arpacal svolge su questo terreno. D’altronde non potevo esimermi dal farlo, considerato che oltre la metà delle nostre attività ispettive sono di supporto agli organi di polizia giudiziaria ed alla stessa autorità giudiziaria, mediante sopralluoghi ed ispezioni, campionamenti e misure con analisi di laboratorio e relazioni tecniche successive alle attività di campo”.
Sulla collaborazione con la Regione Calabria, Pappaterra ha tracciato un bilancio positivo degli ultimi due anni.
“Dalla Cittadella – ha dichiarato - hanno toccato con mano quanto era noto ai tecnici di settore, ossia che l'Arpacal è un soggetto tecnico concreto e professionale sul quale, appunto, poter fare affidamento. Ad esempio per la Direttiva Nitrati. Da due anni, per evitare che la nostra regione fosse suscettibile di infrazione comunitaria (Direttiva 91) l’Agenzia sta fornendo un supporto importante nel campionamento delle acque superficiali interne per la determinazione dei nitrati. Ed è sulla base di questa pronta disponibilità, efficacia e dell’alto livello professionale dimostrato che la Regione , dopo 20 anni in cui si era sempre rivolta all’esterno, per la prima volta ha deciso di affidare all’Arpacal il Piano regionale di Tutela delle Acque attraverso una Convenzione che vale oltre due milioni di euro, finalizzata all’espletamento di attività di censimento e monitoraggio di tutti i corpi idrici regionali e del loro stato di qualità. Oppure ancora, grazie ad un finanziamento “ad hoc” della regione di 550.000 euro, sono in corso i lavori per l’installazione di campionatori automatici su 70 depuratori della fascia costiera calabrese che valuteranno la funzionalità degli impianti con prelievi in automatico delle acque in uscita che verranno analizzate in laboratorio”.
Ma anche l’uso delle nuove tecnologie è un tratto distintivo dell’azione dell’Arpacal di cui la Regione sta usufruendo.
“Abbiamo iniziato una attività di indagine attraverso i droni, finalizzata ad individuare tramite camera termica e fotocamera ad alta risoluzione, la presenza di sversamenti illeciti di liquami in alveo e di rifiuti abbandonati. Il Mesima, per esempio ma anche l’Oliva ed il Budello, non può continuare ad immettere nel Tirreno le sue acque malsane. Una situazione irrisolta. Nessun intervento è stato fatto per scongiurare l’inquinamento marino oltre che per tutelare lo stesso fiume magari istituendo una Riserva Naturale per come richiesto dal mondo associativo”.
Ed intanto, per l’anno 2021 Arpacal ha regolarmente effettuato la campagna di balneazione con analisi di alcuni parametri microbiologici voluti dal Ministero della Salute, individuando in classe eccellente 552 punti su 649, quindi circa l’85%.