Corea e il culto della Dea Madre nel secondo w-e dedicato al jazz del Festival d'Autunno

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images Corea e il culto della Dea Madre nel secondo w-e dedicato al jazz del Festival d'Autunno

  13 ottobre 2024 11:23

di VITTORIO PIO

Anche ieri una magnifica giornata dedicata al jazz ha illuminato il secondo fine settimana del Festival d’Autunno a Catanzaro. Si è partiti dal chiostro del San Giovanni, con la prima assoluta di “A Spanish Heart”, un progetto coordinato dall’esperto pianista siciliano Sal Bonafede, dedicato alla memoria di Chick Corea fra musica e parole. Si è trattato di un omaggio in cui una parte di rilievo è stata assolta dalla cantante Laura Sfilio, cui è stato affidato il compito di interpretare un copione denso di riflessioni e ricordi che hanno riguardato la vita della superstar del jazz, cui parte della famiglia era originaria della vicinissima Albi.

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Nei ricordi attinti anche dalle sue dichiarazioni, si è quindi evidenziato il memorabile concerto condiviso da Corea insieme a Stefano Bollani al parco di Scolacium nell’estate del 2012, dove l’oriundo pianista incontrò a fine serata, una folta delegazione di consanguinei provenienti dal paesino dell’entroterra catanzarese, con i quali mantenne dal quel momento in poi un contatto costante e prolifico. Condensare gli oltre 80 album che rappresentano la produzione ufficiale di Corea sarebbe stato compito impervio per chiunque, Bonafede ed i suoi hanno passato in rassegna qualche passaggio semi-obbligato come “Sicily”, “Spain”, “500 Miles High”, con l’ulteriore perla rappresentata da una soave esecuzione delle mai troppo celebrate “Children’s Songs” registrate per la Ecm nel 1984, uno dei tanti capolavori del Corea compositore ed affidate all’esecuzione del solo Tommaso Lannino.

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Molto buona l’intesa con il resto del gruppo completato da Giuseppe Urso, Fabio Lannino, Germano Seggio e Alessandro Laura. Nella seconda parte del pomeriggio dapprima al piccolo del Politeama e poi sul palco principale Omar Sosa, Trilok Gurtu e Maria Pia De Vito hanno dato un saggio di cosa rappresenti nel jazz la possibilità di interagire prima umanamente e poi artisticamente per realizzare una performance artistica di altissimo livello. Alla sua seconda rappresentazione assoluta, il progetto “Mater” nel segno della transculturalità e del culto trasversale della Dea Madre, ha fatto intravedere un potenziale quasi ineguagliabile, per l’eccellente gusto nella costruzione improvvisativa, portentoso senso ritmico, fantasia, rigore e coerenza. Elementi lasciati allo sviluppo senza rete delle capacità di ognuno di questi fantastici musicisti, le cui brillanti intuizioni a cavallo fra rigore e libertà hanno trovato un accordo perfetto nella sofisticata tecnica strumentale (la De Vito è un antesignana della ricerca e molti musicisti non solo fra le cantanti, le devono più di qualcosa) di ognuno.

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La musica è fluita con libertà e senso di appartenenza, attraverso invenzioni luminose durante le quali i tre hanno suonato e creato con esuberante concentrazione, tessendo trame argute e gustose. Grandi applausi finali da parte di una buona platea, anche se ovviamente la dimensione del Teatro rimane sempre troppo ampia da colmare per il jazz nella nostra città, a meno che non arrivi qualche celebrità televisiva. Di certo i sedicenti appassionati del genere, quelli che professano amore eterno e militanza, a patto che i suddetti eventi siano gratuiti, hanno disertato con disinvoltura, nonostante il prezzo ragionevolissimo del biglietto. Il festival prosegue fino ai primi giorni di novembre con altri appuntamenti di livello, tutti i particolari qui www.festivaldautunno.com

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