di MARIA CONCETTA CRISAFI *
I provvedimenti adottati in piena emergenza inducono a delle riflessioni. Da semplice cittadina e da operatrice del diritto mi sento in dovere di esprimere alcune considerazioni che potranno sembrare inopportune e incoerenti con quanto sta succedendo attorno, una voce fuori campo ma che ha necessità di esprimersi.
Il Capo del Governo, il Governatore della Regione e il Sindaco, notte tempo varano dei provvedimenti che entrano in vigore immediatamente senza alcuna concertazione tra le classi sociali e i rappresentanti politici adottando provvedimenti eccezionali ed urgenti. Il cittadino all’alba si sveglia sotto la ineludibile coltre dell’accusa di trasgressore dell’ordine costituito.
Nelle strade desolate e senza anima, si respira solo il terrore, ma non è la paura del virus a far da padrone, ma la paura di essere tacciati di violazioni imposte dall’alto, da chi decide cosa e come gestire la vita del popolo.
Una volante della Polizia stamane mi affianca lungo il tragitto che percorro abitualmente da casa allo studio invitandomi a declinare generalità e giustificare il motivo della mia uscita. Alle mie spiegazioni, vengo additata come “furbetta” della situazione, ribadisco il codice ateco incluso nell’elenco degli esercizi abilitati al prosieguo dell’attività e gli Agenti desistono da ogni altra attività.
Non sono una sprovveduta e vesto ogni giorno simbolicamente la toga del diritto, quel diritto che mi calza addosso come un vestito che mai ho sentito stretto né indecente, ma ora sinceramente sì. Sta stretto perché i diritti tutti sono stati violati. E non parlo solo della possibilità di svolgere le mansioni, ma anche il diritto di opinione, di pensiero, di movimento, di affettività. Quei diritti sacrosanti che i nostri Padri Costituenti hanno voluto fortemente consacrare nella Magna Carta, oggi sono stati svuotati di ogni significato.
Tutti chiusi, tutti dentro le proprie case, tutti agli arresti domiciliari, tutti immunodepressi per legge!!!
Mi chiedo che senso abbia una autocertificazione che ti porta ad autodenunciare “di non essere risultato positivo al CODIV 19” quando i cittadini non hanno la possibilità di accedere ai servizi assistenziali, quando nelle farmacie non si trovano nemmeno mascherine per proteggere la propria salute! Quando le persone risultate positive al COVID 19 (e asintomatiche o perlomeno non in imminente pericolo di vita) sono recluse a casa senza l’attivazione dei sistemi di monitoraggio e di assistenza. Mi chiedo se sia legittima l’ordinanza emessa dalla Regione che decreta “ai trasgressori alla luce della potenziale esposizione al contagio si applica la misura immediata della quarantena e ai trasgressori sarà comminata la sanzione… ” come se tutti fossimo colti in flagranza di reato; tutti rei di un reato ipotetico valutato a priori su base probabilistica che ricorda il desueto sistema accusatorio.
È come dire: non ti faccio prendere la patente perché potresti causare un sinistro stradale!!
Si può “incriminare” genericamente un popolo sulla base di un potenziale pericolo costringendolo alla autoreclusione? Siamo tutti consapevoli della tragicità del momento, osserviamo attoniti i dati della alta mortalità provocata da questo male invisibile, ma le disposizioni varate sono contraddittorie e lasciano il dubbio che forse alla fine non andrà tutto bene. Quando tutto questo finirà ci sarà da fare la conta dei danni, e non soltanto economici, ma anche psicologici.
*avvocato
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