di STEFANIA PAPALEO
“Nessuna posizione da medico arbitraria o autoreferenziale. Ho ottemperato secondo scienza e coscienza applicando da medico pubblico ufficiale ogni possibile riduzione del rischio di contagio virale interumano all'interno di un reparto delicatissimo come la cardiochirurgia, luogo di pazienti ad alto rischio post-operatorio”.
Non si è fatta attendere la risposta dell’oncologo Pasquale Montilla all’attacco frontale ricevuto stamattina dal Dipartimento della Salute della Regione Calabria e dalla Fimmg (LEGGI QUI) per aver consigliato la quarantena a un collega cardiochirurgo appena rientrato da Milano, nello specifico dal San Raffaele, interessato a un focolaio di coronavirus. Iniziativa assunta, peraltro, dopo che il professionista in questione aveva tentato invano di ottenere indicazioni utili dalla direzione sanitaria del Policlinico Materdomini, alle cui dipendenze lavora, e chiamando ripetutamente ai numeri di telefono dedicati.
Il cardiochirurgo, infatti, appena rientrato da Milano aveva comunicato con email dettagliata il volo preso, facendo riferimento all'attivazione di un focolaio di infezione virale da coronavirus presso il S. Raffaele di Milano proprio in prossimità di un reparto dove lui aveva operato. Ecco perché non gli era rimasto altro da fare che rivolgersi al medico di fiducia, che, di conseguenza, ha operato "senza commettere alcuna violazione di legge, piuttosto seguendo la rigida iniziativa dettata dal codice etico professionale". Così come tiene a precisare il dottore Montilla, spiegando che un eventuale contagio e attivazione di un focolaio all'interno del Policlinico universitario "sarebbe stato disastroso con implicazioni medico-legali".
Il cardiochirurgo, del resto, si è attenuto alle disposizioni, telefonando ai numeri verdi, che non hanno risposto, e alla direzione sanitaria, che lo ha invitato a contattare il suo curante per le necessarie iniziative a tutela sanitaria. "Il comunicato del sindacato regionale Fimmg appare in questo caso strumentale, in evidente difficoltà e a cui il sottoscritto non deve in alcun modo riferire o giustificarsi", incalza il dottore Montila, che aggiunge: "Ho applicato come da statuto antropologico il diritto alla tutela della salute pubblica. Abbiamo importato un virus potenzialmente letale di cui non conosciamo ancora gli effetti a lungo termine, di cui non abbiamo una terapia specifica, nè un vaccino e, pertanto, è mia assoluta convinzione avere agito con onestà intellettuale e professionale insieme al cardiochirurgo, che ha ritenuto proteggere i suoi pazienti in un reparto do alta specialità. Da pubblico ufficiale medico - conclude - ho agito per arrivare ad ogni possibile riduzione del rischio di contagio".
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