"La notizia dei 52 tamponi positivi su anziani ospiti e sul personale della struttura per anziani di Chiaravalle, non è solo una notizia “triste”, ma è un fatto altamente pericoloso sotto più aspetti. Il primo: il coinvolgimento di tantissimi anziani. Soggetti già in condizioni precarie, che cercano “tutela della salute” e “dignità di vita” e che trovano, invece, una evidente sottovalutazione dei sintomi, sino a far divenire la struttura un “amplificatore” della trasmissione del virus. Ed è certo che gli anziani sono quelli che pagano, in termini di vita, il prezzo più alto. Il secondo: lo tsunami innescato dalla diffusione del virus a Chiaravalle, è funesta".
Si legge in una nota del Codacons.
"Se è vero, come pare accertato, che gli operatori non abbiano rispettato alcun criterio di attenzione e quarantena, Chiaravalle – così come ogni paese di appartenenza di tutti gli operatori – mette in pericolo gli ospedali calabresi e la loro possibilità di “reggere” all’onda che da questi focolai, arriverà in modo molto più violenta e drammatica dei nuovi 44 casi accertati in una sola notte. Sappiamo tutti che la crescita è esponenziale per ogni singolo caso. Sappiamo tutti che i 44 casi accertati sono il primo dato, rispetto ai 116 prelievi.
Ma oltre al danno la beffa. Ed infatti i Cittadini rispettosi delle “limitazioni personali”, vedono ogni loro sforzo compromesso da comportamenti che appaiono del tutto irresponsabili e sconsiderati.
E cosa dire dei familiari ai quali, da tempo, è vietato far visita ai loro cari – ed anche qui “danno e beffa” – che ora hanno i loro anziani in pericolo di vita".
GLI INTERROGATIVI
"Ora è il momento di agire e blindare, seriamente, le strutture, a tutela degli anziani - afferma Francesco Di Lieto del Codacons - del personale e dell’intera popolazione; ma verrà il momento in cui qualcuno dovrà pur spiegare chi possa aver veicolato il virus nella struttura se le visite sono sospese dal 9 marzo? Ci chiediamo se qualcuno abbia tenuto nascosto il possibile “misfatto” ed il dramma di persone affidate alle cure della struttura? E, soprattutto, chiediamo, quante strutture sono nella potenziale situazione della Domus Aurea di Chiaravalle? Chi aveva il compito di effettuare controlli e verifiche?".
"La situazione appare drammatica nella sola valutazione del caso di Chiaravalle. Ma le preoccupazioni – che arrivano da tanti familiari – sono anche per molte altre strutture che oggi, per Decreto, sono giustamente “chiuse” alle visite dei familiari. Questo, però, significa che le responsabilità e le attenzioni dei sanitari e di chi deve controllare devono essere decuplicate. Non basta la video-chiamata per capire se un familiare abbia la febbre. E, purtroppo si sa, in molte strutture anche la semplice misurazione della temperatura corporea non viene acquisita e trascritta, almeno quotidianamente, in cartella - afferma l’avv. Antonello Fabiano, responsabile regionale di Codacons Salute. Il tutto con il benestare (?) dell’ente controllore e di chi rilascia gli accreditamenti. Ma al di la delle polemiche – ma ben vengano anche queste se servono a segnalare e rimuovere comportamenti che ci mettono in pericolo – qui si deve difendere la salute e la vita non solo degli anziani ma di tutti. Si deve evitare che più “bombe”, come quella di Chiaravalle, vengano sganciate sul sistema sanitario calabrese, già duramente provato e che rischierebbe di saltare".
"Non è questo il momento per cercare le responsabilità - afferma Francesco Di Lieto - ma il rischio che quanto successo a Chiaravalle abbia a ripetersi è enorme. Riceviamo, infatti, segnalazioni di situazioni davvero preoccupanti in altre strutture".
LE RICHIESTE
Servono sforzi immediati e controlli a tappeto. Senza se e senza ma. Senza amici degli amici. Senza il gioco del “passa la palla” o del “non potevamo immaginare”.
Così il Codacons si rivolge ai Prefetti Calabresi, alla Regione ed alle ASP.
“Abbiamo un dato grave e preoccupante - sostiene Antonello Fabiano - ora sappiamo che focolai di estrema gravità possono essere quelli che, per interessi economici e di una sanità che troppo spesso ha “delegato” al privato, vengono sottaciuti e sottovalutati da chi, evidentemente sciaguratamente, tenta sino all’estremo di nascondere tutto sotto il tappeto.
Da tempo ripetiamo come le case di riposo siano le strutture più fragili ed indifese e quasi nessuno sembra occuparsene se non quando scoppia il “bubbone” come a Chiaravalle.
Il Codacons chiede che la Regione Calabria, le ASP ed i Prefetti impongano l’immediata adozione di protocolli di sicurezza, garantiscano la fornitura urgente e la distribuzione degli idonei strumenti di protezione individuali, impongano la sanificazione di tutte le strutture e la sorveglianza sanitaria di tutti gli operatori.
Anche per questo il Codacons ritiene indifferibile istituire un coordinamento regionale per garantire omogeneità di comportamenti in tutte le strutture.
"Dovesse scoppiare un ulteriore caso in una struttura per anziani, allora sarà evidente una irresponsabile sottovalutazione del rischio".
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