di FRANCESCO DI LIETO
Ad oggi l'università ha messo a disposizione della popolazione calabrese 3 posti in terapia intensiva, per pazienti No Covid. La collaborazione parebbe si esaurisca qui. Chissà quando si penserà di "imporre" una collaborazione per venirne fuori tutti insieme.
Certo, fosse vero, ci sarebbe da riflettere sulla reale ricaduta dell’università sul nostro territorio. Ero rassegnato al rifiuto della “università” di offrire un Pronto Soccorso ai Cittadini, ma non pensavo si potesse arrivasse a difendere “nicchie di potere” trovandosi dinnanzi una “pandemia”.
Servono percorsi esclusivi, lo si ripete da tempo. E cosa comporta la promiscuità dei pazienti, dovrebbe averlo insegnato quanto accaduto nel reparto “dialisi” al “Pugliese”. Ma si naviga a vista e si subisce l’emergenza.
Cosa accadrà quando si ammaleranno medici ed infermieri? Provate a pensare cosa può accadere se al “Pugliese” giunge un paziente, solo potenzialmente infetto ed ha bisogno, ad esempio, di una Tac. Per renderla nuovamente operativa (quella tac) occorrono oltre due ore. Ovvero il tempo necessario per “bonificare” l’intera area. Ma se arriva un paziente con un ictus può attendere più di due ore?
Spero proprio di sbagliarmi, ma fosse vera la disponibilità offerta dall’Università, quando saremo costretti a contare le vittime dovremmo tenere bene a mente chi è venuto in Calabria solo per colonizzare.
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