Coronavirus. Dopo l'ordinanza di chiusura della regione, i sindacati: "Trovare contromisure per i lavoratori del porto di Gioia Tauro"

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images Coronavirus. Dopo l'ordinanza di chiusura della regione, i sindacati: "Trovare contromisure per i lavoratori del porto di Gioia Tauro"
Tavolo congiunto sindacati
  22 marzo 2020 14:35

In questa emergenza sanitaria che sta interessando tutto il territorio nazionale un fatto è certo: la battaglia contro il coronavirus bisogna giocarla sui tempi e sulla capacità di prevenire il contagio ed evitare che lo stesso si propaghi senza controllo.

Questo dato è messo in evidenza da quello che sta accadendo in Lombardia e Veneto, dove la curva dei contagi e quella dei decessi continuano ad impennarsi.

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La Calabria in questa fase, nonostante si stia registrando una diffusione del virus eterogenea sul territorio, sta reagendo in maniera positiva, riuscendo a limitare la diffusione del contagio proprio perché ha potuto giocare d’anticipo rispetto a quanto accaduto nelle regioni del Nord Italia che, sino ad oggi, sono state maggiormente colpite dal Covid-19.

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Adesso, anche davanti alle ulteriori misure restrittive assunte del Governo che hanno interessato tutte le attività produttive, tranne quelle essenziali, e tenuto conto dell’ordinanza della Presidente della giunta regionale, Jole Santelli, che dispone la “chiusura” della Calabria o chi vuole entrare o uscire dalla nostra regione, riteniamo vada focalizzata una maggiore attenzione su quanto sta accadendo all’interno del porto di Gioia Tauro: una realtà produttiva che presenta un grande numero di lavoratori, che provengono da tante parti del territorio provinciale, che ad oggi continua ad operare in regime ordinario.

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Crediamo non si possa perdere ulteriore tempo prima di prendere provvedimenti concreti per la salvaguardia della forza lavoro operante nello scalo gioiose e, allo stesso tempo, garantire la tenuta economica e finanziaria delle aziende che operano a Gioia Tauro e dell’intero sistema produttivo regionale.

Ricordiamo, altresì, senza voler essere profeti di sventura, che le strutture portuali in casi di pandemia sono i canali più immediati per la diffusione dei contagi.

Per questo, chiediamo alla Presidente della Regione in questa fase delicata ma determinante, di dare priorità alla salute dei lavoratori rispetto alle esigenze di produzione. Allo stesso tempo le chiediamo di farsi portavoce di questa istanza con le aziende operanti a Gioia Tauro e con i rappresentanti istituzionali e politici.

"Consapevoli che il porto di Gioia Tauro non può chiudere date anche le indicazioni del Governo emanate ieri sera, riteniamo però che debba essere quanto meno limitato nelle sue attività, per ridurre il numero di lavoratori in opera contemporaneamente, al fine di garantire ai lavoratori il distanziamento sociale utile a ridurre il contagio e alle aziende di poter sfruttare i meccanismi di tutela del lavoro messi in campo dal Governo Conte". E' quanto scrivono in una nota unitaria i sindacati calabresi Cgil, Cisl e Uil

"In questa fase così complessa - si legge nella nota-, poi,  riteniamo sia utile produrre un protocollo regionale fra le parti sociali, politiche e datoriali, che sia finalizzato alla selezione di quelle attività ritenute non essenziali all’interno del territorio per cercare di contenere quanto più possibile la diffusione del virus.Siamo convinti, ancora, che tutte queste iniziative debbano essere assunte con grande senso di responsabilità, perché non ci potrà essere ripresa economica della Calabria se prima non viene risolta questa emergenza contingente".

"Tutto ciò rappresenta un atto dovuto, soprattutto di fronte a tutti quei lavoratori - come quelli delle forze dell’ordine, della sanità e della vendita di beni essenziali - che, sino ad oggi, non si sono fermati mai e verso i quali deve andare il nostro massimo supporto", proseguono le sigle sindacali.

"Il fermo delle aziende operanti in settori non essenziali, fra le altre cose, potrebbe offrire un’opportunità importante di salvaguardia di coloro che saranno chiamati a prestare la propria opera professionale con la consegna dei dispositivi di protezione individuale in possesso di queste realtà produttive direttamente nelle mani di coloro che continueranno ad operare per garantire, fra le altre cose, la sicurezza e la territorio e la funzionalità del sistema sanitario regionale", chiosa la nota.

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