Coronavirus. Giovanna Tenuta: "Il nostro Paese in questo momento sta giocando la partita più importante di tutte, quella della vita"

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Giovanna Tenuta
  01 aprile 2020 21:12

di Giovanna Tenuta

"Anno Domini 2020:   ogni epoca ha la sua soglia di orrore.

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 Questo non è più il tempo degli uomini. Ma il tempo di Dio. E del Giudizio Universale. Quello apocalittico delle Sacre Scritture. E della fine dei tempi. Lo scontro decisivo tra il Bene e il Male.

Tutto è stato accuratamente predetto.

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“… Infatti, vi sarà allora  una tribolazione grande, quale mai c’è stata dall’origine del mondo fino ad ora, né mai vi sarà”  ( Mt 24,21-22);   “….Quando, poi, sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre, non spaventatevi! E’ necessario che cio’avvenga, ma non sara’ ancora la fine. Infatti, insorgera’ nazione contro nazione e regno contro regno; ci saranno terremoti in diversi luoghi e carestie. Ciò sara’il principio dei dolori. ” (Mc 13,7-8) e ancora "Un popolo si sollevera’ contro un altro popolo e un regno contro un altro regno. Ci saranno dappertutto terremoti, carestie e pestilenze: vi saranno anche fenomeni spaventosi e segni grandiosi dal cielo. Poiche’ questi sono giorni di vendetta, affinchè si compia tutto ciò che è stato scritto" (Lc 21, 10-11,22)  ed infine  "Ci saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle; e sulla terra angoscia di popoli in preda allo smarrimento per il fragore del mare e dei flutti. Gli uomini verranno meno per il timore e per l’attesa di ciò che dovra’ accadere sulla terra.  Infatti le forze dei cieli saranno sconvolte" (Lc 21,25-26).

I segni concreti e visibili  ci sono ormai tutti. Ogni nazione combatte la sua lotta contro un flagello, un evento calamitoso diffuso in tutto il pianeta: guerre, conflitti, carestie, terremoti, incendi, disastri naturali di ogni genere e tipo.

Anche il nostro Paese in questo momento  sta giocando la partita più importante di tutte, quella della vita.

La nostra paura è diventata  la nostra resistenza contro un nemico comune invisibile. Senza confini. Né frontiere. Che arriva da molto lontano e non si sa bene dove sia: il Coronavirus. Una pandemia globale che viaggia più forte delle nostre paure, seminando panico, sofferenza e morte in ogni angolo della terra.

Se l’Oriana fosse ancora tra noi, oggi direbbe, con rabbia ed orgoglio, che siamo in tempi di guerra. Una guerra batteriologica  che sta cambiando il nostro modo di vivere e di morire, di vestirci, di uscire e divertirci. Una guerra  che mira alla scomparsa della nostra storia  e della nostra societa’;  all’annullamento  delle nostre radicate abitudini.

Ma stavolta non si tratta della Jihad. E nemmeno fantascienza. 

Questa è una minaccia globale, reale e concreta.

Un virus letale dal rischio biologico elevato e pericolosissimo. Un dramma spettrale che ha stravolto le nostre città trasformandole in luoghi deserti, di morte e di profonda desolazione. E che ci costringe alla forzata clausura. Un nemico da combattere non sul campo, ma restando chiusi in casa. Evitando ovunque assembramenti.

Tutto questo mette a dura prova i nervi dell’individuo. Bisogna reggere bene con la testa. E coi comportamenti. Bisogna rispettare le regole o ti giochi la vita. E quella degli altri.

La nostra battaglia unitaria e coesa diventa difesa, sopportazione, collaborazione, resilienza nello sconfiggere un morbo aggressivo che coglie alla sprovvista. E colpisce alle spalle. Togliendoci la liberta’. O il respiro.

Se non si combatte, questo virus riuscira’ a distruggere la nostra identita’, tutti gli assetti sociali, economici, culturali e religiosi che siamo riusciti faticosamente  a costruire  anno dopo anno.

Regole. Distanziamento sociale. Misure restrittive di contenimento. Di protezione. Anti-contagio. Limiti. Guanti e Mascherine. Quarantena: uno scenario inverosimile, quasi spaziale a noi del tutto  sconosciuto. Difficile da comprendere. Un linguaggio estraneo a cui nessuno è abituato, ma al quale si è dovuto adattarsi in breve tempo.

Un paese sospeso. Blindato tra strade vuote e carri armati, uffici chiusi e morti che non si contano più, lavoro da remoto ed in streaming.. La vita reale si trasferisce dal mondo materiale a quello digitale.

E nel frattempo, in mezzo a questa emergenza epidemiologica incontenibile, Madre Natura non si ferma, continua a fare il suo corso in questo lento girare delle stagioni. La Primavera  si avvicina, i fiori sono gia’ sbocciati, il sole cede il posto alla luna e poi sorge ancora. Cosi’ giorno dopo giorno, notte dopo notte anche la Terra assicura il suo ciclo continuo alternando albe, aurore e tramonti  a tutto il pianeta.

Nella storia, e oggi nel mondo vasto e terribile, sono stati e sono in tanti a soffrire e a morire incomprensibilmente più di noi. Di noi occidentali : che ci sentiamo a torto, l’intoccabile centro di tutto.

“….Ma sul finire del mese di marzo, cominciarono, prima nel borgo di porta orientale, poi in ogni quartiere della citta, a farsi frequenti  le malattie, le morti con accidenti strani di spasimi, di palpitazioni, di letargo, di delirio, con quelle insegne funeste di lividi e di bubboni; morti per lo più celeri, violente, non di rado repentine, senza alcun indizio antecedente alla malattia. I medici opposti alla opinion del contagio, non volendo ora confessare ciò che avevan deriso, e dovendo pur dare un nome generico alla nuova malattia……trovarono quello di febbri maligne, di febbri pestilenti….”.( Cap. XXXI de “ I Promessi Sposi”).

Così scriveva il Manzoni con potenza espressiva  per raccontare  l’inizio della peste a Milano nel ‘600 dove morirono  64.000 persone su una popolazione di 250.000 abitanti;  a Napoli  morirono 240.000 persone  su circa 450.000 abitanti; a Roma 15.000 sui 100.000 che allora vi vivevano.

Alla fine, di questa spietata battaglia alla sopravvivenza, restera’ solo un nome scientifico, un codice artefatto  "COVID- 19" che avra’ portato via con sé centinaia, migliaia di morti in tutto il globo terrestre, cancellando intere generazioni.

Ma esiste un legame strettissimo tra le malattie che stanno terrorizzando il Pianeta e le dimensioni epocali della perdita della natura. Molte delle malattie emergenti come Ebola, AIDS, SARS, influenza aviaria, influenza suina e il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 non sono catastrofi del tutto casuali, ma sono la conseguenza indiretta del nostro impatto sugli ecosistemi naturali.

E quando l’ultima coppa   apocalittica sarà versata nella valle di Armagheddon dove si raduneranno  tutti i popoli della terra in attesa del Giudizio finale, soltanto allora si comprenderà che curare la Natura significa proteggere l’umanità stessa, cioè tutelare la salute umana conservando la biodiversità. Che le pandemie sono l’effetto boomerang della distruzione degli Ecosistemi. Che tra catastrofi ambientali, cambiamenti climatici, conflitti, profughi, terrorismo; e poi ancora riscaldamento termico, carestie, epidemie  e devastazioni, polveri sottili, gas effetto serra, ghiacci che si sciolgono; e ancora vulcani, terremoti, tsunami, bradisismi; e senza dimenticare le cavallette, le calamità epigenetiche e il rimbambimento  universale, ecco che l’Apocalisse, a volerla cercare, è sempre a portata di mano. Basta trascurare i segni di speranza, i colpi di fortuna, gli orizzonti della fisica che stanno mettendo in forse i rapporti fra causa ed effetto.

Perchè là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie.

Solo l’ultimo germoglio superstite in mezzo a tutta questa distruzione totale, indicherà che è rimasto ancora un barlume di vita sul Pianeta Terra". 

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