Il picco "insostenibile" di casi da nuovo coronavirus SarsCov2 in Italia si potrà evitare ma l'epidemia avrà una durata maggiore.
La previsione, sulla base di studi con modelli matematici, è di Pier Luigi Lopalco, professore di igiene all'università di Pisa e responsabile epidemiologia nella task force della Regione Puglia per il contrasto al nuovo coronavirus. Un'epidemia più lunga che consentirà però di avere casi "diluiti" nel numero, cosa che permetterà al nostro Servizio sanitario, afferma l'esperto, di poterli gestire. Evitando il temuto effetto 'crash'.
"Grazie alle forti misure di contenimento in atto - spiega Lopalco all'ANSA - eviteremo un picco insostenibile, diluendo e rallentando i casi di SarsCov2, che comunque ci saranno, in un tempo più lungo: l'epidemia in atto, cioè, durerà di più ma il numero di casi risulterà gestibile per il Servizio sanitario in relazione alla disponibilità di posti nelle Terapie intensive". Le misure adottate, rileva, "hanno infatti l'obiettivo di contenere il contagio, individuando subito ogni singolo caso e isolandolo. Spegnendo ogni singolo 'focolaio individuale' si rallenta dunque l'epidemia". Ciò non significa che non si verificheranno nuovi casi a livello nazionale: "I contagi ci saranno, ma si diluiranno su un arco di tempo più lungo e proprio tale 'diluizione' permetterà al Servizio sanitario di essere in grado di curare adeguatamente tutti i casi gravi, mediamente pari al 10% del totale, che necessitano di terapia intensiva, i cui posti sono comunque limitati". Evitare il picco, l'obiettivo attuale, chiarisce Lopalco, "significa cioè evitare che in un breve tempo si verifichi un numero molto alto di casi, rallentando la velocità di trasmissione. E perché ciò avvenga - avverte - è ora fondamentale che tutti i cittadini evitino contatti il più possibile e stiano a casa". Ma quanto potrà durare, allora, questa pandemia? In Cina, a Wuhan, epicentro del contagio, "in sei settimane sono riusciti a spegnere l'epidemia, ma con misure ancora più stringenti rispetto a quelle da noi adottate. In Italia, dunque, non avverrà lo stesso e saranno necessarie più settimane".
Nei modelli di studio epidemiologico, chiarisce ancora Lopalco, "se noi oggi ipoteticamente interrompessimo tutte le catene di contagio esistenti, nei 7 giorni successivi si vedrebbe ancora una curva in crescita per effetto di tutti coloro infettatisi prima, ma nella settimana dopo i casi si vedrebbero in decrescita. Trascorse dunque due settimane, l'epidemia dovrebbe spegnersi". Se le misure funzioneranno, afferma, "proprio le prossime due settimane saranno determinanti per un rallentamento dei casi". Ma anche dopo che questo sarà successo, come si auspica, non si potrà allentare la presa: "Si dovranno comunque mantenere misure di contenimento e distanziamento fino a raggiungere una situazione 'di sicurezza' con una percentuale di casi ridotta". Passata la "prima ondata epidemica", avverte Lopalco, "andranno fatte valutazioni approfondite su vari aspetti, anche sull'immunità di gregge acquisita, per decidere misure cautelari adeguate".
Insomma, conclude l'esperto, "finché non avremo a disposizione il vaccino, il distanziamento sociale rigido è l'unica arma che abbiamo e che funziona davvero. Ma dal momento in cui avremo il vaccino, immunizzando su larga scala, l'epidemia dovrebbe spegnersi in un mese".
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