"La tempesta Covid-19 mette a rischio la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale e la tutela della salute di tutta la popolazione e degli stessi operatori sanitari. Le aziende sanitarie salabresi e gli organismi regionali hanno il dovere di mettere in atto tutte le misure di sicurezza per la tutela del proprio personale poiché ogni operatore disponibile sul campo è, ad oggi, il bene più prezioso del nostro sistema sanitario regionale per la cura dei cittadini", scrive in una nota Nino Accorinti, segretario regionale della CISL Medici.
"Dai medici ospedalieri ai medici di medicina generale, dagli specialisti ambulatoriali e territoriali ai medici della guardia medica e del SUEM 118 è necessario al più presto dotarli di validi dispositivi di protezione. Infatti, sono tanti i medici ed altri operatori sanitari, nelle zone dell’Italia in cui l’epidemia è più diffusa, che si sono infettati da pazienti che avevano visitato per altri motivi clinici, soprattutto nelle geriatrie, medicine interne, ecc., ma anche tra i medici di medicina generale. Infatti, la maggior parte dei contagi del personale sanitario sembra sia stata causata da pazienti pauci-sintomatici. Non è stato corretto l’atteggiamento di minimizzare il problema dei dispositivi come messo in atto anche in Calabria da alcune direzioni sanitarie o referenti che, invece di predisporre protocolli e percorsi per evitare i contagi, erano più impegnati a minacciare di non usarli, anche se erano personali.
E’ evidente che non vi è stata una seria preparazione per l’eventuale arrivo dell’epidemia prima in Italia e poi in Calabria considerando che non è stata fatta alcuna scorta di dispositivi e che solo da qualche giorno sono state individuate le strutture dove curare i malati affetti da Covid-19 oltre ai centri specifici già attivi come le Malattie Infettive e le Rianimazioni degli HUB regionali. Siamo in guerra e non c’è più tempo da perdere per predisporre altri posti letto, di rianimazione e non, per gli eventuali pazienti affetti da Covid-19 ma occorre rispettare norme, come l’obbligo per il datore di lavoro di proteggere i suoi lavoratori, e percorsi assistenziali.
Si apprende dell’utilizzo di strutture separate dal resto dell’Ospedale come a Reggio Calabria e Cosenza, della palazzina delle Malattie Infettive all’Ospedale Pugliese di Catanzaro, mentre rimane la promiscuità al Policlinico “Mater Domini” con piani dedicati al Covid-19 ed altri, contigui, destinati a discipline come la cardiochirurgia, cardiologia e neurochirurgia anche se con percorsi differenziati. L’esperienza di alcuni ospedali della Lombardia ha portato alcuni scienziati, come la virologa Ilaria Capua, ad ipotizzare in una recente trasmissione televisiva come la diffusione dell’infezione sia favorita da alcune condizioni, tra queste gli impianti di aerazione delle strutture.
Non da ultimo è il problema del personale. E’ logico favorire l’assunzione di personale ma occorre anche formarlo se inesperto, come è logico proteggere in situazioni di emergenza soprattutto il personale esperto e formato già in servizio. Nelle epidemie molto contagiose occorre farsi trovare già preparati ed organizzati ma soprattutto coordinati. A tal proposito, in Calabria era forse necessario nominare una folta task force, verosimilmente utile prima dell’arrivo del primo caso? O nominare un Commissario Straordinario per l’emergenza Coronavirus con pieni poteri decisionali? Riteniamo più corretta la seconda ipotesi."
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