Coronavirus, la crisi della pandemia raccontata nel nuovo libro di Filippo Veltri

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La copertina del nuovo libro di Filippo Veltri

“Coronavirus, calendario di una crisi” è il titolo del nuovo libro di Filippo Veltri, in uscita la settimana prossima per “Città del Sole”

  27 giugno 2020 10:51

Un diario di viaggio dentro la tragedia del coronavirus, un modo per comprendere come la pandemia abbia cambiato le persone, questo è “Coronavirus, calendario di una crisi”, il nuovo libro di Filippo Veltri in uscita la settimana prossima per “Città del Sole”.

E’ un viaggio completo dentro l’esperienza drammatica del covid19, dalle prime (errate e sottovalutate) indecisioni del 22 febbraio sulla caratura effettiva del virus fino alle drammatiche giornate di marzo, alle speranze di aprile e di maggio, alle riaperture, alle cautele, ai sogni, alle speranze. Al dramma sociale ed economico.

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C’è tutto il corollario delle incertezze, della analisi dei tuttologi come degli scienziati veri, di come la pandemia abbia modificato la percezione persino di grandi e piccoli fenomeni. Il tutto visto dall’osservatorio di una piccola regione del sud dell’Italia, con lo strazio dei morti nelle Rsa, da Chiaravalle a Torano, lo stato della medicina pubblica in una regione commissariata da decenni.

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Giorni e settimane scanditi dalla cronaca e dalle riflessioni, dalle mascherine al famigerato R0. Ogni passaggio viene indicato dalla data di pubblicazione in modo da fornire un vero e proprio percorso nel tempo, un datario della tragedia, un viaggio affinché la memoria di una pandemia non svanisca in ricordi incerti e sbiaditi. Una sorta di calendario della crisi che non è stato modificato in nulla rispetto ai tempi effettivi della pubblicazione sul giornale, proprio per rendere appieno l’atmosfera del vissuto giorno dopo giorno. In appendice due cose che in apparenza poco hanno a che fare con la pandemia ma che hanno arricchito il panorama di questi 3 mesi e mezzo. Riguardano il ruolo che ebbe il PCI in due grandi vicende del nostro Paese e del Sud dell’Italia in particolare in altri due momenti topici. Mai come in questa occasione, infatti, l’assenza di grandi partiti e organizzazioni si è fatta sentire. E ancor di più si farà sentire nei mesi a venire.

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Filippo Veltri

Filippo Veltri è giornalista professionista dal 1978. Oggi è editorialista e commentatore per il Quotidiano del Sud, Zoomsud, per l’emittente televisiva TEN. È autore di numerosi saggi e libri sulle condizioni economiche, sociali e democratiche della Calabria. Numerosissimi i premi e i riconoscimenti: tra gli altri il Premio Crotone per il giornalismo; il Premio Lo Sardo a Cetraro per il suo impegno giornalistico contro la ‘ndrangheta; il Premio Gerbera Gialla a Reggio Calabria per le sue attività culturali e professionali a favore della legalità; il premio Stelle del Sud; il Premio Giancarlo Siani, il Premio Città di Catanzaro e il premio Padula.

Dalla prefazione di Rubens Curia: “L’interessante e graffiante riflessione che Filip­po Veltri fa in questo suo libro sull’uso di una notizia scientifica con ricadute catastrofiche in vite umane e sulla economia mondiale, è im­portante per comprendere il ruolo dei mass-me­dia e il grande palcoscenico dei social dove tutti possono essere protagonisti dispensando consigli, elaborando teorie complottiste, smi­nuendo la gravità dell’evento o enfatizzandone in modo drammatico le ricadute. Da Donald Trump all’industriale bergamasco o al proprie­tario di uno stabilimento balneare, ognuno ha un suo interesse nell’affrontare la Pandemia da Covid-19 in rapporto alle proprie esigenze poli­tiche o economiche, pretendendo che la scienza si adegui alla propria visione. E noi? Credo che dobbiamo vivere la Pandemia senza superficia­lità né angoscia, ma con una paura razionale che ci ha permesso di sopravvivere nel corso dei millenni e di essere ciò che siamo. È evidente che il Covid-19 ha dimostrato all’o­pinione pubblica mondiale, ancora una volta, che la tutela della salute non è una monade a se stante, ma che esiste un forte intreccio tra salute e economia, basta ricordare la peste bubbonica del 541/42, la prima di questo tipo attestata in tutta la storia, che partendo dall’Etiopia, si dif­fuse dall’Egitto via linee di comunicazione ma­rittima in tutte le parti del mondo mediterraneo, dalla Spagna alla Persia provocando la morte di almeno la metà della popolazione e immensi danni alla potenza occidentale dell’epoca che era l’Impero bizantino. Per arrivare al XX se­colo è sufficiente rammentare la spagnola, por­tata in Europa dall’esercito americano durante la prima guerra mondiale che provocò circa 40 milioni di morti. L’uomo dimentica facilmente la ciclicità di que­ste pandemie, il ruolo dei “determinanti sociali di salute”, quali la povertà, l’analfabetismo, la disoccupazione, gli stili di vita, la desertifica­zione prodotta da politiche scellerate in spregio all’ambiente, che contribuiscono a questi dram­matici eventi ciclici senza, fino al momento at­tuale, aver saputo o voluto dare giuste risposte”.

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