Coronavirus. La lettera di un pediatra dall'inferno lombardo: "Non siamo eroi, abbiamo scelto questo lavoro per aiutarvi"

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images Coronavirus. La lettera di un pediatra dall'inferno lombardo: "Non siamo eroi, abbiamo scelto questo lavoro per aiutarvi"

  22 marzo 2020 16:09

 Luca Mancini, giovane pediatra in un grande ospedale di Milano, con papà di Vasto d’Abruzzo e mamma milanese ha scritto una lettera in questo momento difficile. Con tale messaggio intende ringraziare gli Italiani per gli applausi di solidarietà ed incoraggiamento, per l’affetto dimostrato in questo lungo periodo di ostinata e ardua lotta contro l’epidemia-pandemia di coronavirus. E’ una lettera che ci giunge dall’inferno del Covid-19 dove i sanitari (dai medici agli infermieri e ad altre figure di supporto) lavorano e lottano fino allo sfinimento, spesso raddoppiando i turni, per strappare alla morte quante più persone possibili. Eccone il testo.

"Questi giorni sono strani. Dobbiamo stare isolati e forse è il momento che ci sta unendo di più. C’è una strana bellezza dietro a tutto questo. Sento ogni giorno dei fragorosi applausi di gente affacciata ai balconi che ringrazia noi sanitari per il lavoro che stiamo facendo. Grazie a Voi. Queste manifestazioni sicuramente ci aiutano in questo periodo complicato e ci scaldano il cuore.

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Ma vorrei dire una cosa. RicordateVi di questi applausi. Ricordate questo senso di gratitudine. Se sono emozioni genuine, ricordatele … Ricordatele anche quando l’emergenza sarà finita e torneremo tutti a prendere un aperitivo o andremo a ballare per dimenticare questi giorni di inferno e di paura. Anche quando negli ospedali non ci saranno più reparti COVID e tornerete ad affollare il Pronto Soccorso.

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Perché le persone contro cui urlerete o che addirittura aggredirete, magari a causa di un’attesa ritenuta troppo lunga, sono gli stessi “eroi” che celebrate in questi giorni assai difficili. L’infermiere di “triage” (centro cernita e smistamento, ndr) che Vi assegnerà un codice bianco sarà lo stesso che Vi accoglie e Vi rassicura adesso. E il medico, il quale Vi farà presente che non era il caso di rivolgersi al Pronto Soccorso per il Vostro problema, sarà lo stesso che in questi giorni stringe la mano al parente ventilato che non potete visitare.

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Noi ci ricorderemo dei Vostri applausi. Voi ricordateVi che non siamo “eroi”, ma che abbiamo scelto il nostro lavoro per aiutarVi, a prescindere da tutto".

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