Coronavirus. La storia del cardiologo di Lamezia Terme, Giuseppe Colangelo, in Campania per sconfiggere il "nemico invisibile"

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Giuseppe Colangelo
  14 aprile 2020 11:46

di EDOARDO CORASANITI

Trapani, Bolzano, Bergamo, Catanzaro, Polla. Il Coronavirus è un male che si combatte in tutta Italia senza fare sconti.

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In prima linea ci sono medici, infermieri, Oss, operatori sanitari che senza sosta si inventano qualsiasi cosa per evitare contagi, ridurre le perdite, zittire la malattia che ha bloccato quasi l’intero mondo.

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Tra questi ci sono tanti, tantissimi medici che hanno studiato e si sono formati in Calabria. Tra di loro c’è Giuseppe Colangelo, 43 anni, nato e cresciuto a Lamezia Terme, che da anni lavora all’ospedale di Polla (Salerno), dove si occupa di cardiologia.

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Polla, a pochi passi dalla Basilicata, è un ospedale di frontiera. I malati di Covid-19 sono e stati decine e decine, anche per la vicinanza con alcuni comuni di zona rossa. E oltre a cambiare le vite dei pazienti, modificate sono anche quelle degli operatori che ci lavorano. Come Giuseppe, che ha visto il suo reparto ridursi per essere accorpato con altri.

È il Covid19 il campanello d’allarme per cui buona fetta dell’ospedale è dedicato, tra nuove linee comportamentali da seguire e nuove conoscenze sul “nemico invisibile”.  

La paura? “La paura c’è, anche perché è già capitato un turno di Pronto soccorso e il rischio di contrarre il virus è sempre da considerare. Certo, siamo ben attrezzati per fronteggiarlo ma il rischio c’è”.

Inoltre, Giuseppe ha un passato in Pronto soccorso. La sua carriera inizia tra le aule universitarie di Catanzaro, continua nella specializzazione nel Policlinico e poi su verso Cortina, Padova, Caserta e infine Polla, dove lavora sotto la direzione del primario Silvio Saponara. Grazie a quest’ultimo, il reparto di cardiologia continua a funzionare, seppur la maggior parte dei consulti avviene in via telematica, soprattutto quando il paziente non presenta problemi o sintomi o precedenti.

Anche ridurre le possibilità di contatto tra pazienti e operatori sanitari fa parte delle misure anti contagio. Però non basta, dato che la squadra di medici ed infermieri è sempre in stato di allerta per verificare eventuali complicazioni che potrebbero nascere dal Coronavirus.

Un occhio alla Campania ed un altro alla Calabria: “Grande rammarico non poter lavorare in Calabria, perché se ci fosse la possibilità lo avrei fatto nella mia terra”.

Al di là della vita professionale, Giuseppe ha una vita privata che lo porta a coltivare passioni come la corsa. A causa del Covid-19, ha dovuto intensificare l’utilizzo della palestra privata lasciando da parte la strada e l’aria aperta. Convinto che “la prevenzione è un’arma a basso costo. Dobbiamo limitarci e mettere da parte l’egoismo. Speriamo possa finire presto e riabbracciarsi con occhi diversi”.

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