Coronavirus. L'appello dal Consiglio Comunale di Lamezia: "Si riapra subito il reparto di malattie infettive al Giovanni Paolo II"

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Il reparto di malattie infettive all'ospedale di Lamezia Terme

Ieri una  rappresentanza istituzionale, sindaco, assessori e consiglieri comunali in rappresentanza di tutti gli schieramenti politici, ha effettuato un sopralluogo.

  13 novembre 2020 19:36

Il consiglio comunale di Lamezia Terme chiede l'immediata riapertura del reparto di malattie infettive dell'ospedale lametino.

"Nei mesi scorsi più volte abbiamo chiesto - si legge nella nota - a chi di competenza di riaprire  il reparto di malattie infettive nella sua originaria collocazione, per intenderci in una struttura adiacente, dunque autonoma ed esterna al corpo principale dell'Ospedale di Lamezia Terme. Stabile in cui si trova già oggi il laboratorio di microbiologia con i macchinari che possono processare i tamponi. Una richiesta avanzata dall'amministrazione comunale in tempi non sospetti e che, purtroppo, nei mesi della prima ondata pandemica, e ancor di più in queste settimane,  ha mostrato la sua ragionevolezza e lungimiranza". 

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"Ieri una  rappresentanza istituzionale, sindaco, assessori e consiglieri comunali in rappresentanza di tutti gli schieramenti politici, ha effettuato un sopralluogo  - sottolineano - per verificare lo stato dell'immobile. Si è avuto modo di ammirare una struttura che, soprattutto rapportata agli standard della nostra regione e di tanti reparti che sono balzati alle cronache nazionali per degrado e abbandono, è un vero e proprio gioiello. Al piano terra, di fronte al laboratorio di microbiologia, è presente un'intera area già utilizzabile come degenza,  con numerose stanze, antistanze "filtro", ciascuna munita di testata letto per collegamento a gas medicali e bagno dedicato. Si tratta di spazi in ottimo stato, attualmente utilizzati dal SERD. Al piano superiore dello stabile ci sono altri  locali in ottime condizioni,  che conservano la struttura originaria, con stanze e bagni dedicati ma  prive di testa letto ed adibite ad ufficio tecnico, area  medico competente e farmacia territoriale".  

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"Tutti servizi, questi ultimi, che - aggiungono  - nell' immediato possono trovare facilmente e in tempi rapidi collocazione negli spazi ricavati nei locali "amministrativi", dove erano - d'altronde -  originariamente ubicate e che sono allo stato vuoti. Occorre anche aggiungere che alla struttura è possibile accedere  da due diversi ingressi, suddividendo senza alcun problema, dunque,  il percorso sporco dal pulito. La razionalizzazione degli spazi, facilissima ripetiamo, consentirebbe anche di posizionare la farmacia territoriale in una migliore collocazione nella vasta area piano strada ospedale, precedentemente occupata dai locali magazzino trasferiti oggi a Girifalco ed attualmente vuoti". 

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"Bastano queste poche indicazioni per qualificare come inspiegabile ed irragionevole - evidenziano - la mancata considerazione di questa struttura che, evidentemente, non è  stata affatto valutata  dal governo regionale. Francamente, siamo disorientati dal fatto che, a fronte di una soluzione quasi "chiavi in mano",  l'ordinanza del Presidente f.f. Spirlì preveda di riconvertire posti letto nell’ospedale di Soveria Mannelli e addirittura, di far riorganizzare e ristrutturare Villa Bianca, che non sarebbe comunque utilizzabile nell’immediato".

"Il quesito resta dunque uno: perché i locali sopra descritti e che rispondono a criteri di idoneità e funzionalità, in quanto già predisposti per ospitare pazienti che non necessitano di assistenza ventilatoria, non sono stati valutati correttamente ed indicati come concreta possibilità?
Qualunque cittadino può rendersi conto dalle foto allegate che la struttura è già pronta per essere riaperta. Si tratta di un dato oggettivo. L'intero consiglio comunale, evidentemente,  non resterà inerme in attesa di risposte. Abbiamo l'obbligo - concludono - di garantire il diritto alla salute dei nostri cittadini ed abbiamo anche la ferma intenzione di concorrere al bene comune dell'intera collettività calabrese".

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