Coronavirus. L'appello del calabrese Alex, costretto a non rientrare: "La distanza si è dilatata, le paure amplificate, fateci tornare a casa"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Coronavirus. L'appello del calabrese Alex, costretto a non rientrare: "La distanza si è dilatata, le paure amplificate, fateci tornare a casa"
Alex Bertone
  24 aprile 2020 16:05

di FRANCESCA FROIO

La richiesta dei tanti calabresi che hanno avuto rispetto delle regole e sono rimasti lontani da casa durante l'emergenza Covid-19  fa eco,e lo fa intensamente. Alle tante segnalazioni pervenute si aggiunge il messaggio di Alex Bertone,un giovane di Condofuri (Reggio Calabria), supplente precario presso una scuola ad Abano Terme in provincia di Padova.

Banner

Ha rispettato le regole con non poco sacrifico Alex, come molti altri calabresi, ma adesso è stanco e provato e l'esigenza di tornare a casa si fa sentire intensamente, tanto da decidere di rivolgere un appello direttamente al presidente della Regione Jole Santelli.

Banner

Ne riportiamo il contenuto

Banner

"Gent. ma signora Presidente
Le scrivo circa la sua decisione di continuare a non consentire il rientro dei fuorisede calabresi , quei pochi ormai, tra studenti e lavoratori , che abbiamo rispettato le regole , che NON abbiamo partecipato agli esodi di rientro , che non siamo (come tanti) fuggiti con i propri mezzi- li legge nella lettera- Abbiamo temporeggiato per comprendere  meglio un fenomeno che via via si evolveva e precipitava rapidamente, con razionalità , prudenza, senso civico e rispetto delle norme".

"Io sono tra questi...abbiamo affrontato la situazione con determinazione e il risoluto ardimento , tipico di chi, proponendosi di rimanere al suo posto , con l’auspicio e anche un ottimistico convincimento iniziale , che le cose si sarebbero risolte positivamente di lì a poco. Così non è stato, i giorni sono diventati sempre più tristemente uguali , il tempo è diventato un tempo sospeso,la distanza si è dilatata, le paure amplificate, lo smarrimento aumentato mentre le inquietudini montavano a dismisura . Ma ci si è disciplinati, si è rimasti “attaccati “ alle notizie , cercando di andare avanti, con mille raccomandazioni, poche ore di sonno e tante operose distrazioni domestiche" .

"Ogni telefonata esigeva una pre- impostazione del tono della voce che doveva necessariamente essere improntato alla normalità , per tranquillizzare, ravvivare le speranze , scacciare i cattivi pensieri. Col cuore in gola , ogni volta , temendo una seppur minima variazione mi assicuravo che tutto continuasse ad andar bene , tiravo un momentaneo sospiro di sollievo, pensavo di poter resistere, di poter continuare a custodire nel cuore e anche di poter tentare di …pregare ...Ho visto ritornare , anche molto dopo il suo “blocco regionale” tanti figli, studenti che dall’estero sono stati fatti rientrare in Calabria , anche provenienti da zone critiche come la Spagna e la Gran Bretagna . Io, come tanti altri, siamo ancora al Nord, da qui pare non si possa ancora tornare- continua- credo però che adesso, abbiamo pagato un sufficiente dazio di paure, di isolamento e anche di difficoltà , oltre che emotive , anche logistiche".

"Azzardando un po’ con un parossistico parallelismo , mi viene in mente Socrate e la sua coerenza morale, allorquando di fronte alla possibilità dell’esilio o della fuga scelse di bere “l’amaro calice “; anche noi ci fregiamo di non ricorrere a “mezzi” e “mezzucci”, siamo quelli che fanno le file e le trafile, che rispettano le Leggi e le Istituzioni, che sembrano poco scaltri perché non ricorrono alle furberie, che sentono forte il fremito dell’indignazione di fronte alle ingiustizie, che non chiedono favori e, alle oscure e paludose scorciatoie preferiscono i soleggiati , benché più lunghi,  sentieri . Ora però io decido con forza di scegliere il diritto di Antigone alla legge di Creonte! "

"Credo non sia più a lungo sopportabile questa distanza diventata siderale e credo che io, come chiunque altro si trovi nella mia stessa ed identica situazione, abbiamo il diritto di abbandonare il nostro piccolo e grigio appartamento di 2 metri per 2,  in cui siamo rimasti chiusi per due mesi e mezzo da soli...Chiedo a lei, carissima Governatrice, di prendere al più presto dei provvedimenti seri e responsabili, che oltre con la testa, siano scritti con la mano sul cuore. Noi, meritiamo di poter ritornare dalle nostre famiglie, nella nostra casa...per poter tornare a rivedere il mare che nelle giornate di sole ha lo stesso colore dei nostri occhi felici. NON MERITIAMO, invece, di essere abbandonati e dimenticati, ancora una volta, dalla nostra terra...Visto che- conclude-  l’abbiamo dovuta lasciare, non per nostro volere, ma per cercare altrove ciò che la Calabria non poteva darci, come un lavoro o una soddisfazione personale per il nostro futuro.
Cordialmente,
Alex Bertone".

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner