di Maria Claudia Conidi*
Ogni fenomeno ha un suo inizio ,un percorso e una fine.
Finirà anche questa pandemia.
Resistiamo con resilienza.
L’arte di non opporsi alle difficoltà, ma di lasciarle scorrere, nella certezza che un giorno spariranno e tornerà tutto alla normalità.
Ma alla fine ,vi prego, sappiateci ricompensare di questa triste costrizione-
Mi rivolgo a chi potrà rendere Catanzaro e hinterland il sogno vivente e rinato che tutti vorremmo rivivere.
La decadenza della nostra città, Catanzaro, l’ abbiamo vissuta passo passo negli anni, lentamente, con grande angoscia e rassegnazione ,come un destino ineluttabile.
La chiusura degli esercizi commerciali più rappresentativi della nostra città, di strutture artistiche, architettoniche.
E’ come se in maniera premonitiva, questa città fosse stata preparata anzitempo a questa resettazione ormai globale, quasi vaccinandosi per tempo a una chiusura su tutti i fronti e dunque facendoci così soffrire di meno, rispetto ad altri.-
Oggi il Corso di Catanzaro non è diverso da via Monte Napoleone di Milano o via dei Condotti di Roma, per desolazione e tristezza, ovviamente.
Io vorrei quale catanzarese, che il nostro piccolo centro risorgesse dopo questo periodo di quarantena , riscattandosi ai suoi antichi “splendori”, quando ancora la cittadina capoluogo di Regione rideva, la vita sul corso era viva, risuonava di voci e risplendeva di luci di negozi aperti sino a tarda serata-
Vorrei tanto poter passeggiare di nuovo in quella antica Villa Trieste o“ Margherita”, dove un tempo sguazzavano i cigli e le ochette, vendevano palloncini colorati ai bambini la domenica mattina, dispensando gelati artigianali , noccioline ,ceci o pistacchi per i nonnini che li accompagnavano e con la scusa prendevano un po’ di sole sulle panchine , in quello scorcio artistico e raccolto che era la nostra bella Villa ,nel cuore palpitante della città-
Vorrei di nuovo poter vedere la Galleria Mancuso riecheggiare di gente che fa acquisti ,che si gusta il profiterole dell’Uno + Uno o la cucina di uno dei ristoranti più rinomati della città, o che si rinnova il look in un Istituto di Bellezza o entra in una profumeria delle più fornite sulla Piazza.
E poi poter avere un locale notturno tranquillo ,anche per i più attempati, come era un tempo il Match Ball Club a Gagliano, Centro sportivo, ricreativo e night club allo stesso tempo, prima che finisse nella mani della malavita locale , e quindi rottamato ,come tutto il resto che c’era di bello.
Vorrei poter avere di nuovo il piacere di gustare la granita alle mandorle più buona della Calabria ,nei vicoletti del centro storico, con brioche calde appena sfornate o sedermi ai tavolini del vecchio Bar Imperiale alias “Colacino”, a mirare il passeggio di chi ,come accadeva in passato, ancora aveva voglia di andare per negozi per rinnovare il guardaroba o semplicemente per acquistare un pacco di cioccolatini nella cioccolateria all’angolo di Piazza Grimaldi ,o alla vecchia Unica poi Talmone-
Infilarmi in una trattoria a gustare il morzello con gassosa, nella pitta calda.
Per non parlare del vecchio teatro Masciari, oggi emblema di decadenza sbandierato proprio di fronte al Palazzo Comunale ,a fare da monito ai governanti indifferenti di fronte la sua la sua vergognosa fatiscenza, con un albero cresciuto in mezzo alle scale di quell’ingresso artistico,oggi rifugio dei roditori.
Vorrei , in estate, stendermi sulla spiaggia più bella del mondo, quella di Copanello , con la rotonda che risuona di musica e schiamazzi di gente che si diverte semplicemente gustando una coca ghiacciata o giocando a flipper, o al bowling.
Per poi la sera aspettare i cantanti famosi esibirsi sotto la luna di Agosto, con il sottofondo del rumore del mare che si frange sugli scogli.
Vorrei di nuovo tuffarmi da quel trampolino altissimo, per poi andare a prendere il sole alle vasche, proprio lì di fronte al Bilbò-
E che dire del Duomo, la nostra Cattedrale transennata nel centro della città ,quasi a mettere in castigo anche la Madonnina che si erge dall’altro del campanile con le mani giunte a pregare per tutti noi, un monumento splendido dello scultore catanzarese Rito. Lo stesso che fece il Cavatore.
Vorrei che quest’incubo finisse e che nel frattempo tutti i nostri amministratori si dessero da fare per ripristinare questo scenario infranto dal tempo, dal pressappochismo, dalla voglia di far prevalere all’amore per la nostra terra ,gli interessi di pochi e forti .
Vorrei che questa lezione fosse stata così forte per tutti, da ricreare le basi di quello che nel tempo è andato distrutto, per restituirlo a sognatori come me, ai catanzaresi tutti che hanno amato la loro città ,hanno da sempre lavorato e pagato le tasse, pagato le multe, avuto fiducia in chi li ha così governati, e ridotti.
Nel tempo ,anche noi catanzaresi, cittadini di serie c per come siamo stati trattati, per non soffrire abbiamo preferito nel tempo a distaccarci da questa realtà, come se non ci appartenesse più , quasi a preferire l’eutanasia a una agonia lenta e silenziosa.
Ridateci le cose belle, la vita, le sensazioni pulite e fresche di una volta, come quella di assaporare un gelato in riva al mare o di fare una passeggiata sul lungomare ,nella certezza di poter andare a letto la sera ,per il gusto di risvegliarsi al mattino per rivivere ancora un altro sogno, ma vero!
Il nostro sogno di poterci riappropriare della nostra città spendente, sognante, pulita e fantasticamente meridionale.
*Avvocato
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736