di ANTONELLO TALERICO*
Ho letto con attenzione le dichiarazioni del Rettore dell’UMG, Giovambattista De Sarro e, condivido il fatto che le critiche e le rimostranze non siano da rivolgere all’Università.
Difatti, l’organizzazione della rete ospedaliera regionale e l’adozione del piano di emergenza epidemiologica non spetta di certo all’Università.
E’ ovvio, però, che il Rettore sa bene che più di qualcuno a Germaneto aveva storto il muso, all’idea che potesse sorgere un Centro Covid presso il Policlinico (i social sono strapieni di post di persone che lavorano o che hanno qualche proprio familiare medico/infermiere al Policlinico, con cui è stato manifestato disappunto nei confronti di chi si era permesso soltanto di ipotizzare la soluzione “Policlinico”).
Del resto, è anche vero che sin dal mese di febbraio u.s., le varie autorità amministrative-politiche e sanitarie della Regione hanno sbandierato sulla stampa il fatto che tutte le strutture sanitarie calabresi (tra cui il Policlinico) fossero già pronte, salvo poi scoprire (grazie al servizio andato in onda ieri su Rai Tre) che il Policlinico ha, allo stato (23 marzo 2020) una disponibilità di soli 6 posti letto in terapia intensiva.
E’ vero, però, che è stato detto che sarebbero stati individuati ulteriori posti letto, pur senza specificarne il numero o meglio dando numeri sempre diversi, tanto da risultare inverosimili. Ebbene, quando ciò avverrà ancora non si è capito.
Del resto, il Policlinico di Germaneto ha dovuto certamente rivedere l’organizzazione dei locali e la logistica, ma ricordiamoci che a Milano l’Ente Fiera, che non era una struttura sanitaria multidisciplinare, è stato trasformato in una mega terapia intensiva e subintensiva con 400 posti letto nel giro di due settimane.
Noi non siamo a Milano, vero, ma all’attualità ( 23 marzo), quando i malati covid sono già circa 300 in tutta la Regione, scoprire di avere solo 6 posti letto all’interno di una struttura sanitaria preesistente ci fa riflettere sul fatto che siano davvero pochi: non è polemica sterile, ma seria preoccupazione (atteso che quei posti letto di cui si è parlato ieri sera su RaiTre, sono gli stessi visti già in altri servizi televisivi giorni fa…).
Troppo poco per una prima linea, come titolano alcuni giornali.
Troppo poco per fronteggiare numeri di contagiati che crescono sempre più e, che oramai al Pugliese-Ciaccio, rischiano di fare esplodere una bomba.
Sono troppe le situazioni gravissime di promiscuità, che costituiscono rischio e pericolo per tutti: MEDICI, INFERMIERI E PAZIENTI (allo stato soprattutto quelli degli hub attivi).
Se i medici e gli infermieri dell’ospedale Pugliese-Ciaccio avessero dovuto attendere DPI, percorsi dedicati e/o esclusivi per pazienti covid e attrezzature, a quest’ora i morti da coronavirus sarebbero stati già tanti.
L’Ospedale Pugliese ha dovuto fronteggiare una situazione gravissima, senza avere armi, perchè il medico non è come un impiegato del catasto, in situazione di emergenza non è la prima linea, è l’unica linea possibile che abbiamo.
Ma vorrei ritornare al Policlinico.
Ritengo, invece, che deve essere sottolineata la denuncia fatta dal Rettore laddove ha affermato:
“Per ciò che attiene la mancata attivazione di ulteriori plessi a scopo assistenziale si sottolinea che la stessa non dipende dall’Ateneo … ma le competenti autorità sono rimaste e rimangono silenti”.
Ecco, su questo, l’Università deve essere sostenuta.
Sicuramente tra le Autorità competenti abbiamo la Regione Calabria (attraverso le proprie strutture).
Pertanto, desta perplessità il fatto che lo stesso Ente che adotta un piano di emergenza con cui individua un centro covid nella struttura di Germaneto, poi ometta i provvedimenti necessari per poterla far funzionare!
Ed allora, penso che non sia accettabile la mancata attivazione dei plessi ulteriori del Policlinico, come denuncia il Rettore.
Questo vuol dire non aver attuato lo stesso il Piano di emergenza.
Le obiezioni che qualcuno potrebbe fare in ordine al riduttivo uso del Policlinico potrebbero essere le seguenti:
Ma a parte questo, dobbiamo ricordarci che in Lombardia tutti i medici indipendentemente dal proprio titolo specialistico stanno combattendo per lo stesso fine: SALVARE PIU’ VITE UMANE POSSIBILI !
Deve far riflettere l’ulteriore dichiarazione del Rettore, nella parte in cui afferma che:
“Si è appreso inoltre da recenti articoli di alcune testate giornalistiche che sarebbe intendimento della Regione realizzare, con il coordinamento dell’Agenzia del Demanio, una struttura ad hoc, vicina al Policlinico, di circa 80 posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva. A tale proposito si informa che, laddove tale proposta dovesse essere formalizzata, l’Ateneo si renderebbe disponibile a questa diversa soluzione”.
Premesso che rispetto a questa alternativa (ospedali da campo e tendostrutture modulari) siamo e dobbiamo essere tutti d’accordo, poiché rappresenta un ulteriore strumento utile per l’emergenza sanitaria.
Ma anche questo evidenzia che le c.d. “autorità competenti” o improvvisano, oppure hanno un piano di emergenza poco chiaro.
Come si fa ad occupare spazi adiacenti all’Università, senza aver informato l’Università?
Come si fa ad allestire delle tendo-strutture senza una programmazione con i sanitari poi da utilizzare (e quali)?
Quali saranno i tempi se, a parte i soliti pubblici proclami privi di riscontro, ancora nulla di ufficiale è pervenuto all’Università, che dovrebbe lavorare in connessione con questi ospedali da campo ?
Quindi resta da pensare che fosse tutto già programmato…di non programmare.
Sembrerebbe che la individuazione degli 80 posti in queste tendo-strutture, dovrebbe escludere gli ulteriori posti all’interno del Policlinico, che, come detto - tramite il Rettore - non sarebbero “autorizzati” ad utilizzare altri plessi per la loro ulteriore attività assistenziale.
Ed allora non vorremmo che fosse l’ennesimo bluff a danno dei cittadini calabresi.
Qua si muore e non si può giocare con la vita degli altri!
*avvocato
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